Coltivava 32 piante di cannabis in giardino e 12 in casa: assolto perché il fatto non sussiste
Questa è la storia di un ragazzo che aveva scelto di autoprodurre la cannabis che aveva bisogno per il proprio consumo, senza voler aumentare il mercato nero e quindi le mafie; dopo esserestato arrestato, ha portato avanti le proprie ragioni nel processo in cui era difeso dall’avvocato Zaina ed è stato ritenuto innocente dalla giustizia italiana, perché il fatto non sussiste.
I fatti raccontano che nel 2019 un ragazzo è stato arrestato per spaccio. Nel suo giardino erano state rinvenute 32 piante di cannabis e altre 12 all’interno del suo appartamento, oltre a 147,8 grammi di cannabis già essiccata. Nelle motivazioni dell’assoluzione del tribunale di Grosseto si può leggere che: “In sostanza, la coltivazione ha natura rudimentale – pur essendo il numero di piante di per sé consistente, mentre la percentuale di THC è decisamente bassa”. E insiste sul fatto che gli strumenti utilizzati nella coltivazione siano assai rudimentali, facendo riferimento alla sentenza delle sezioni penali unite della Cassazione del 2019.
“Sono felice di questa importante assoluzione”; commenta l’avvocato Carlo Alberto Zaina, “che mi sembra sia stata motivata bene. Il problema resta il fatto che non tutti i tribunali hanno questa impostazione”. Il problema, secondo l’avvocato, è il concetto di rudimentalità, tanto fumoso, quanto importante. “E’ un concetto che abbiamo sempre portato avanti è già espresso anni fa dal dottor Salvini – magistrato – che aveva già sottolineato la differenza tra coltivazione domestica e coltivazione agraria che in un primo tempo, nel 2008, le sezioni unite avevano sconfessato, e poi invece hanno ripreso con la nota sentenza del 2019″. Secondo l’avvocato è un’ implicazione che poi, a cascata, comporta delle ulteriori conseguenze. “Se tu coltivi un po’ di piante nel cortile di casa, o sul terrazzo, è evidente che lo stai facendo in maniera domestica, ma questa distinzione, con la coltivazione agraria, è fondamentale, perché è una condizione completamente differente da un coltivatore illecito che magari ne coltiva 200 con tutta la strumentazione necessaria. La rudimentalità è data da un’organizzazione limitata. Ma in un altro processo mi sono trovato davanti un Gup che sostiene che la coltivazione sia allo stesso tempo rudimentale ma organizzata: siamo in un momento di confusione pazzesca”.
Un elemento fondamentale come la rudimentalità, secondo l’avvocato, “dovrebbe essere spiegato bene per evitare equivoci in futuro”.
Anche perché nel caso delle 12 piante in casa dell’imputato assolto, la coltivazione, anche se rudimentale, era all’interno di una grow box. “Io avevo esplicitato il fatto che non ci fosse chissà quale impianto, ma giusto delle luci artificiali e un ventilatore. Si tratta dunque di elementi rudimentali utilizzati per sostituire elementi naturali come il sole o l’aria”.
Quindi si tratta di un altro precedente importante di cui bisogna tenere conto, in attesa che la politica si assuma le proprie responsabilità, e normi un settore come l’autoproduzione di cannabis, e più in generale la legalizzazione, anche in ottica di lotta alla criminalità organizzata.