Guida completa alla coltivazione della cannabis
Ti stai avvicinando alla coltivazione della cannabis e non sai da dove partire? Questa guida fa al caso tuo. Esaminiamo in maniera semplice, ma approfondita, tutto ciò da sapere per una coltivazione di successo
Tutti i consumatori, prima o poi, hanno pensato di autoprodurre la propria cannabis. Ma da dove partire? Che sia indoor o outdoor, con le lampade o alla luce del sole, la coltivazione si fonda sulle delle basi solide, da conoscere assolutamente se ci vogliamo cimentare in questa fantastica arte.
Dalla scelta dei semi e del substrato alla costruzione del nostro grow box, passando per le fasi di crescita a quali fertilizzanti preferire, al periodo migliore per coltivare cannabis (se lo facciamo all’aperto), fino al raccolto e alla conservazione, questa guida sulla coltivazione della cannabis contiene tutte le informazioni di cui hai sempre avuto bisogno. Partiamo.

SEMI DI CANNABIS: LE DIFFERENZE CHE NON SAPEVI (E CHE DEVI SAPERE)
Non tutti i semi di cannabis sono uguali, e ancora prima di poter parlare di coltivazione indoor o outdoor, è importante capirne le differenze. Anzitutto, si dividono in tre categorie principali: regolari, femminizzati e autofiorenti. Vediamole in ordine.
REGOLARI
Dai semi regolari, con una probabilità del 50 e 50, possono nascere sia piante maschio che femmina. Perché sì, per chi se lo stesse chiedendo, la cannabis è dioica: ossia ha due sessi, entrambi fondamentali per la riproduzione. Quando preferire questi semi?
Sicuramente se si è (o si vuole diventare) un breeder, il cui lavoro consiste nell’incrociare delle varietà di cannabis nel tentativo di crearne delle nuove più forti e potenti.
In secondo luogo, anche se è un’opinione molto dibattuta, molti coltivatori credono che le cime di piante femmine, nate da semi regolari, siano di qualità più alta rispetto a quelle di semi femminizzati.
FEMMINIZZATI
Contrariamente a quelli regolari, i semi di cannabis femminizzati danno piante di sesso femminile (al 99,9%). E sono perfetti per tutti coloro che hanno iniziato a coltivare solo per autoprodursi le proprie infiorescenze.
Infatti, a meno che non si voglia incrociare delle genetiche, avere delle piante maschio comporta solo rischi e ulteriore lavoro. Come dover controllare nel periodo di fioritura il sesso delle piantine, per non incorrere in un’impollinazione accidentale. Impollinazione che potrebbe rovinare la qualità del nostro raccolto.
AUTOFIORENTI
Le autofiorenti, come dice il nome stesso, non fanno affidamento al fotoperiodo per la fioritura, ma autofioriscono. Queste piante infatti sono pronte per essere raccolte in appena 10-12 settimane dalla germinazione.
Crescita rapida, dimensioni compatte (circa 100 cm) e cime di qualità. Caratteristiche che le rende particolarmente attraenti per chi è agli inizi, perché non bisogna regolare il ciclo di luce, o per coloro che non hanno abbastanza spazio. Magari per i cultivi più piccoli e furtivi, che non vogliono attirare occhi indesiderati.
SUBSTRATO: LA SCELTA CHE FA LA DIFFERENZA
Che sia indoor o outdoor, la scelta di un buon substrato per la coltivazione incide attivamente sulla qualità del nostro raccolto.
Ne esistono diversi e, chi ha esperienza lo può confermare, optare per un terriccio qualsiasi a buon mercato o per la terra che abbiamo in giardino non è affatto la scelta ideale. Elenchiamo di seguito i due più utilizzati con tutti i vantaggi che li contraddistinguono.
TERRICCIO
Non c’è cosa più naturale che far crescere una pianta direttamente nella terra. Però, è sempre meglio affidarsi a quella offerta dai growshop specializzati, perché indicata prettamente per la coltivazione della cannabis.
Questi terricci infatti, solitamente sono già pre-fertilizzati, mescolati con della perlite, ricchi di oligoelementi e con un rapporto di N-P-K (azoto-fosforo-potassio) adatto alle varie fasi della coltivazione.
