Coltiva tre piantine di cannabis: l’accusa chiede una condanna a 8 anni di carcere
Una richiesta shock: otto anni di carcere per la coltivazione di tre piante di cannabis. È l’assurda pena proposta dal vice procuratore del tribunale di Avellino nei confronti di un giovane residente a Roccabascerana.
Una proposta di condanna che smentisce l’orientamento di molti magistrati italiani, propensi a infliggere pene minime o l’assoluzione, agli imputati finiti sotto processo per coltivazioni a evidente scopo di consumo personale, ma che dimostra una volta di più come l’atteggiamento dei magistrati sia assolutamente ondivago.
A salvare il ragazzo protagonista di questa vicenda il fatto che le sue tre piante di cannabis, una volta sottoposte alle analisi di rito, hanno rivelato una concentrazione molto bassa di THC, tanto da rendere quasi nulle sotto il profilo della capacità di generare effetti psicoattivi.
I difensori del ragazzo – gli avvocati Francesco Buonaiuto e Sonia Giusto – hanno puntato proprio su questo non secondario aspetto per dimostrare che “il fatto non sussiste”. Tesi accolta dal giudice monocratico che ha assolto l’imputato.
Rimane comunque agli atti l’assurdità della richiesta del vice procuratore, il quale ha chiesto il massimo della pena possibile nei confronti di un ragazzo che aveva coltivato solo tre piantine di canapa.