Colombia e Messico: dove i contadini rischiano di diventare le “vittime” della legalizzazione
La legalizzazione della cannabis marcia velocemente nelle Americhe. Otto stati Usa hanno già adottato la legalizzazione della cannabis, mentre ormai oltre la metà ne concede l’uso a fini medici. Il Canada legalizzerà entro l’anno su tutto il territorio dello stato, in Uruguay e Giamaica è già legale, mentre molti stati del centro e sud America hanno approvato la cannabis terapeutica o si apprestano a farlo.
IN TUTTE LE AMERICHE LA RIFORMA MARCIA VELOCE. Un quadro di riforma inaspettato fino a pochi anni fa, esaltante per i nuovi diritti che concede ai cittadini, il progresso della scienza medica e la diminuzione della repressione che, specie in quella parte di mondo, aveva provocato milioni di carcerazioni tra consumatori e piccoli spacciatori. Una vittoria che però rischia di lasciare sul campo anche delle vittime, che come sempre andranno contate tra le fasce marginali della popolazione. Stiamo parlando dei coltivatori di cannabis degli stati del centro e sud America. Migliaia di campesinos che per decenni hanno trovato nella coltivazione della canapa per conto dei signori della malavita l’unica possibile fonte di reddito per la propria famiglia.
I CAMPESINOS RISCHIANO DI DIVENTARE ANCOR PIÙ POVERI. La progressiva legalizzazione sta infatti rendendo via via superflua la coltivazione illegale nel sud continente (tema che avevamo già approfondito in questo articolo). Una situazione che se è vero che preoccupa coloro che muovevano i fili del narcotraffico – ai quali rimangono pur sempre enormi quantità di denaro e molte altre droghe illegali da commerciare – sta trasformandosi in un vero allarme sociale per coloro che erano la base del commercio illegale, appunto i coltivatori.
IL CANNABUSINESS NORDAMERICANO PUNTA A DELOCALIZZARE. La Colombia ha già approvato la legalizzazione della cannabis per usi terapeutici e si appresta a vararne la coltivazione. Non solo per il mercato interno ma anche per l’esportazione. A questo infatti spingono le aziende canadesi e americane, desiderose di poter delocalizzare al vicino del sud la produzione della canapa, abbattendone i costi, lasciando nei propri stati la sola trasformazione del prodotto. In questo senso va registrata l’azione della società americana Medical Marijuana Inc. che ha già annunciato l’intenzione di avviare in Messico la produzione di una varietà di cannabis ad alto contenuto di CBD, mentre secondo quanto dichiarato dal sindaco della città colombiana di Corinto anche alcune aziende canadesi avrebbero avviato l’iter autorizzativo per aprire nella città un centro di produzione di cannabis.
“SAPPIAMO COLTIVARLA, LASCIATECELO FARE”. Proprio a Corinto la notizia non è piaciuta affatto ai contadini. La città rappresenta da sempre uno dei maggiori centri di produzione di marijuana illegale, grazie al quale trovano (o meglio trovavano) sostentamento buona parte degli abitanti. Quello che chiedono è che il nuovo regime di produzione legale della cannabis non li dimentichi e non diventi un business solo per lo stato o per ricchi industriali stranieri. Per questo oltre a protestare si stanno anche riunendo in cooperative, con le quali sperano di poter ottenere dal governo la licenza per continuare a coltivare cannabis in modo legale. Con l’appoggio del sindaco Edward Garcia che ha dichiarato che «i campesinos devono essere coinvolti, anche perché sono quelli che meglio di tutti sanno come si coltiva la canapa».
LA FINE DELLA WAR ON DRUGS NON DEVE FARE NUOVE VITTIME. La posta in gioco è alta. La Colombia sta attuando una rapidissima svolta dopo decenni di war on drugs. Lo stesso ministero della Salute della Colombia, Alejandro Gaviria, ha affermato che il paese «ambisce a diventare un protagonista economico importante nella produzione di cannabis terapeutica». Il governo ha già concesso tre licenze ad aziende locali per la produzione di cannabis, ma la legge impone che i soggetti che richiedono le licenze non devono aver nessun precedente penale nel traffico di droga. Una norma che ha senso per evitare che i grandi narcotrafficanti riescano a riciclarsi nel nuovo mercato legale, ma che rappresenta una beffa per migliaia di contadini poveri, che nella coltivazione della canapa trovavano il modo per dare da mangiare alle proprie famiglie. Uno degli obiettivi della legalizzazione dovrà essere anche quello di non lasciarli indietro.