FIBRA DI COCCO
La fibra di cocco è una fibra naturale estratta, come suggerisce il nome stesso, dai gusci di cocco. Con un ph di circa 6,5-7, viene utilizzata sia per l’indoor che l’outdoor e molti coltivatori, per migliorarne il drenaggio e l’aerazione, la mescolano con del terriccio pre-fertilizzato.
COLTIVAZIONE CANNABIS: LE FASI DI CRESCITA
Capito quale seme e terreno scegliere, prima di entrare nel vivo della coltivazione dobbiamo conoscere tutte le fasi di crescita della cannabis, che si dividono principalmente in:
- Germinazione: esistono diversi modi per far germinare un semino, dall’acqua ai tovaglioli inumiditi, dai jiffy a chi lo pianta direttamente nel terreno. Questa prima fase dura pochi giorni, dai 3 ai 5, ma non è da sottovalutare, perché è l’inizio di tutto
- Vegetativa: caratterizzata da almeno 18 ore di luce, in questa fase notiamo un aumento progressivo della struttura della pianta. Questo periodo dovrebbe durare circa dalle 4 alle 6 settimane, fino alla nascita dei pre-fiori, che riveleranno il sesso della piantina. Pianta che è pronta per entrare in fioritura.
- Fioritura: con 12 ore di luce e 12 ore di buio inizia ufficialmente la fase di fioritura, che si concluderà (almeno si spera) con un bottino ricco da raccogliere
INDOOR
Chiunque si avvicini per la prima volta alla coltivazione al chiuso, la prima domanda che (giustamente) si pone è: “Di quali materiali ho bisogno per costruire un grow box?”.
ARMADIO PER LA COLTIVAZIONE (GROW ROOM): TUTTO CIÒ DI CUI HAI BISOGNO
LAMPADA
Senza luce non c’è vita. E la scelta della lampada da coltivazione, fondamentale per una buona illuminazione, dipende da numerosi fattori, tra cui: budget, spazio ed esperienza. Vediamo le opzioni più gettonate:
- CFL (Lampade fluorescenti compatte): economico e a basso consumo energetico, un sistema fluorescente è la scelta più comune tra i principianti. Queste lampade però, producono poco calore e hanno una scarsa emissione di lumen, per cui si consiglia sempre di tenerle molto vicine alle punte delle piante. Infine, hanno una vita media di circa 10-15mila ore di utilizzo
- HID (scarica ad alta intensità): più costose delle prime, queste lampade garantiscono più calore e rese migliori. Ne esistono di diverse taglie, dalle piccole da 70w fino alle professionali da 600/1000w e differiscono per il tipo di spettro emesso. In particolare in:
- MH: una luce fredda adatta alla crescita vegetativa
- HPS: ha tonalità rossastre perfette per la fioritura
- AGRO: la scelta perfetta per chi vuole acquistare una sola lampada. Con un spettro di luce completo, con tonalità dal blu al rosso, va bene sia per la fase vegetativa che per la fioritura
- LED: lampade a luce fredda che, sebbene molto utilizzate, arrivano a prezzi davvero alti, se si punta ad un prodotto di qualità. Tuttavia, se abbiamo tanti soldi da spendere, risultano piuttosto efficienti
TRASPIRAZIONE DELL’ARIA
La traspirazione, onde evitare danni a volte irreperabaili, è fondamentale nella coltivazione indoor. E per conservare l’ambiente ideale ci serviremo di estrattori e ventilatori. Ma quali scegliere?
Per soddisfare i circa 70 ricambi d’aria ogni ora, possiamo scegliere tra tre tipi di estrattori: assiale, elicoidale e centrifugo, ognuno dei quali tratta l’aria in maniera differente.
