CBD: il nuovo oro verde della cannabis
Riconoscimento terapeutico e maggiore approvazione normativa stanno spingendo il settore del CBD, che, secondo le stime, potrebbe esplodere a livello mondiale
Il mercato globale del CBD è destinato a crescere esponenzialmente, toccando 9,5 miliardi di dollari di valore entro la fine dell’anno, rispetto ai 6,8 miliardi del 2022. Non solo, perché secondo gli analisti di Research and Markets l’impennata andrà avanti almeno fino al 2027 con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 35,7% per un mercato che tra 4 anni dovrebbe toccare quota 31 miliardi di dollari.
Due sono i motivi principali di questo aumento costante. Uno, la popolarità che il cannabidiolo sta guadagnando nel campo terapeutico, per i suoi enormi benefici e la sua incredibile versatilità. Il CBD infatti è un noto analgesico, antinfiammatorio, ansiolitico, antiossidante, neuroprotettore, che viene impiegato per trattare numerose patologie, oltre ad essere disponibile in diverse forme. Due, la crescente approvazione normativa, che, fatta eccezione per l’Italia, dove ogni occasione viene sfruttata per mettere i bastoni tra le ruote, fa da trampolino a questo settore.
IL MERCATO GLOBALE DEL CBD
Come anticipato, il CBD si può assumere mediante numerose tipologie di prodotti: oli, tinture, capsule, creme, isolati, estratti, cerotti transdermici, supposte, compresse, svapo e prodotti topici. E attualmente, il segmento che detiene la quota di mercato maggiore è l’olio, perché considerato tra i metodi di consumo più semplici ma al contempo efficaci per godere dei benefici di questa molecola.
Il mercato del cannabidiolo consiste nelle vendite di prodotti a base di CBD a spettro completo, CBD a spettro ampio e CBD isolato. I valori di questo mercato sono valori “di fabbrica”, cioè il valore dei beni venduti dai produttori o dai creatori dei beni, sia ad altre entità (compresi i produttori a valle, i grossisti, i distributori e i dettaglianti) sia direttamente ai clienti finali.
Tra i due canali di distribuzione invece, offline e online, il primo, il cui marketing si fonda sul contatto diretto con i clienti e l’educazione ai benefici del CBD, sta riscuotendo per ora il successo maggiore. Ma il mondo online sta evolvendo rapidamente e si prevede infatti che la possibilità di pubblicità a pagamento sulle piattaforme social darà un forte impulso a questo canale di vendita.
Nel 2022, il Nord America era la regione più grande del mercato del CBD. Si prevede che l’Asia-Pacifico sarà la regione in più rapida crescita nel periodo di previsione. Le regioni trattate nell’ultimo report sul mercato del cannabidiolo sono Asia-Pacifico, Europa occidentale, Europa orientale, Nord America, Sud America, Medio Oriente e Africa.
REGNO UNITO: RIDOTTO A 10 MG IL DOSAGGIO DI CBD CONSIGLIATO
La Food Standards Agency (FSA) del Regno Unito ha recentemente aggiornato le sue linee guida riguardo il consumo di CBD. Infatti, in base a nuove prove scientifiche, il dipartimento governativo ha ridotto il dosaggio quotidiano raccomandato da 70 mg a soli 10 mg.
Sebbene inizialmente sia stato ipotizzato che la guida aggiornata valesse esclusivamente per i prodotti a base di CBD isolato, la FSA ha dichiarato che «i nostri consigli per i consumatori riguardano tutti gli alimenti a base di CBD».
Di conseguenza, sono già diversi gli operatori del settore che hanno espresso la propria preoccupazione a riguardo, visto che numerosi prodotti sul mercato, in particolare monodose, come le bevande, le capsule e le caramelle gommose, conterranno livelli di CBD superiori al nuovo limite. Tuttavia, la FSA ha confermato che il loro aggiornamento è un «consiglio per i consumatori» e quindi «in questa fase non è necessario rimuovere alcun prodotto».
CBD COME NOVEL FOOD
Dopo che la Commissione Europea, nel 2020, aveva stabilito che il CBD non è un narcotico e può essere considerato come un alimento, è partito un procedimento normativo per inserire la molecola nei Novel Food.
Regolamentazione che avrebbe dato il via al mercato dei prodotti alimentari e degli integratori che contengono cannabidiolo, bloccata però dall’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) nel giugno del 2022. EFSA che, nonostante le numerose evidenze scientifiche, ha dichiarato che sono necessari ulteriori studi per assicurare la sicurezza del CBD per l’organismo.
CBD COME ALIMENTO TRADIZIONALE
Lo scorso 25 aprile il ministro dell’Agricoltura della Repubblica Ceca Zdeněk Nekula, per allineare il Paese alle regole dell’Unione Europea, aveva annunciato di voler vietare la commercializzazione del CBD.
Alla notizia l’EIHA, l’Associazione Europea della canapa industriale, ha chiesto chiarimenti al governo della Repubblica Ceca sullo status tradizionale dei prodotti naturali a base di estratti di canapa, presentando una domanda ai sensi dell’articolo 4 del regolamento comunitario sui nuovi alimenti.
«Ci rammarichiamo che il Ministero dell’Agricoltura ceco abbia preso in considerazione la possibilità di seguire la posizione di alcuni Stati membri dell’UE, che hanno spinto per tale dichiarazione, senza prendere in considerazione l’uso di estratti di canapa con livelli naturali di cannabinoidi come cibo tradizionale» ha affermato Daniel Kruse, presidente dell’EIHA.
Secondo l’EIHA, è necessaria una decisione equilibrata e trasparente sul tema della commercializzazione degli estratti di canapa, poiché, mentre gli estratti isolati e arricchiti «dovrebbero essere giustamente considerati Novel Food», gli estratti a spettro completo «che contengono un livello naturale di cannabinoidi devono essere dichiarati come alimenti tradizionali».
«Il CBD e altri cannabinoidi sono sempre stati presenti nei prodotti alimentari a base di canapa nel corso dei secoli, in particolare nell’olio di canapa ricavato dai semi interi o dalle cime con i semi maturi», ha evidenziato l’EIHA.
La richiesta ai sensi dell’articolo 4 è stata presentata direttamente al Ministero dell’Agricoltura ceco, che ha quattro mesi per comunicare la decisione presa. Se l’EIHA riuscirà a ottenere lo status tradizionale per gli estratti naturali di canapa, gli operatori non avranno bisogno di un’autorizzazione preliminare per immettere questi prodotti sul mercato nella Repubblica Ceca e, in teoria, anche negli altri Stati membri dell’UE.