Chi di voi non è sesso dipendente?
I due casi più chiacchierati del momento, quello di Tiger Woods e di John Terry, hanno risvegliato l’attenzione su un tema che non smette di appassionare. Dopo mesi di silenzio e grazie alle gesta dei due campionissimi si torna finalmente a parlare di sex addiction. E voi? Non è che…
Secondo il Daily News di New York, il numero di sesso dipendenti si può stimare tra il 3 e l’8% della popolazione adulta americana, cioè un esercito che conta dai 6,5 ai 17,3 milioni di combattenti. Basterebbe limitarsi a considerare l’accuratezza di questa stima per capire che, quando si parla di questi molto presunti “mali sociali”, bisognerebbe tenere sul comodino una pistola carica e pronta a fare fuoco sull’esperto di turno. Oppure, più civilmente, cambiare pagina e dedicarsi agli oroscopi che, nella loro vaga indeterminazione, spesso sono più credibili degli “studiosi” che campano sulla grullaggine della gente. Eppure la dipendenza da sesso è una “malattia” che si è ricavata una sua dignità scientifica anche se, da tempo immemore, serve più ai vip incastrati da qualche partner spregiudicato che al comune uomo della strada. Erano sesso dipendenti John Kennedy e Michael Douglas, per esempio, costretti dal morbo a fare continuamente sesso con attrici e modelle, ma non risulta che il contagio si sia esteso agli operai della Ford o ai colletti bianchi di qualche grande banca. Oddio, i secondi hanno recentemente dimostrato di avere una certa irresistibile attrazione per la sodomia nei confronti della propria clientela, ma è un’altra storia. In generale, la gente comune si diverte molto di meno quando si ammala.
SCHIAVI DELLA TOPA
La sesso-dipendenza o ipersessualità, lode sempiterna a Wikipedia – sarebbe “…un disturbo psicologico e comportamentale nel quale il soggetto esperisce una necessità patologica ossessiva di avere rapporti sessuali o comunque di pensare al sesso. Ha quindi una dipendenza dall’attività sessuale identica a quella che si può avere per un qualsiasi tipo di droga che, presto o tardi, in misura maggiore o minore, può essere causa di malessere.”
Malessere che, nella stragrande maggioranza dei casi, sta nel fatto che l’ammalato desidera morbosamente di fare sesso con una che non gliela dà, e non gliela darà, mai. Niente di particolarmente grave che prima dell’avvento dei sessuologi si curava con una sessione terapeutica familiare o amicale di cinque secondi: “E vabbè, mica puoi fartene una malattia!”. E finiva lì, col paziente che restava a macerarsi nel dolore fino a quando trovava una più disponibile. Poi, assieme ai sessuologi, è arrivata l’internet in banda larga con il suo carico di miliardi di siti porno e nulla è stato più come prima. Va detto che la sesso-dipendenza, per adesso, non è ufficialmente classificata come malattia e che nemmeno gli specialisti del settore sono tanto d’accordo nel trovarne una definizione comune. Del resto, succede tutte le volte che si pretende di confrontarsi con il concetto di “normalità”: è una battaglia persa, ma il mondo è pieno di gente che ci tiene un sacco a combatterla.
LATO OSCURO
Allo stato, quindi, la dipendenza da sesso esiste come definizione, ma nessuno sa bene di cosa si tratti. E, se non lo sanno coloro che dovrebbero curarla, figuriamoci quelli che dovrebbero soffrirne. Infatti quando li si conta sono pirandellianamente uno, nessuno e centomila. Sarà per questo che il web, portatore sano della patologia, offre ai suoi disturbati marinai qualche utile strumento per tenersi d’occhio: visto che tutti potremmo essere sex addict, ogni tanto è bene fare un controllo veloce tanto per stare tranquilli. Il metodo migliore è, senza ombra di dubbio, quello di sottoporsi volontariamente a uno tra le migliaia di test disponibili. Bastano poche risposte per capire se YouPorn tra i preferiti si può considerare un semplice diversivo o se, al contrario, è arrivato il momento di rompere gli indugi e di formattare il disco fisso. Inutile fingere: nel profondo di ognuno c’è qualche angolo buio che merita di essere investigato. Trovare i test non è difficilissimo perché ce ne sono a bizzeffe e la Grande G li censisce tutti, ma il problema è capire quali siano i più efficaci per costringerci a gettare la maschera. Anche perché il mondo delle dipendenze è assai vasto e articolato: la generica dipendenza dal sesso potrebbe essere una banale dipendenza dalla pornografia per cui non è detto che stare 24 ore al giorno sul proprio sito sporcaccione preferito sia una cosa gravissima. Magari è solo un momento un po’ così.
A cura di Mauro Senzaterra
Fonte: giornalettismo.com