- assiali: l’estrattore più economico, che va utilizzato senza l’aggiunta di un filtro ai carboni attivi, poiché la poca potenza abbinata al filtro creerebbe una sorta di tappo che potrebbe comprometterne le funzionalità
- elicoidale: se il filtro ai carboni attivi è indispensabile è meglio optare per questo secondo modello, che permetterà di gestire sia i parametri ambientali che gli odori della fioritura avanzata
- centrifugo: se il percorso per portare l’aria all’esterno della coltivazione supera i 5 metri è preferibile dirottare per un estrattore centrifugo, che, muovendo bassi volumi d’aria ad alta pressione, garantirà un ottimo ricircolo all’interno del cultivo
UMIDIFICATORE E DEUMIDIFICATORE
L’umidità all’interno del nostro grow box è un parametro a cui dare particolarmente attenzione. Infatti, durante la fase di crescita vegetativa questa dovrebbe rimanere stabile tra il 65 e il 75%, invece, in fioritura non deve superare il 50%.
Umidificatore e deumidificatore si riveleranno i nostri fidati alleati nella gestione di questo parametro. In particolare, il primo ripristina l’umidità nell’aria e il secondo la rimuove, abbassando nettamente il rischio di muffe.
PH: MISURATORI E VALORI IDEALI
Per le coltivazioni in terra, il valore del ph ideale è compreso tra 6.2 e 6.8, invece, per il cocco è compreso tra 5.8 e 6.2. E per misurare i livelli di ph della soluzione nutritiva abbiamo bisogno di appositi dispositivi, come ph-metri digitali o i kit a gocce. In più, per regolarlo necessitiamo di prodotti ph up e ph down, acquistabili facilmente nei grow shop.
PIANTE SANE E FORTI: TUTTI I NUTRIENTI NECESSARI
Eventuali carenze o sovrabbondanze di nutrienti possono influire negativamente sulla crescita e la resa finale della pianta. Devono essere tutti presenti per una corretta funzione metabolica. La maggior parte dei coltivatori utilizza sistemi di nutrienti pre-miscelati e, seguendo fedelmente i programmi di alimentazione del produttore, riescono a concludere con successo il ciclo di coltivazione.
Per approfondire in maniera dettagliata puoi leggere il nostro articolo dedicato: “Micro e macro elementi: i nutrienti necessari per una corretta crescita“.
OUTDOOR
Rispetto a quella indoor, nella coltivazione outdoor non abbiamo lo stesso tipo di controllo. Infatti, se all’interno possiamo decidere quando avviare il nostro cultivo, all’aperto dobbiamo rispettare i tempi della Natura.
COLTIVAZIONE ALL’APERTO: QUAL È IL PERIODO MIGLIORE PER SEMINARE?
Ogni stagione è caratterizzata da temperature e da ore di luce diverse: fattori fondamentali per il successo della coltivazione. Tolte le autofiorenti quindi, che come spiegato in precedenza non dipendono dal fotoperiodo, sapere quando piantare la cannabis all’aperto è di vitale importanza.
Siamo nel sud Europa, dove, grazie al clima mediterraneo, è possibile coltivare tutte le varietà di cannabis. Vediamo di seguito come muoverci in base al mese che corre:
- Gennaio: è ancora troppo presto, le ore di luce non sono sufficienti e le temperature ancora troppo basse
- Febbraio: sativa o indica che sia, possiamo comprare i nostri semini
- Marzo: la primavera inizia a farsi sentire, assicuriamoci di avere tutto il materiale necessario. Siamo quasi pronti per partire
- Aprile: le temperature si alzano e le giornate si allungano, i semi germogliano felici e iniziano a svilupparsi
- Maggio: il clima è ideale. Le piante all’aperto si godono il sole
- Giugno: l’estate è ufficialmente arrivata. In questo periodo le piante crescono notevolmente, sia in altezza che in numero di foglie, viste le alte temperature e la grande quantità di luce che ricevono
- Luglio: è il mese più caldo dell’anno e tra gli internodi potremmo scorgere i primi pre-fiori. I pistilli nelle femminizzate, per le regolari invece è il momento di scoprirne il sesso
- Agosto: le autofiorenti germinate a maggio sono pronte per essere raccolte. Per la maturazione completa delle altre varietà bisogna ancora attendere
- Settembre: i boccioli si ingrandiscono sempre di più e si ricoprono di tricomi. Per le femminizzate/regolari di fenotipo indica è forse giunto il momento di essere tagliate
- Ottobre: l’autunno è arrivato e la maggior parte delle piantine sono finalmente mature. Però stiamo attenti alle piogge, l’eccessiva umidità può causare la comparsa di funghi e muffe. Detto ciò, per metà/fine di questo mese anche la cannabis di fenotipo principalmente sativa sarà pronta per il raccolto
- Novembre: anche le ultime piante sono mature e le 14-16 lunghe settimane di crescita ne varranno sicuramente la pena.
