CBD stupefacente: pronto il ricorso delle associazioni
Nuovo decreto, nuovo ricorso: sembra un loop senza fine e invece è la legislazione italiana sul cannabinoide al centro delle attenzioni globali del mercato e della ricerca scientifica
Ci risiamo: il decreto che vorrebbe inserire il CBD nell’elenco dei medicinali stupefacenti entrerà in vigore a breve, il 7 agosto, ma le associazioni di settore sono pronte a dare battaglia.
«Faremo ricorso”, sottolinea Mattia Cusani di Canapa Sativa Italia a Dolce Vita, spiegando che: «Lo farà anche l’ICI (Imprenditori Canapa Italia) e lavoreremo in tutte le direzioni, portando perizie che analizzano i pareri dell’istituto Superiore di Sanità e del Consiglio Superiore di Sanità».
A proposito dei pareri annunciati nel decreto Cusani spiega che: «Non ci sono prove su rischio d’abuso o effetto stupefacente, si basa ancora una volta sul principio di precauzione e quindi non si può limitare la circolazione nei paesi membri dell’Unione europea».
Quindi, quello che probabilmente accadrà, è che il Tar bloccherà anche questo decreto sospendendolo e fissando un dibattimento e una sentenza che arriveranno più avanti.
DECRETO CBD: UNITEVI ALLA DENUNCIA ALLA COMMISSIONE EUROPEA
Intanto da CSI rinnovano l’appello a tutte le aziende di settore per partecipare alla denuncia che è stata fatta alla Commissione europea, perché il decreto potrebbe violare i regolamenti dell’Unione Europea sulla canapa e sulla libera concorrenza, introducendo restrizioni che non sono giustificate né proporzionate rispetto ai rischi effettivi. Come è già stato sottolineato, secondo i regolamenti europei, la canapa e i suoi derivati – inclusi i prodotti contenenti CBD – non dovrebbero essere soggetti a restrizioni ingiustificate che limitano la libera circolazione delle merci e la concorrenza.
Inoltre, il decreto non è stato notificato al TRIS (Technical Regulation Information System), il sistema dell’Unione Europea che richiede agli Stati membri di notificare le nuove regolamentazioni tecniche prima della loro adozione. Questa omissione rappresenta un’ulteriore violazione delle procedure dell’UE, che mira a garantire la trasparenza e la coerenza delle normative tra gli Stati membri.
«Spesso nelle situazioni complesse le aziende e gli esperti di settore ci chiedono che cosa possano fare per contribuire: in questo momento sarebbe un’ottica cosa partecipare a questa denuncia collettiva, soprattutto nell’ottica futura di scongiurare interventi di questo tipo e invitare le istituzioni italiane al dialogo e alla concertazione con quelle europee, in modo da evitare azioni ideologiche o di pancia».
Tutti gli operatori possono segnalare la violazione, per farlo basta andare a questo link e seguire tutti i passaggi.