La Colombia vuole legalizzare la cocaina: “Fa male quanto il whisky”
Mentre l'Oms apre alla declassificazione delle foglie di coca, il presidente Petro rilancia la possibilità di legalizzare la cocaina
Il presidente della Colombia Gustavo Preto ha rilanciato l’idea di legalizzare produzione e commercio di cocaina.
«La cocaina è illegale perché è prodotta in America Latina, non perché sia peggio del whisky”, è infatti l’opinione di Pedro, secondo il qual sostanze come il fentayil, che hanno un impatto devastante in Paesi come gli Stati Uniti, «non sono soggette allo stesso livello di restrizioni».
Insomma, per il presidente colombiano «l’illegalità della cocaina è dovuta a fattori geopolitici e non necessariamente al suo livello di nocività rispetto ad altre sostanze legali». Da qui l’idea, lanciata già tempo fa, che «la legalizzazione della cocaina in tutto il mondo potrebbe rappresentare una soluzione efficace per smantellare il business illecito che sostiene le organizzazioni criminali».
L’idea del presidente, fin dal 2022, era quella di acquistare ettari di terreno da affidare ai contadini, puntare sui diversi usi della foglia e promuovere un’industria sostitutiva, così da allontanare i coltivatori da un ambiente che li criminalizza. Un atteggiamento che potrebbe a breve trovare una sponda nell’OMS, che ha aperto alla possibilità di riclassificare le foglie di coca.
Nel 1964, la Convenzione unica delle Nazioni Unite sugli stupefacenti ha imposto un divieto globale sulla sua masticazione, lasciando la coca sotto un regime di controllo della droga così restrittivo che ancora oggi i ricercatori trovano spesso impossibile reperire le foglie poco studiate.
Ma le comunità indigene le hanno masticate per 8mila anni e oggi gli attivisti chiedono un cambio di passo, che potrebbe arrivare a breve. 75 anni dopo i primi diktat delle Nazioni Unite sulla coca, l’OMS è infatti pronta a pubblicare la sua revisione sanitaria “critica” delle prove a sostegno dello status di Tabella I della pianta medicinale leggermente stimolante, ricca di calcio e ferro, dopo le richieste di Bolivia e Colombia di porre fine al suo divieto internazionale.
Come raccontato da Mattia Busby su Filter, il “colonialismo” nei confronti della pianta di coca potrebbe presto finire. «I sostenitori indigeni sono stati importanti nel creare slancio per quei paesi (la coca è già legale in Bolivia; in Colombia, il consumo è consentito solo all’interno delle comunità indigene) per fare quella richiesta. “Questa è una battaglia alla Davide e Golia contro il colonialismo”, ha detto David Curtidor, direttore della società di birra di coca di proprietà indigena Coca Nasa, al Times di Londra a settembre. “Stiamo dicendo che ne abbiamo abbastanza».