Che fine ha fatto il Dipartimento Politiche Antidroga?

Non dovrebbe suscitare stupore la manutenzione di un sito così importante, se non temessi che, in realtà, questa dizione nasconda una incomprensibile (a noi fuori dei salotti della politica e del potere) situazione di stallo che affligge il Dpa e che è specchio della strategia governativa in materia di stupefacenti.
Dico subito che l’esonero del dott. Serpelloni e l’acquisizione temporanea di ogni responsabilità nelle mani del Primo Ministro dovrebbero costituire un’occasione storica per ripensare il Dpa e le sue funzioni. Un Dpa che mutasse pelle e da braccio armato di politiche esclusivamente repressive, divenisse organo tecnico-scientifico, con ovvie implicazioni politiche, per l’elaborazione di progetti normativi e di informazione e di prevenzione, con la partecipazione di quelle rappresentanze che operano nel mondo delle dipendenze da sostanze, avrebbe a mio avviso un senso compiuto. Ma così non è.
Il successore di Serpelloni e’ stato indicato ufficiosamente in Patrizia De Rose, che pur essendo funzionario dello Stato di lungo corso ad altissimi livelli, non pare munita di quella preparazione e specifica competenza che la materia impone. È pensabile che la prescelta si trovi in stand by, e nel frattempo le sia stato consigliato di fare un corso accelerato didattico di studio sul dpr 309/90, visto che non abbiamo sue notizie, ne sappiamo se ella abbia assunto la carica e le funzioni.
Vi è, quindi, un grave vuoto di rappresentanza e gestione che a mio avviso testimonia il confuso disinteresse che il prode Presidente del Consiglio nutre per una materia, quella degli stupefacenti che certamente egli reputa non possa garantirgli consensi elettorali.
Sintomatica è dunque l’inoperatività del Dpa (che è pure organo posto alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri) e al contempo l’assordante silenzio del Ministro di Giustizia il quale esprime ormai, in relazione ai suoi compiti istituzionali, un’autorevolezza prossima allo zero.
Serve a tutti, comunque ci si approcci al pianeta delle dipendenze, un Dpa nuovo, con funzioni inedite e concrete, che non sia cimitero degli elefanti o luogo di consolazione per amici, parenti o politici in caduta libera. Vedremo, quindi, cosa succederà, fermo il fatto che anche questo governo non pare sensibile a riconsiderare il vigente sistema pur in presenza di un fermento giurisprudenziale che mai si è riscontrato dal 1993 ad oggi.