Cholo Writing
Cholo: dal termine azteco che indica un incrocio di razze ma anche un guerriero, un membro di una gang ispanica ossia anche «vato o homey ».
Il Cholo Writing è senza dubbio meno popolare del writing di New York, ma grazie ad articoli usciti su fanzines, video musicali rap, libri e cataloghi d’arte si è reso anch’esso più popolare, e come non citare i tre nomi più noti: Chaz, Retna e Mr. Cartoon.
Il «cholo» si basa su un continuo passaggio di tradizione; come avviene nelle famiglie tra i cui membri esiste un rapporto basato sulla reciproca fiducia e rispetto, nella cultura cholo vale lo stesso sistema, ad iniziare dai nomi che vengono tramandati, si può avere così uno Scrappy, uno Scrappy 13, un Lil’ Scrappy, uno Scrappy della Clarence st. e cosi via per almeno quante sono le strade che delimitano i diversi confini territoriali in cui le gang di East LA regnano incontrastate da decenni.
Lo stile di lettering più utilizzato e riconducibile ad una street gang è chiamato «placas o blocks» in italiano abbiamo sempre utilizzato la parola «blocchi». Solitamente eseguiti solo con una traccia per l’outline e la stessa anche per il 3D, nera o bianca, usati proprio per delimitare i confini della propria gang. Una significativa differenza tra la pratica di Writing Cholo e quella newyorkese è, che mentre l’una è indissolubilmente legata al singolo individuo che ne è l’autore e poi alla crew, nelle Placas (o anche Placasos) il senso della famiglia predomina sull’individualità, e quindi il nome a cui sarà data più attenzione sia nell’eseguirlo sia come spazio destinatogli sarà quello della propria gang, a seguire il nome dei propri compagni e solo alla fine il nome dell’autore (tag banger).
Altro stile che caratterizza il Cholo è quello gotico «Old English», venne scelto perchè lo si poteva trovare nei titoli di documenti importanti, attestati e certificati, diplomi scolastici ed anche nel famoso layout del «Los Angeles Times», quindi rappresentava una sorta di auto compiacimento, esibire il proprio status in maniera elegante o per meglio dire usando una terminologia più Hip Hop made in Italy: stilosa. La bomboletta spray così come noi la conosciamo fece il suo primo apparizione nel 1949, prima di allora le scritte sui muri di Los Angeles e sui lati del suo fiume venivano fatte con il pennello e vernice e prima di allora con un semplice bastone imbevuto nel catrame.
Chaz racconta che qualche anno fa esplorando i cuniculi che sfociano all’interno del L.A. river scoprì delle tag in stile cholo risalenti all’epoca della Seconda Guerra Mondiale fatte con la fiamma di un accendino, mi azzardo nel dire che presumibilmente era uno Zippo visto il periodo.
Si dice che l’origine più antica delle scritte in città sia da attribuirsi agli «shoeshine guys», ossia i ragazzi che lucidavano le scarpe, e che per assicurarsi la propria postazione di lavoro la segnavano sulla parete retrostante o sul marciapiede, è un po lo stesso che capita con chi fà i mercati e che segna con il gessetto per terra il numero di posto che gli è stato assegnato per non ritrovarselo occupato da altri.
La storia delle gang latine risale agli anni ’40, e nacquero come sorta di associazioni di quartiere dedite alla protezione della propria comunità dagli attacchi degli allora xenofobi quando ci furono quelle che rimasero note come: The Zoot Suit Riots era il 1943 (lo zoot suit è un particolare completo elegante in quei tempi molto in voga nei jazz club ora viene per lo più utilizzato come abito per cerimonie).
Fu così che dagli zoot suiters, vennero i pachucos, poi i vatos locos, i cholos e gli homeis, la Cultura Chicana e quindi quella legata ai cholos si estese influenzando moltissimo quella afro-americana come anche quella dei cosiddetti «anglos»; dalle auto hot rod tipicamente rock n’roll si passò
quindi ai lowriders.
Le influenze del Cholo Writing sono molto presenti anche nei tatuaggi, infatti ogni membro di una gang porta sul suo corpo molti segni di appartenenza alla «Vida Loca» contraddistinte da caratteri in corsivi molto elaborati e naturalmente caratteri Old English.
Parola
FLYCAT
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Luca “FLYCAT” Massironi