- Dicembre: fa freddo, è tempo di godersi i frutti della stagione appena conclusasi
LA PREPARAZIONE DEL SUOLO
La cannabis cresce meglio in terreni sciolti e profondi, che hanno una buona percentuale di materia organica e un ph compreso tra 6,0 e 7,5. E la preparazione del suolo è simile ad altre colture, con variazioni a seconda che si tratti di canapa da fibra, da seme o per la produzione di infiorescenze per uso medico o ricreativo.
Infatti, nel caso della canapa destinata alla raccolta del seme e della fibra è preferibile un semenzaio solido con un buon contatto con il suolo. Mentre per fornire un letto di semina solido e privo di infestanti è consigliabile un’aratura autunnale profonda e una lavorazione secondaria più finita.
La situazione invece cambia per le varietà coltivate per le infiorescenze e per l’estrazione di oli essenziali. Come spiegato, infatti, la cannabis è dioica e i fiori di alta qualità nascono da piante femmina non impollinate. Per cui, l’utilizzo di semi regolari è altamente sconsigliato.
Perché il polline maschile può compiere anche diversi chilometri se trasportato dal vento e, per scongiurare questo problema, molti coltivatori proteggono le piante con delle reti antipolline. Oltre a preferire solo semi di cannabis femminilizzati, che di solito vengono prima fatti germinare indoor, per poi essere trasferiti in campo aperto da una a quattro settimane dopo la germinazione.
Infine, per migliorare il riscaldamento del suolo, massimizzare il controllo delle erbe infestanti e la ritenzione dell’umidità, il terreno viene spesso coltivato in fasce più o meno larghe e ricoperto da un film di polietilene. Che, a seconda dell’indirizzo eco-sostenibile del grower, possono essere costituiti da diversi materiali.
Fra le più diffuse ed eco-sostenibili ci sono le pacciamature compostabili realizzate in eco-plastiche. Un’altra particolarmente attenta all’ambiente è la “pacciamatura vivente”, che può essere ottenuta con coperture costituite da piante rade e fitte, dette anche azoto-fissatrici.
Queste piante, oltre ad aggiungere sostanze nutritive al terreno, ne migliorano la porosità, contrastano la crescita delle piante infestanti e prevengono l’erosione del suolo. Inoltre, possono garantire una maggiore fertilità del terreno per la semina della stagione successiva.
LE REGOLE DELLA COLTIVAZIONE OUTDOOR
Capito quale seme scegliere, in base agli obiettivi e alle esigenze, il suolo ideale e il periodo migliore per avviare la nostra coltivazione alla luce del sole, non ci resta che iniziare. Per farlo al meglio, vi lasciamo solo alcune delle regole d’oro per una coltivazione outdoor ottimale di Franco Casalone (da poi leggere tutte).
- Scegliete un microclima ideale o adoperatevi per crearlo. Gli elementi fondamentali sono: luce, calore, acqua, terreno, nutrimenti e tempo. Se uno di questi è insufficiente, limita la possibilità di usufruire pienamente anche di tutti gli altri
- Fate crescere le piantine in vasi singoli almeno per le prime tre settimane. Potrete trapiantarle quando avranno raggiunto il quarto-quinto internodo e il fusto avrà un diametro di almeno mezzo centimetro
- Più la buca (o il vaso) è grande, più la pianta può crescere. Regolatevi di conseguenza, ricordando che ogni singola pianta necessita di almeno 5 litri di terreno ben fertile al mese
- La crescita in dimensioni della pianta dipende anche dalla durata della fase di sviluppo vegetativo, che può andare da un minimo di uno a sei e più mesi
- L’esposizione delle piante (preferibilmente a sud) è di massima importanza per lo sfruttamento della luce. L’intensità di luce aumenta con l’altitudine, con un angolo di riflessione del terreno il più possibile perpendicolare rispetto ai raggi del sole
- Per motivi di sicurezza e per discrezione, è meglio che la coltivazione sia il più possibile difficile da raggiungere, il più difficile da notare anche da vicino, non si devono sentir rumori provenire dalle prossimità delle piante, e l’odore delle infiorescenze non deve arrivare ad essere un segnale di attività.
