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CBD stupefacente: il governo ci riprova con un nuovo decreto

Un nuovo decreto pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale vorrebbe inserire le preparazioni orali di CBD tra i medicinali stupefacenti

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Senza nemmeno aspettare la sentenza del Tar prevista a settembre sul decreto CBD, e dopo aver messo a punto un emendamento che vorrebbe vietare la coltivazione di infiorescenze di canapa, il governo Meloni va avanti per la propria strada nel tentativo di farci diventare l’unico Paese al mondo che vorrebbe considerare il CBD come uno stupefacente.

CBD STUPEFACEBNTE: IL NUOVO DECRETO DEL GOVERNO

Il governo ha infatti depositato un nuovo decreto in materia, che, anche questa volta, vorrebbe inserire il CBD ad uso orale tra i medicinali stupefacenti. Potrebbe entrare in vigore 30 giorni dopo l’inserimento i Gazzetta ufficiale, avvenuto ieri, ma non sarà così perché anche in questo caso è ricorribile al Tar.

La differenza, rispetto a al decreto Speranza riesumato proprio dal governo Meloni, è che sarebbero stati acquisiti nuovi pareri da parte dell’Istituto superiore di sanità e del Consiglio superiore di sanità.

IL PUNTO DI VISTA DELL’AVVOCATO BULLERI

“Nel nuovo decreto, del tutto simile al precedente, sono menzionati i pareri del Consiglio Superiore di Sanità e dell’istituto Superiore di Sanità, ritenendo che a questo punto le prove scientifiche ci siano e quindi viene rimesso in tabella”, è l’analisi dell’avvocato Giacomo Bulleri, esperto di settore.

CBD stupefacente: il governo ci riprova con un nuovo decreto
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“Il mio commento è che sia una vicenda surreale, visto che c’era un giudizio del Tar in corso e il ministero avrebbe potuto portare le prove in suo possesso, per valutare nel contraddittorio se fossero evidenze scientifiche oppure no. Questo nuovo decreto denota la volontà dell’Italia di volerlo inserire per forza tra i medicinali stupefacenti quando sappiamo che è stato chiarito dalla Corte di Giustizia europea che non lo è”.

Soprattutto nel decreto viene riportata anche la raccomandazione dell’Oms, dell’ormai lontano 2020, che invitava tutti i Paesi membri a non inserire in nessuna tabella i prodotti a base di CBD e con THC fino allo 0,2%.

“Esatto. Secondo la Corte di giustizia europea uno stato membro lo può fare per comprovate esigenze scientifiche, secondo il criterio di proporzionalità. Bisognerà vedere i pareri per capire se sia l’ennesima legge ad hoc contro il settore”.

Come l’altra volta nel decreto vengono inserite le composizioni ad uso orale di CBD estratto dalla cannabis lasciando dunque fuori tutte le produzioni a base di CBD sintetico. Non vengono toccate nemmeno le preparazioni ad uso cosmetico, mentre rimane un grande punto interrogativo sull’uso alimentare.

“Rischiamo di andare in contrasto con il mercato comune, perché entro la fine del 2024 o l’inizio del 2025 l’EFSA dovrebbe autorizzare in Europa i cibi contenenti CBD, cosa che a questo punto avverrebbe in tutti i Paesi europei escluso il nostro, visto che noi lo considereremmo come un farmaco stupefacente”.

Come detto devono passare 30 giorni perché entri in vigore, è c’è sempre la possibilità di ricorrere al Tar. “Credo che questa volta si debba entrare nel merito della non classificabilità come stupefacente del CBD, utilizzando gli argomenti per cui l’EFSA stessa vuole autorizzarlo come Novel Food. E quindi, oltre alle questioni di principio sollevate fino ad ora, bisognerà entrare nel merito della questione”.



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