Coltivare energia
Ormai è chiaro per tutti quanto il riscaldamento globale della cosiddetta “era dell’anidride carbonica” sia diventato preoccupante: secondo l’economista americano Jeremy Rifkin “entro questo secolo ci sarà un cambiamento climatico importante con 3 gradi centigradi in più; ciò porterà la terra alla situazione di 3 milioni di anni fa, cioè all’era preglaciale”. La questione ancora più preoccupante è che siamo in netto ritardo rispetto al progredire dell’effetto serra e, forse, non riusciremo a fare un granché per garantire un futuro ai nostri figli. Allora mettiamocela tutta cercando di sviluppare la consapevolezza che il pianeta terra “è parte” dell’individuo e abbandonando l’idea che l’uomo “abita” il pianeta con un ruolo d’ospite passeggero.
Rifkin sottolinea che l’unica strada da percorrere è quella di attuare una Terza Rivoluzione Industriale, di cui l’Europa deve farsi carico, per diminuire drasticamente l’emissione di CO2 incentivando il più possibile l’utilizzo di energie rinnovabili, e prosegue esortando l’Italia a diventare leader all’interno dell’Unione europea in materia di fonti rinnovabili – “Se l’Arabia Saudita è il paese simbolo di ricchezza per il petrolio, l’Italia lo è per le fonti rinnovabili, disponendo di sole, vento, maree e biomasse in abbondanza”. Di tutte le fonti rinnovabili quella della nostra cara canapa sembra essere la maggior produttrice. La biomassa consiste in tutti quei materiali organici che possono essere utilizzati direttamente come combustibili o trasformati in altre sostanze di più facile utilizzo; principalmente vengono impiegati:
Legna: bruciata nelle caldaie sotto forma di cippato (legno sminuzzato in schegge con dimensioni variabili).
Pellet: (segatura e polvere di legno pressata), trasformato anche in biogas; oli vegetali (colza, girasole, soia).
Bioetanolo: sostituto del gasolio, tramite un processo di esterificazione, usabile nei motori diesel miscelato fino al 30%, o puro al 100%, tramite kit di modifica del motore. Quest’ultimo viene ricavato da piante con un elevato contenuto di acqua, amidi e sostanze zuccherine (mais, grano, barbabietola da zucchero).
Attraverso il processo di pirolisi la biomassa può essere trasformata in: carburanti, combustibili, elettricità ed energia termoelettrica per l’industria. Durante la fermentazione ad opera dei batteri, si sviluppa un biogas ad alto contenuto di metano. Sostituire l’impiego di combustibili fossili con quelli vegetali, oltre al basso impatto ambientale ed economico, porterebbe anche un netto miglioramento sulla salute umana, ponendo fine alle piogge acide e sulfuree – che danneggiano tutte le membrane cellulari con cui vengono a contatto – ed invertendo l’effetto serra.
Tutte le piante durante la loro crescita, grazie alla fotosintesi, liberano l’atmosfera dall’anidride carbonica; la stessa torna nell’aria quando la biomassa viene bruciata per la produzione di energia, ma metabolizzata dalla coltivazione successiva, creando così un perfetto equilibrio ecologico. Incredibilmente la canapa, considerando le condizioni del terreno e del clima a livello mondiale,
è dalle quattro alle cinquanta volte più ricca di biomassa/cellulosa rinnovabile, rispetto ai suoi più immediati concorrenti. Si possono produrre quasi 23 tonnellate di biomassa per ettaro in quattro mesi , e cosa da non sottovalutare, non esaurisce il terreno ma lo rinnova. E’ una pianta legnosa che contiene il 77% di cellulosa (il legno delle nostre povere foreste ne produce invece un 60%) e il seme contiene il 30% di volume di olio che può essere usato per produrre un gasolio di alta qualità.
Secondo la Fao, l’industria dei biocombustibili sfruttando piante destinate all’alimentazione per produrre energia, ne fa aumentare incredibilmente il prezzo e crea uno scompenso alimentare; ma la canapa, purtroppo, ancora non si coltiva per essere mangiata, e allora perché non coltivarla per produrre calore ed energia? Assodato che “i biocarburanti costituiscono l’unica via realisticamente praticabile, nel breve-medio termine, per ridurre la dipendenza del settore trasporti dai combustibili fossili” e considerando che l’Italia negli anni ‘30 era la seconda produttrice di canapa al mondo e la prima per la qualità, vi chiederete: come mai non siamo circondati da campi di canapa da biomassa? Pensate invece che già nel 2005 il nostro paese era in un colpevole ritardo rispetto all ́incremento, lo sviluppo e l ́utilizzo dei biocarburanti di origine agricola, tanto in ritardo da meritarsi una lettera di diffida firmata dalla Commissione Europea, che per ora non dovrebbe avere ripercussioni finanziarie; insomma dovremmo essere dei leader e invece tra non molto pagheremo multe e conseguenze.
E’ arrivato il momento di dare il nostro aiuto. A tal proposito, una splendida iniziativa “Adotta una pianta per salvare il pianeta”, viene condotta da Canapalive, associazione che si occupa della reintroduzione della canapa nella coltivazione italiana, con particolare interesse nel suo utilizzo come fonte di biomassa. Per adottare la vostra piantina di canapa certificata o ricevere informazioni sull’iniziativa e sui punti di raccolta potete scrivere a: [email protected] oppure a [email protected] .
Un abbraccio pieno di energia!
Susanna Agostinelli