RACCOLTO
Il momento più atteso da ogni coltivatore: il raccolto. Qui il tempismo è tutto. Infatti, se raccogliamo troppo presto i fiori non avranno raggiunto la massima potenza, invece, se aspettiamo troppo il THC si starà degradando.
Il segreto è munirsi di lente d’ingrandimento e controllare la maturazione dei tricomi: piccole ghiandole a forma di fungo che tappezzano le cime, ricolme di terpeni e cannabinoidi.
All’avvicinarsi della raccolta, le teste dei tricomi passeranno dall’essere trasparenti ad opacizzarsi. Spingendosi fino ad un colore ambrato. Il momento in cui si decide di raccogliere però dipende molto dalle nostre preferenze.
Infatti, se procediamo quando la maggior parte delle ghiandole sono opache otteniamo un high più energetico. Il color ambrato invece è sintomo di un high più corporeo, letargico, che inchioda al divano. Per questo molti preferiscono raccogliere quando sono presenti tricomi misti, sia opachi che ambrati, così da avere effetti sia cerebrali che corporei.
TRIMMING: PERCHÉ “FARE LA MANICURE” ALLA CANNABIS È COSÌ IMPORTANTE
Pulire le cime di cannabis richiede abilità e pazienza, ma è anch’esso un passaggio fondamentale. Il motivo? Oltre a far apparire i fiori più belli e di qualità superiore, un trimming fatto bene permette di assaporarne il vero sapore.
Quindi armiamoci di forbici con una punta ben accentuata, di alcol per la pulizia delle lame appiccicose, di una buona illuminazione, di un tavolo pulito, di comodi posti a sedere e siamo pronti per rifinire le infiorescenze da tutte le foglioline in eccesso.
Ma prima decidiamo quando farlo, se appena raccolto o dopo l’essiccazione. Due metodi entrambi validi, ognuno con i suoi pro e contro, da scegliere in base alle proprie preferenze.
ESSICCAZIONE E CONCIA
Essiccazione e concia, gli ultimi due step della nostra coltivazione. Dopo i quali potremmo godere al meglio del nostro bottino.
ESSICCAZIONE
La cannabis appena raccolta è zeppa di umidità e l’essiccazione, che ne permette l’evaporazione, ne aumenta la qualità e la durata di conservazione. Inoltre, serve a convertire il THC dalla forma acida cruda (THCA), non psicoattiva, alla forma neutra e psicoattiva che tutti conosciamo e desideriamo.
Un’essiccazione lenta, dai 7 ai 14 giorni, ci regala cimette essiccate omogeneamente. Al contrario, quando si fanno essiccare le cime troppo velocemente, nei tessuti vegetali rimangono intrappolati amido, nitrati, clorofilla e altri pigmenti, che conferiscono alle infiorescenze un sapore sgradevole, oltre a farle bruciare male.
La temperatura ambiente ideale è compresa tra i 18 e i 24°C, con un’umidità tra il 45 e il 55%. Per i raccolti più piccoli possiamo anche optare per un semplice armadio o una scatola di cartone, anche lo stesso grow box se abbiamo preferito una coltivazione indoor, dove appendere le piante intere a testa in giù. E per velocizzare il processo possiamo rimuovere le foglie e i rami più grandi al momento del raccolto.
Per capire se l’essiccazione è giunta al termine pieghiamo i rametti. Se questi dovessero spezzarsi allora siamo pronti per passare alla concia, invece, se si flettono solamente dobbiamo ancora aspettare. Infine, le cime non dovranno essere umide al tatto.
CONCIA
La concia permette ai fiori di continuare a seccare lentamente, eliminando gli ultimi liquidi e scongiurando la crescita di possibile muffe, così da garantire una conservazione lunga e di qualità.
Per prima cosa chiudiamo le infiorescenze in un contenitore, meglio se di vetro, e riponiamolo in un luogo fresco, asciutto e buio. Per una o due volte al giorno, per 5-10 minuti, lasciamo aperto il tappo, così da far evacuare il vapore acqueo. Le cime dovrebbero essere completamente secche nel giro di massimo in due settimane.
