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Coccolati dalle bugie: così maltempo e gossip oscurano mafia e corruzione

Coccolati dalle bugie: così maltempo e gossip oscurano mafia e corruzione

Sapere quante bugie ci dicono è fin troppo facile e qualunque persona che, nel 2009, ha la fortuna di avere a disposizione “anche” internet, oltre la televisione, è in grado di dirlo: tante. E quando le bugie sono tante e ripetute a ritmo lento, ma incessante, finiscono facile conclusione, per tramutarsi in verità riconosciuta e accettata. A volte comoda e rassicurante. Un esempio? Tangentopoli.

A sapere che un intera generazione politica si reggeva, economicamente, sulle mazzette e moralmente sul compromesso continuo sconcertava tutti. E l’indignazione provocò striscioni da stadio a favore dei Pm milanesi e lanci di monetine al “leader” politico socialista Bettino Craxi. Per alleviare le sofferenze dello sconcerto l’opinione pubblica è stata sedata attraverso una formuletta che molti continuano a ripetere: “Quei magistrati hanno azzerato una classe politica per scopi politici, con scarsi risultati”. Questo sì che conforta.

Com’era possibile che fosse tutto marcio, fino al midollo? Colpa delle toghe! E invece la verità, più tragica, è che la ritrovata fiducia degli italiani per la democrazia dell’equilibrio tra i poteri, quella dello Stato di Diritto e dei cittadini tutti uguali davanti alla legge, un pezzo alla volta è stata sbriciolata.

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Molto più stimolante, quindi, capire come e perché così tante verità vengono tenute in frigo. Perché se c’è un vaso di pandora, va certamente scoperchiato quali che siano le conseguenze.

Dopotutto 7 canali televisivi, gli unici a diffusione nazionale, formano la sensibilità dell’opinione pubblica regolando la soglia di indignazione e quella di indifferenza. Come se fossero rubinetti dell’acqua calda o fredda, chi controlla i media televisivi regola queste pulsioni. Che piaccia o no. E non si tratta di ripetere (fa, comunque, sempre bene!) la storia del “conflitto di interessi” quando ricordo, prima di tutto a me stesso, che tre canali privati, appartengono direttamente ad un soggetto che avvalendosi di questo potere è riuscito a ricoprire un incarico di governo, nonostante l’ineleggibilità, che gli consente di controllare gli altri tre canali, pubblici.

E la settima rete? La settima rete deve pur dare da lavorare ai suoi dipendenti e si da il caso che gli introiti pubblicitari siano tutto. Ebbene il più grande gruppo tv controlla, di fatto, anche il mercato pubblicitario. Quindi tutti buoni buoni sennò sono ca… ehm… cavoli per tutti!

Gli italiani che leggono un quotidiano di informazione sfidano, in un testa a testa, i lettori della Gazzetta dello Sport. Ma la circostanza peggiore riguarda un altro aspetto. Se i soldi che lo Stato butta via per contrastare le droghe, mettendole tutte sullo stesso piano, fossero investiti in cultura avremmo molti meno smemorati ed una soglia dell’indifferenza molto più bassa. Mettiamo da parte la lunga premessa e veniamo ai fatti più sconvolgenti, è il caso di dirlo, degli “ultimi 150 anni” che riguardano i processi di Palermo e le inchieste di Firenze, Milano e Caltanissetta sui mandanti occulti delle stragi del ’92-’93.

Ci sarebbero le prove di questa “trattativa” tra Cosa Nostra e pezzi dello Stato. Un patto infame siglato mentre ai funerali gli stessi uomini di Stato promettevano guerra senza quartiere alla mafia. Poi si catturava un boss come Totò Riina, ma ci si dimenticava di perquisirne il covo.

Nonostante l’assoluzione di Sergio De Caprio, il famoso capitano “Ultimo” dall’accusa di favoreggiamento rimane il fatto storico. E qualche anno dopo, mentre i Carabinieri erano ad un passo dalla cattura di “Binnu” Provenzano qualcuno diede l’ordine di non intervenire.

Coccolati dalle bugie: così maltempo e gossip oscurano mafia e corruzioneDei contatti tra Cosa Nostra e Silvio Berlusconi sono piene le pagine del processo contro Marcello Dell’Utri che in primo grado è stato condannato a nove anni e sei mesi di reclusione. Alle battute finali del processo d’appello che si svolge a Palermo l’accusa ha motivato nuovamente la presenza del mafioso Vittorio Mangano a casa Berlusconi come il “simbolo della protezione accordata da Cosa Nostra a Berlusconi” quando era un imprenditore rampante e promettente. E dal processo contro l’ex direttore del SISDE e del ROS dei Carabinieri, Mario Mori, sono giunte le informazioni sugli sforzi diplomatici di mafia e stato per “smussare” gli angoli di un contrasto che faceva troppi morti e riduceva i guadagni. Mori si difende dall’accusa di favoreggiamento aggravato per la mancata cattura di Provenzano e respinge l’ipotesi di essere stato lui uno degli “uomini di Stato” incaricati di intavolare l’immondo, e presunto, concordato. Ma c’è il figlio dell’ex sindaco di Palermo, Massimo Ciancimino, che ormai da tempo sta vuotando il sacco su tutto ciò che ha visto da ragazzo. Mafiosi e politici che prendevano consiglio da “Don Vito”. Han perso tutti la memoria. Anzi se la ritrovano ad intermittenza. Nicola Mancino prima nega, poi ricorda, poi nega ancora di avere incontrato Paolo Borsellino negli stessi giorni in cui raccoglieva le dichiarazioni del pentito Gaspare Mutolo. Rivelazioni pesantissime sui rapporti tra politica e cosa nostra. Dopo avere incontrato il responsabile del Viminale, Borsellino era diventato molto nervoso. Aveva capito che il suo lavoro lo avrebbe condotto alla morte due mesi dopo l’amico Giovanni Falcone. Specialmente la sua intuizione. Il “compromesso” tra i colletti bianchi della Capitale e le mani sporche di sangue di Corleone.

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Fu ucciso, Paolo Borsellino. E per anni ci hanno fatto credere che quello che diceva Vincenzo Scarantino, a proposito della genesi di quel delitto, fosse la verità. Un processo passato in giudicato la cui verità viene poi travolta da un altro pentito, Gaspare Spatuzza, molto più credibile.

E mentre si rincorrono le voci ed i sospetti cala il gelo con le parole di Piero Grasso, Procuratore Nazionale Antimafia: “La trattativa ci fu. Eravamo sotto schiaffo e salvammo la vita di ministri e uomini politici”. Ecco perché in questi anni nessuno ha seguito quei processi e nessuno si è preso la briga di approfondirlo in una prima serata TV. A parte Michele Santoro che alzando il volume di un brusio lungo 15 anni ha squarciato un velo. Di ipocrisie e verità surgelate.

La sensazione prevalente è la nausea. Non può essere vero. Apri la tv. Comincia il TG: “Maltempo da paura… crolli e allagamenti in Liguria…”. E puoi dormire più tranquillo. Avvolto nella bugia soffice soffice.

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