Electro zone

I cinque album che hanno fatto la storia della drum’n’bass

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Immaginate di salire nella vostra soffitta e di togliere due dita di polvere dai solchi dei vinili che hanno segnato in modo indelebile, il movimento, la cultura e la storia della drum’n’bass. 
Nonostante oggi, grazie ai moderni mezzi di comunicazione e di produzione, assistiamo e seguiamo al meglio le uscite digitali del mercato di musica elettronica, alcune rimangono sempre ferme al loro posto, come delle pietre monumentali. Produzioni che hanno influenzato e che, in certi casi, hanno virato verso altre tendenze il suono della drum’n’bass, degne di essere ricordate per andare avanti nel migliore dei modi.

GOLDIE – TIMELESS (1995)

Era il 1995 quando il dorato Goldie, produsse per la FRRR Records, il suo debutto sulla lunga distanza, Timeless, considerato ancora oggi non solo un capolavoro ma, come un vero e proprio spartiacque nella storia della musica elettronica. Quello che però convinse i piani alti dell’etichetta a licenziare un disco come Timeless, fu la capacità di tenerli incollati per ventidue minuti esatti, ovvero il tempo della splendida e deliziosa title-track, una vera e propria suite in tre movimenti. 
Quando il corpo e la mente si nutrono dello stesso cibo.

ADAM F – COLOURS (1997)

Adam F, come Roni Size, è uno di quei junglist per eccellenza: Colours, prodotto nel 1997, mette in campo la furia dei beat, i bassi reggae, il ritmo maniacale ereditato dalla techno, con quel tocco jazz che aleggia in tutte le composizioni. Dietro le tastiere sembra esserci Herbie Hancock, con quella ricerca in equilibrio tra il suono live e digitale, puramente frenetico. 
Metropolis, è la traccia del disco che riassume al meglio l’andamento e le sonorità dell’intero lavoro.

RONI SIZE – NEW FORMS (1997)

Amato o odiato, Roni Size, assieme a 4Hero, Goldie, Andy C ed una manciata di altri dj e producer, è uno di quegli artisti che ha contribuito alla definizione della drum’n’bass. New Forms, è un disco perfetto: si respira la jungle, il funk ed il jazz, variando a seconda delle sensazioni il sound del super dj marchiato Bristol. 
New Forms si fa apprezzare a tutto volume ed in spazi con un certo ricambio d’aria.

ED RUSH & OPTICAL – WORMHOLE (1998)

Ed Rush è uno di quei produttori attivi fin dalla prima metà degli anni ’90, che trova la sua forma d’ispirazione più grande sfidando l’ingegneria del suono e la perfezione fisica quando decise di avvicinare gli Optical, diventando così una famiglia. 
Il lavoro detta i ritmi da subito, sin da quell’incalzante inizio e da quei bassi che riflettono nei meandri di una jungle spogliata da tutto il resto. Le atmosfere cupe e rarefatte dei synth e delle campionature aggiunsero qualcosa di nuovo alla scena, qualcosa di assolutamente straordinario e mai sentito prima. 
Benvenuti nella techstep.

DILLINJA – CYBOTRON (2001)

Cybotron, primo lavoro sulla lunga distanza di Dillinja, esce a luglio 2001 fuori ogni tempo massimo sempre per la Valve Recordings; fare jungle oggi (ma già all’epoca dell’uscita), è qualcosa a metà fra l’anacronismo storico l’intestardirsi su qualcosa di estinto. Il disco è da considerarsi comunque una pietra miliare del genere, sia per l’importanza del lavoro che come testimonianza di tutti i fasti del genere e del producer.

Francesco Cristiano
www.ciroma.org



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