Come Israele vuole diventare l’epicentro mondiale del business della cannabis
Quando pensiamo ai maggiori centri di ricerca sulla cannabis siamo soliti pensare all’Olanda e agli Stati Uniti, o in misura minore alla Spagna e al Canada. Pochi si aspetterebbero che la nazione dove la ricerca scientifica sulla cannabis sta invece muovendo i passi più veloci è Israele.
NIENTE FIERE PER FRICCHETTONI. Proprio a Tel Aviv, la scorsa settimana, si è tenuto il Cannatech, un evento molto distante dalle fiere della canapa come siamo solite intenderle, niente cilum e grinder, niente piccole aziende di canapa alimentare, al loro posto manager in giacca e cravatta, esperti di finanza e del settore farmaceutico. La stessa presentazione dell’evento ne certifica le intenzioni: «L’industria della canapa è l’economia in più rapida espansione al mondo. Ora è il momento per aziende, imprenditori, ricercatori e investitori di sviluppare soluzioni innovative per rispondere alle crescenti esigenze di questo nuovo mercato. CannaTech è il luogo dove si inizia a fare sul serio».
INVESTIMENTI ANCHE DALLA PHILIP MORRIS. E di aziende che stanno facendo “sul serio” in Israele se ne contano ormai parecchie. Dalla Syqe Medical, che ha sviluppato e brevettato un inalatore di cannabis high-tech attirando anche una sponsorizzazione di 20 milioni di dollari da parte della Philip Morris, alla Eybna che seleziona e sviluppa genetiche di cannabis su misura per disturbi specifici. Dalla Tikkun Olam, che si occupa di produrre varietà di cannabis senza Thc a scopo terapeutico, fino alla Kalytera, che sviluppa farmaci a base di cannabis per il trattamento dell’osteoporosi. Tutte aziende che si stanno ponendo come leader mondiali nei loro settori specifici.
IL VANTAGGIO DI ISRAELE SUI CONCORRENTI. Oltre alla storica vocazione dell’economia israeliana verso la ricerca, c’è un’altra ragione che sta garantendo alle società del paese un cospicuo vantaggio sui concorrenti del resto del mondo. La legge israeliana infatti garantisce la possibilità di portare avanti ricerche e studi clinici sulla cannabis senza particolari limitazioni, mentre negli Usa la legge federale (che ancora classifica la cannabis come droga illegale negandone gli utilizzi terapeutici) rende difficile e piena di ostacoli burocratici la ricerca anche per le aziende che hanno sede negli stati che l’hanno legalizzata.
L’EPICENTRO DI UN BUSINESS MONDIALE. Un vantaggio che imprenditori e ricercatori israeliani stanno mettendo a frutto per guadagnare un gap di know-how e tecnologia nei confronti dei concorrenti. E si tratta di un’operazione che a quanto pare sta riuscendo, visto che anche il Quartz, uno dei più influenti quotidiani online di economia e finanza, ha definito Israele come «l’epicentro del business della cannabis mondiale», raccontando come sempre più grandi investitori stiano dirigendo il proprio denaro nel paese ebraico per finanziare le ricerche sulla cannabis.