Che, l’argentino – Steven Soderbergh
Un anfibio tirato a lucido ed un sigaro fumante. Sono le prime due inquadrature di questo film e sono le uniche concessioni all’icona. Tutto il resto è l’uomo. Inquietudine e attacchi d’asma compresi. L’uomo, ERNESTO GUEVARA. Oltre due ore di pellicola scorrono senza concedere nulla alla spettacolarizzazione.
Steven Soderbergh piega la sua cifra stilistica nel pieno rispetto della personalità del Che e la sobrietà, l’integrità e fermezza del rivoluzionario sono catturate da una regia priva di guizzi, mentre una luce assolutamente naturale ha il compito di restituirci una giungla autentica, ostile scenario della marcia dei ribelli alla volta della capitale cubana.
A spezzare questo rigore documentaristico, un bianco e nero a grana grossa compare di tanto in tanto per mostrarci il Guevara del ‘64, Ministro del nuovo governo Castro, ai microfoni di una giornalista e nell’emozionante ricostruzione del DISCORSO ALLE NAZIONI UNITE.
Lo stesso Benicio Del Toro, nato per questo ruolo, ci offre un ritratto misurato, umano. Il suo “Che” è quello che si scorge ascoltando i racconti chi lottò al suo fianco: un medico divenuto comandante di una truppa di ribelli per amore della libertà e della giustizia sociale, desideroso di riportarle alla luce in una terra straziata dalla dittatura militare.
fonte: Thomas Magnum-recensione
a cura di Bloodymama