Codice della strada: i pazienti scrivono a Salvini, che si disinteressa della questione
La lettera aperta scritta dall'associaizone Tutela Pazienti Cannabis Medica, un grido d'aiuto inascoltato dalle istituzioni
Il nuovo codice della strada discrimina in modo evidente i pazienti che utilizzano la cannabis per trattare le proprie patologie. Quando la riforma entrerà in vigore, infatti, chi ha un piano terapeutico che prevede l’assunzione di cannabis con THC, non potrà più mettersi al volante a meno di rischiare un processo penale, la revoca della patente e la sospensione per 3 anni.
ALTERAZIONE PSICOFISICA E THC
Nonostante gli studi scientifici dicono che l’assunzione di cannabis medica non altera le capacità di guida, la scelta del governo è chiara: anche tracce del cannabinoide porteranno alle sanzioni sopra elencate. Il problema, come sottolineiamo da mesi, è che l’effetto del cannabinoide dura poche ore, ma la molecola rimane nel corpo umano anche per giorni. E quindi toglieremo patenti a persone malate, perfettamente in grado di intendere e volere mentre sono al volante, che hanno l’unica colpa di seguire il piano terapeutico redatto da un medico. Tanto che, anche una sentenza della Cassazione del 2019, mette nero su bianco che è necessario provare l’alterazione psicofisica alla guida.
QUANDO LO STATO SI DIMENTICA DEI PAZIENTI
«Non è stato preso in considerazione chi, a causa delle condizioni di salute (il più delle volte per patologie o comorbilità gravi o molto gravi) assume cannabis ma non per sentirsi “alterato” ma per una prescrizione medica», scrivono nella lettera dall’associazione Tutela Pazienti Cannabis Medica, fondata da Isabella Palazzo, specificando che: «L’assunzione di cannabis consente a queste persone malate di avvicinarsi ad una esistenza lontana dal dolore o dal tremore e, comunque, di avere un grado di autonomia che le pone in condizione di non dipendere grandemente dalla assistenza privata ma soprattutto pubblica con ingente risparmio di risorse di tutti».
«La condizione delle persone malate», prosegue la lettera aperta inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al ministro dei Trasporti Salvini, a quello della Salute Schillaci, al presidente della Camera Fontana e agli altri parlamentari, «è messa gravemente in pericolo dalla lettera del nuovo codice della strada nella misura in cui gli agenti accertatori (senza alcuna altra cautela) possono prendere un “quisque de populo ad pescandum” ed effettuare un test sanitario senza le cautele ospedaliere».
«Sul punto», continua la lettera, «occorre approfondire: la disparità di trattamento non è soltanto tra persone sane e persone che per le loro affezioni hanno bisogno di assumere la cannabis, ma ictu oculi, tra le stesse persone malate: se si vive in grossi centri non si ha la necessità di guidare perché ci sono i mezzi pubblici mentre se si vive lontano da centri di tal fatta si ha bisogno di guidare per poter attendere a tutte le proprie necessità».
IL DIRITTO ALLA SALUTE
E quindi l’associazione «chiede che il Presidente della Repubblica On. Le Mattarella, il Parlamento, Governo e ogni singolo Parlamentare vogliano con urgenza provvedere a integrare la disciplina della guida di veicoli esentando coloro che fanno uso di cannabis per uso medico da ogni sanzione nel rispetto degli artt.li 2, 3 e 32 della Costituzione».
Oltre alla lettera, è stata inviata anche una richiesta di linee guida per i pazienti cannabis, per fare finalmente chiarezza su un tema che in Paese normale dovrebbe essere una priorità per tutti, perché stiamo parlando innanzitutto di persone, e in questo casi di malati, che nella vita quotidiana affrontano già abbastanza problemi.
A stretto giro di posta all’associazione è arrivata la risposta dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini: due righe anonime in cui viene consigliato di far riferimento al ministero della Salute. Lasciando stare il fatto che il ministro della Salute ha già ricevuto la lettera e la documentazione, e non ha proferito parola in merito, questo è il rispetto di un ministro della Repubblica davanti alla richiesta di aiuto di decine di migliaia di persone in panico perché dovranno decidere se continuare a guidare o continuare a curarsi.