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Coltiva 5 piante di cannabis in casa: assolto perché malato di artrite

Un'immagine di Giancarlo Murranca
Un’immagine di Giancarlo Murranca
Un’importante sentenza assolutoria ha visto per protagonista Giancarlo Murranca, 54 anni, musicista di Sinnai (Cagliari). L’imputato era stato arrestato lo scorso 21 dicembre con l’accusa di coltivazione di sostanze stupefacenti per fini di spaccio dopo che nella sua abitazione i carabinieri avevano scoperto la presenza di 5 piante di cannabis. Ma il giudice monocratico di Cagliari Silvia Badas lo ha assolto dalle accuse.

LA SUA MALATTIA DECISIVA PER L’ASSOLUZIONE.
Murranca soffriva di artrite reumatoide, un problema fisico che interessa le articolazioni. Proprio su questa patologia il suo avvocato, Ottaviano Cui, ha formulato la strategia difensiva, fornendo al giudice la documentazione attestante il problema fisico del proprio assistito e dimostrando che egli utilizzava la cannabis proprio per curarsi dalla patologia, riscontrando miglioramenti nei dolori articolari. Una strategia difensiva efficace al punto di convincere la stessa accusa: il Pm Maria Virginia Boi ha infatti richiesto al giudice l’assoluzione dell’imputato. Un fatto non frequente.

PROSEGUE L’ALTALENA NEI GIUDIZI PER COLTIVAZIONE.
Si tratta dunque di una sentenza importante, che pare collegare direttamente l’esistenza di una patologia all’assoluzione. Una buona notizia per i malati, ma che tuttavia non promette un cambio univoco nell’atteggiamento dei giudici. Negli ultimi mesi dalla magistratura arrivano segnali contrastanti. Ad aprile scorso, infatti, un cittadino romano che coltivava cannabis per la madre gravemente malata era stato condannato a un anno di reclusione, mentre ad un uomo di Savona non era bastato l’essere malato di cancro in stato avanzato per evitare la condanna a sei mesi di reclusione per la coltivazione di una sola pianta di cannabis. Fino a quando la politica non interverrà sulla legislazione questa altalena interpretativa pare destinata a continuare, costringendo i malati a sperare nella sensibilità del giudice che si troveranno dinnanzi.



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