Coltivazione low cost
In questa breve guida ci cimenteremo nella nostra coltivazione outdoor di guerriglia urbana, utilizzando per lo più varietà autofiorenti, non dipendenti dal fotoperiodo, che in un balcone o in una terrazza soleggiata raggiungono la piena maturazione dopo 70/80 giorni dalla germinazione. Il periodo migliore è ovviamente quello estivo, da giugno fino a settembre.
IL CLIMA
Sfruttare a pieno il clima del nostro territorio, questa è la sfida che ci poniamo.
Essendo la nostra penisola soggetta a climi differenti a seconda della regione, vi consigliamo di scegliere varietà adatte alle vostre latitudini.
IL VASO DA SCEGLIERE
Per iniziare abbiamo bisogno innanzitutto di un buon vaso, che andremo a scegliere in base alle dimensioni che vogliamo far raggiungere alla nostra pianta, più è piccolo il vaso, più sarà discreta la nostra coltivazione. Utilizzare vasi di media dimensione è una buona scelta per ottimizzare la produzione e nascondersi da occhi indiscreti e quelli che vanno dai 5 ai 10 litri rappresentano un’ottima soluzione. Si consiglia vivamente di evitare travasi: queste varietà non dipendenti dal fotoperiodo hanno un ciclo di vita brevissimo e non recupererebbero in caso di stress da travaso.
IL SUBSTRATO
Passiamo al substrato: per una buona coltivazione è fondamentale scegliere un substrato adatto a delle autofiorenti, che, avendo un ciclo di vita molto breve, hanno bisogno di un’adeguata fertilizzazione, purché non sia eccessiva. Ecco perché il consiglio è quello di utilizzare dei terricci leggermente pre-fertilizzati, alleggeriti con fibra di cocco e dall’aggiunta di argilla espansa in biglie, al fine di favorire il drenaggio dell’acqua in eccesso. Ricordiamo che non bisogna mai lasciare la terra gravida di liquidi; un buon metodo per valutare l’eccessiva presenza d’acqua è alzare il vaso e notare la differenza di peso. Mentre per il drenaggio è bene alternare strati di argilla espansa alla terra fin dal fondo del vaso. (Esempio: Argilla-Terra-Argilla-Terra)
GLI STRAIN
Per l’acquisto del substrato e del vaso non andremo a spendere più di 10/15 euro, ma per la scelta dello strain da coltivare, la spesa aumenta notevolmente.
Il mercato delle seedbank è più florido che mai, anche se questa abbondanza di varietà e genetiche non sempre è un vantaggio; molto spesso i coltivatori inesperti si fanno intrappolare in una rete mediatica fatta di nomi e grandi marchi, eppure i semi di cannabis che andremo a vedere sono di una categoria ben specifica, chiamata AutoFem, ovvero Autofiorenti e Femminilizzati. Ricordate che per essere una pianta indipendente dal fotoperiodo, Indica o Sativa che sia, ha bisogno di essere incrociata con una Ruderalis, ed è su questo che verterà la nostra scelta. Spesso le migliori genetiche regolari vengono incrociate con Ruderalis di bassa qualità e questo comporta una linea di sementi poco stabili ed inclini a manifestare un genotipo troppo ruderalis; cresceranno piante piccole e basse che fioriranno talmente in fretta da regalarvi un misero raccolto non degno di questo nome.
Nessuno sarà in grado di fornirvi uno strain adatto a voi, siete voi a doverlo trovare in mezzo alla giungla di nomi e varietà. Ecco perché vi consigliamo di informarvi attraverso i forum dedicati come Enjoint, dove potrete trovare pareri ed esperienze di singoli grower come voi. Per gli strain più rinomati la spesa si aggira intorno agli 8/9 euro a seme, ma i prezzi sono assolutamente indicativi.
I FERTILIZZANTI
Vi mentirei se dicessi che i fertilizzanti non servono, soprattutto quando si parla di autofiorenti in outdoor. Un’esposizione diretta alla luce che in media non supera le 8/10 h non può certo reggere il confronto con i cicli indoor da 20h di luce e 4h di buio che sopportano queste varietà non dipendenti dal fotoperiodo. Ecco perché la scelta di una buona linea di fertilizzanti è fondamentale affinché possiate avere un raccolto soddisfacente. Bisogna innanzitutto sapere che esistono sono due diverse tipologie di concimi, organico e minerale. Le sostanze nutritive organiche possono offrire diversi vantaggi, rispetto ai fertilizzanti minerali, come il fatto che rilasciano i loro componenti più lentamente. Ciò significa che ci sono meno rischi di sovraconcimazione e di bruciature da eccessi di fertilizzante. Da questo punto di vista l’uso di fertilizzanti organici è più sicuro, soprattutto per cui ha meno esperienza in questo campo.
I fertilizzanti minerali invece contengono le sostanze necessarie alle piante per la loro corretta crescita, in una forma disponibile fin dal momento della somministrazione. I tre minerali essenziali per lo sviluppo delle piante sono l’azoto (N), il fosforo (P) e il potassio (K). I fertilizzanti sintetici venduti in commercio contengono normalmente specifiche quantità di questi tre principali minerali, le cui proporzioni vengono indicate dal rapporto N-P-K. Oltre agli specifici rapporti di azoto, fosforo e potassio, i fertilizzanti sintetici possono contenere anche altri minerali utili come calcio, magnesio, ferro, zinco ed altri microelementi.
Qualsiasi sia la vostra scelta, avrete bisogno di un prodotto per la fase vegetativa che contenga gli elementi necessari allo sviluppo della vostra pianta nelle prime 3/4 settimane; uno stimolatore di fioritura per quando inizierete a vedere i pre-fiori e che serve a stimolare la crescita delle cime; ed un “Finale”, in gergo chiamato boost per la resinazione e la conclusione del raccolto. I prezzi variano a seconda della tipologia e della marca dei fertilizzanti, di media, per una linea base di fertilizzanti si spendono intorno ai 25/30 euro.
Con una spesa media inferiore ai 100 euro, chiunque è in grado di cimentarsi nell’autoproduzione, basta soltanto molta pazienza ed un po’ di conoscenza a riguardo. Ovviamente servirebbe anche una legge nazionale che regolamenti tutto il procedimento, ma ahimè non esiste ancora una guida su come abbattere il proibizionismo; mentre aspettiamo, sapete già come ingannare il tempo.