Classified – Classified (Recensione)
Nel panorama Hip Hop internazionale regnano ancora alcune convinzioni restrittive come: il rap è americano per definizione, o ancora: se non sei nero lo fai male, non ce l’hai nel sangue. Senza dover richiamare precedenti e storie che tutti conoscono, la seconda mediocre affermazione è stata disintegrata in qualche anno e poche mosse da Eminem, rappresentante bianco per eccellenza dell’Hip Hop. Ma cosa si può fare per smontare la prima asserzione? Il buon Hip Hop è davvero legato alla posizione geografica? Ovviamente no, sono tutti discorsi frivoli e senza base, non scherziamoci nemmeno. Sono sempre stato un fan della musica senza troppe preoccupazioni, quella dell’artista che anche senza fare i milioni e girare in Rolls Royce crea pezzi da applausi in piedi proprio perché riesce a trasmettere storia, passione e forza di una cultura. Dopo il fenomenale album di Kendrick Lamar, che ha senza dubbio spostato molti equilibri, nel periodo di magra delle pubblicazioni ufficiali mi hanno detto: fatti un salto in Canada. Ed è qui che il nostro ragionamento per assurdo iniziale trova il personaggio che dimostra il contrario della seconda ipotesi. Mi son chiesto: scusa, cos’ha di Hip Hop il Canada? In questo stato enorme, freddo ed educato, invece, l’hip hop ha un nome: Classified. Questo artista di Enfield (Nova Scotia) per me è stato una scoperta sensazionale. Il problema è che non è l’ultimo arrivato, anzi. Informatomi sul suo conto scopro che il rapper e producer canadese è attivo dal 1995 e vanta sul suo curriculum un numero di studio album che va ben oltre la decina. Può tranquillamente essere definito come l’istituzione vivente del rap canadese. Ciliegina sulla torta, dal 22 gennaio è disponibile il suo ultimo album intitolato proprio “Classified” – disco che merita. Tanto.
Non ascoltavo (e devo dire che mi mancavano) pezzi con strumentali alla Fort Minor di Mike Shinoda, quelle che ti spruzzano la carica nelle vene. Parte “3 Foot Tall” e se hai un cappuccio te lo butti in testa senza nemmeno pensarci troppo: potenza e flow costruito e curato, ma allo stesso tempo chiaro per tutti (anche se non masticate l’inglese, nonostante l’accento canadese, vi accorgerete senza problemi delle costruzioni metriche di Classified). Prosegui con “Inner Ninja”: positività a 360 gradi in cui la strumentale e il ritornello creano un mix orientale davvero notevole. Dopo questi primi pezzi mi sono detto: fino a qui tutto bene, ma c’è una leggera impronta commerciale. Classified me lo sarei aspettato più underground. Tempo zero e parte “Anything Goes” e ottengo le risposte che cercavo. Risposte confermate dal pezzo “Familiar assieme a Mike Boyd e ancora meglio scratchato da Dj Iv – se poi in “I only say it cause it’s true” a Classified si aggiunge Raekwon – immaginate voi.
Preferisco fermarmi qui e non rovinarvi la scoperta di un signor disco descrivendovi tutte le tracce. Un disco che ha strumentali azzeccatissime e pulite, batterie moderne che si alternano tra classici clap old -school e più moderni riff di chitarra nei pezzi adattati. Classified ha una potenza espressiva da fenomeno, sempre sicuro sulla traccia: una sicurezza sciolta, quella di chi sa di fare la musica come deve essere fatta. Nonostante una leggera impronta commerciale si faccia sentire in qualche minuto del disco, questo è un album che fonde tra loro sonorità East Coast più tipiche di un contesto underground, ma anche altre inedite create dall’originalità dell’Mc e producer canadese. Se non lo conoscete, sarebbe ora di farlo perché le tracce da replay sono molte, la qualità è fuori discussione e il sound si troverebbe a suo agio anche tra i gusti dei più esigenti. Si, avete capito, il disco mi ha piacevolmente sorpreso e per conto mio, mi chiedo come cazzo ho fatto finora senza avere Classified nel lettore.
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Mattia Polimeni