COME CONSERVARE (CORRETTAMENTE) LA CANNABIS
Dopo che le infiorescenze sono state essiccate e conciate, i livelli di cannabinoidi solo al loro apice. Cannabinoidi che con il tempo iniziano naturalmente a degradarsi, perdendo di potenza. Una corretta conservazione è indispensabile per rallentare il più possibile questo processo.
Il materiale in cui è conservata la cannabis gioca un ruolo molto importante. Elenchiamo di seguito i più comuni, con tutti i pro e contro:
- Vetro: inerte, duro e non biodegradabile, i barattoli di vetro sono un’ottimo contenitore per le nostre gemme. Meglio se opachi, così da limitare i danni se esposti alla luce
- Acciaio inossidabile: queste vasche sono molto utilizzate (soprattutto per le grandi quantità), perché resistenti, impermeabili all’aria esterna e facili da impilare
- Plastica: economica ma per nulla efficiente. Può facilmente degradarsi e/o forarsi
Scelto il contenitore con chiusura ermetica più adatto alle nostre esigenze, ci sono alcuni fattori da controllare per una conservazione perfetta. In particolare:
- Temperatura: la stanza deve rimanere costantemente fresca, circa 21°C sarebbe ottimale. Invece, per una conservazione a lungo (lungo) termine possiamo optare per un congelatore. Tuttavia, qui le cime diventano particolarmente fragili. Per questo motivo dobbiamo maneggiare i contenitori con molta delicatezza, e, una volta rimossi, aspettare che i fiori si riscaldino a temperatura ambiente prima di toccarli e rischiare di romperli
- Umidità: l’ideale è mantenerla al 60-65%. Per farlo, viene di solito riposta nel contenitore una busta essiccante, che mantiene i giusti di livelli di umidità e protegge dalla formazione di eventuali muffe
- Luce: da evitare assolutamente. Il calore e la luce, soprattutto UV, degrada la qualità delle nostre infiorescenze. Se possiamo, conserviamo i contenitori al buio, altrimenti scegliamone di opachi.
INDUSTRIALE
Disciplinato dalla legge 2 dicembre 2016 n. 242., il settore della canapa industriale è uno dei più promettenti in Italia. Infatti, sebbene le numerose perquisizioni e i sequestri dettati dai pregiudizi, erano circa 12mila i nuovi posti di lavoro creati nel 2023.
Dalla cannabis light ai prodotti con CBD, dalla bioplastica ai carburanti green, passando per le fibre tessili, la carta e l’alimentazione, la coltivazione della canapa si è dimostrata una vera miniera di opportunità.
COLTIVAZIONE CANAPA INDUSTRIALE: LE POCHE COSE DA SAPERE
Avviare una coltivazione di canapa industriale certificata, con contenuto di THC che non superi lo 0,2%, in Italia è abbastanza semplice. Infatti, non è più necessaria alcuna autorizzazione da richiedere alle forze dell’ordine.
Gli unici obblighi del coltivatore sono quelli di conservare sia i cartellini delle semenze acquistate per un periodo non inferiore a dodici mesi sia le fatture di acquisto. E nel caso di controlli improvvisi?
Non c’è da preoccuparsi. La percentuale di THC delle piante analizzate potrà oscillare dallo 0,2% allo 0,6% senza comportare alcun problema per l’agricoltore.
Inoltre, gli eventuali controlli dovranno essere eseguiti in presenza del coltivatore, con l’obbligo degli addetti di rilasciare un campione prelevato per eventuali contro-verifiche.
Nel caso in cui la percentuale di THC dovesse superare la soglia dello 0,6%, l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione della coltivazione, ma anche in questo caso “è esclusa la responsabilità dell’agricoltore”.
CANAPA INDUSTRIALE: QUALI SEMI ACQUISTARE?
Con il boom della cannabis light, le seeds bank hanno immesso in commercio numerosissimi semi a basso contenuto di THC. Tuttavia, onde evitare qualsiasi problema, si consiglia di acquistare esclusivamente semi approvati dall’Unione Europea, da trovare in questo elenco completo.