Ciao Franco! Bom Bolenath e che la terra ti sia lieve
Sabato sera è scomparso prematuramente Franco Casalone, che ha passato buona parte della sua vita a lottare per liberare la pianta di canapa dai pregiudizi
Ha passato quasi 50 anni della sua troppo breve vita lottando per liberare la pianta delle meraviglie da soprusi, pregiudizi e dal giogo in cui la politica ha deciso di relegarla, eppure, nonostante tutti gli sforzi profusi, non è riuscito a vederla davvero libera come avrebbe voluto.
Franco Casalone, il guru italiano della cannabis, è scomparso all’età di 64 anni sabato scorso, nel momento in cui l’Italia si appresta a diventare l’unico Paese al mondo a considerare il CBD come uno stupefacente, pur se solo nella forma delle preparazioni orali.
Quando, più di 7 anni fa, avevamo realizzato una videointervista che spazia dalla cannabis alle curiosità personali, la cosa che ci aveva più sorpreso nelle quasi due ore di chiacchierata disponibile online, era stata la sua commozione quando gli avevamo chiesto se ci fosse qualcosa che non aveva fatto e che rimpiangeva.
Per un istante la sua voce si è riempita di emozione e ci siamo resi conto di aver toccato un punto delicato della sua vita. Lui che ha scritto i primi libri moderni in italiano per diffondere le virtù della canapa che ha collaborato con Assocanapa negli anni ‘90 nel momento della rinascita della canapa industriale, che è stato collaboratore di seedbank e aziende internazionali come Greenhouse, oltre che un instancabile divulgatore delle doti della pianta a conferenze ed eventi in Italia e all’estero, si sentiva il peso di non aver fatto abbastanza, e si dispiaceva se nella sua lotta aveva coinvolto persone vicine a sé.
Probabilmente la colpa è di tutti noi. Ci siamo sentiti colpevoli come se avessimo lasciato il peso di una lotta così importante sulle spalle di una persona sola.
FRANCO CASALONE: UNA VITA SPESA PER LA PIANTA DI CANAPA
Franco Casalone a questa pianta ha dedicato la vita e per questo motivo la vita gli è stata resa parecchio complicata. L’attivismo di Franco Casalone nasce proprio in risposta al bigotto proibizionismo italiano, quando fu spedito davanti ad una commissione medica per una canna trovata a un gruppo di 17 persone che frequentava nel 1977.
L’ultimo arresto è arrivato nel 2020 con il tentativo di far passare un agricoltore di 61 anni, la sua età all’epoca, come un novello Pablo Escobar.
“Magari ciò che è successo serve per smuovere un po’ le acque e un movimento di opinione che ha bisogno di un po’ di coraggio”, ci aveva detto in quell’occasione.
“Da parte dei famigliari, straziati dal dolore, vi è sempre l’auspicio che non vi siano state superficialità o negligenze in nessuna delle fasi operatoria e post operatoria che possano in qualche modo aver contribuito all aggravarsi del quadro clinico che l’ha portato al decesso”, ci hanno detto la nipote e la sorella di Franco. Il riferimento è al fatto che, dopo un’intervento dovuto a un cancro al rene che aveva scoperto di recente, aveva contratto un’infezione che si è aggravata sempre di più e non gli ha lasciato scampo, nonostante due interventi successivi.
L’unica cosa che ci rincuora, in questo momento difficile, è la speranza che abbia raggiunto Galeno, maestro di vita e profondo conoscitore della cannabis nonché amico di Franco, che proprio Casalone aveva salutato con un una breve lettera sul nostro sito alla sua scomparsa nel 2021 e l’altro immenso Franco della cannabis italiana, Loja, scomparso anche lui prematuramente all’inizio del 2017.
Ci piace immaginarli così: seduti in un paradiso che ricorda da vicino le valli del Nepal, intenti a sorridere preparando insieme un finger hash celestiale.
Che la terra ti sia lieve, caro Franco, e che possa veder germinare una pianta che punta il cielo, verde come la speranza che non perderemo mai, continuando la battaglia che hai portato avanti in tutti questi anni.
Domani sera si terrà il rosario per Franco e mercoledì invece alle 10.30 ci sarà il funerale a Lu Monferrato, paese natio dei nonni di Franco, che ci teneva a riposare per sempre in quella terra alla quale era affezionato.