Col limonene una bioplastica per eliminare il BPA
Scoperta negli anni 2000 la bioplastica generata dalla reazione tra l’ossido di limonene (l’idrocarburo aromatico responsabile dell’odore degli agrumi e che tra l’altro troviamo anche nella cannabis) e l’anidride carbonica rivive oggi un’importante evoluzione grazie ai ricercatori catalani del Institut Català d’Investigació Química (ICIQ).
Le nuove prove in laboratorio hanno sviluppato il più alto grado di temperatura di transizione vetrosa, ovvero la temperatura sotto la quale un materiale diventa rigido e fragile mentre al di sopra garantiscono elasticità e possibilità di deformazioni controllate. Il risultato rende più sicuro il materiale per la realizzazione di strumenti di uso quotidiano.
L’obiettivo è quello di sostituire il bisfenolo A (BPA) un composto organico fondamentale nella sintesi di diversi polimeri e sottoprodotti la cui tossicità anche se conosciuta già dagli anni trenta ha portato alla solo eliminazione parziale (a discrezione delle aziende) del BPA nei prodotti per bambini e dal 2014 l’FDA ne ha vietato il contatto con generi alimentari (si parla di alterazione dell’apparato endocrino che regola i ricettori ormonali, malattie legate allo sviluppo sessuale del feto e ad un calo di fertilità nell’uomo adulto, si registrano inoltre effetti cancerogeni e neurotossici).
L’implementazione del PLDC ossia carbonato di polilimonene dovrebbe essere graduale e garantire la completa sostituzione del bisfenolo A che ad oggi è il monomero più prodotto al mondo per la sintesi di polimeri, si calcola dalle 2 alle 3 milioni di tonnellate annue. L’impiego delle bioplastiche potrebbe portare all’invenzione di nuovi materiali con caratteristiche e proprietà pari e potenzialmente migliori di quelle che l’industria utilizza.