CBD come integratore: una legge in Francia mentre l’Europa resta ferma
La Francia, con una legge provvisoria, ha reso legale il CBD come integratore con una percentuale fino al 20%, superando il lassismo dell'Unione Europea sul tema e aprendo un mercato stimato in 300 milioni di euro l'anno
La Francia preferisce muoversi da sé e, in attesa dell’autorizzazione a livello europeo sul CBD alimentare che tarda ad arrivare, ha approvato una legge provvisoria che considera i prodotti a base di CBD come integratori, dando il via a un mercato stimato in 300 milioni di euro l’anno.
CBD COME INTEGRATORE ALIMENTARE: COSA PREVEDE LA LEGGE FRANCESE
Mentre l’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, sta ancora discutendo le richieste dei produttori europei di CBD, le linee guida stabilite separatamente in Francia permettono alle aziende, mediante apposita comunicazione, di introdurre i loro prodotti ricchi di cannabidiolo nel mercato degli integratori alimentari, a patto che le percentuali di CBD dei singoli articoli non superi il 20% e il dosaggio giornaliero sia limitato a 50 milligrammi.
«Anche se non si tratta di un’autorizzazione completa, è un passo nella giusta direzione – ha dichiarato Ludovic Rachou, presidente dell’Unione degli Industriali per la Valorizzazione degli Estratti di Canapa (UIVEC), un gruppo commerciale che ha lavorato alle norme approvate dal Ministero delle Finanze -. Creerà molta fiducia a monte e a valle della catena del valore».
I regolamenti emanati potrebbero però essere prorogati oltre la fine di quest’anno, visto che l’approvazione del piano francese per il CBD da parte della Commissione Europea e le autorizzazioni in ambito alimentare non sono previste prima della fine del 2024. Disposizioni che ricordiamo valgono solo per il mercato francese, perché per quello europeo bisognerà per l’appunto attendere le valutazioni dell’EFSA.
L’ultima presa di posizione dell’autorità risale a giugno 2022 con la pubblicazione di un documento in cui, pur ammettendo che il consumo di CBD non sia pericoloso, affermava che gli studi sugli effetti del cannabidiolo sul fegato, sul tratto gastrointestinale, sul sistema endocrino, sul sistema nervoso e sul benessere psicologico erano ancora «insufficienti», sottolineando la necessità di ulteriori studi perché «la sicurezza del CBD come Novel Food non può attualmente essere stabilita».
FRANCIA: UN MERCATO DA 2,5 MILIARDI DI EURO L’ANNO
Il messaggio che traspare dalle ultime decisioni prese dal paese transalpino è forte e chiaro: la Francia punta sulla canapa e non c’è legislazione che tenga.
Lo dimostra la scelta di destinare oltre 20mila ettari per la coltivazione di canapa, classificandosi come il primo produttore europeo e la sentenza storica di fine anno presa dal Consiglio di Stato francese che, dopo diversi anni di vendite altissime, sia online che nei negozi fisici privi di regolamentazione, autorizza ufficialmente la vendita di cannabis light a basso contenuto di THC.
Un mercato che, secondo le stime elaborate da un gruppo del Senato francese, potrebbe creare fino a 20mila nuovi posti di lavoro, per un fatturato che si aggira tra 1,5 e 2,5 miliardi di euro l’anno.
CANAPA INDUSTRIALE: UN MERCATO IN FORTE CRESCITA
Con un tasso di crescita annuo del 21,6%, il valore del mercato globale della canapa industriale, rispetto ai 6,8 miliardi di dollari registrati nel 2022, potrebbe triplicare e raggiungere nel 2027 la cifra record di 18,1 miliardi di dollari.
Una stima che rispecchia la crescente accettazione verso questa pianta, la consapevolezza dei suoi infiniti utilizzi che spaziano in ogni ambito (ludico, terapeutico, alimentare, tessile, edile, religioso, automobilistico, della cosmetica e della moda), e degli enormi benefici che potrebbe apportare: economici, sociali e ambientali.
La fiorente industria verde infatti, con centinaia di migliaia di nuove occupazioni ogni anno, è il settore che dà più lavoro in assoluto. Lavoro che si tramuta in tasse che rimpinguano le casse dello stato e, come già succede nei Paesi in cui la cannabis è legale, da impiegare per iniziative socialmente utili. Infine, la canapa si intreccia perfettamente ai bisogni ecologici della nostra epoca, segnata dal cambiamento climatico, la sensibilizzazione per la salvaguardia dell’ambiente e l’affannosa ricerca di alternative più sostenibili, dimostrandosi un valido alleato per il pianeta.
Oltre alla sua capacità di catturare quattro volte la CO2 immagazzinata mediamente dagli alberi e di depurare, mediante doti di fitorimediazione, i terreni dove viene coltivata, la canapa è una fonte inesauribile di energia rinnovabile che può ridurre il nostro attaccamento all’energia fossile e gettare le fondamenta per un mercato più sostenibile. Una risorsa da cui ricavare combustibili green a impatto zero sull’ambiente, che può limitare il fenomeno della deforestazione, vista la possibilità di ottenere una carta già stampabile di alta qualità e utile per la produzione di bioplastica, un’alternativa naturale e biodegradabile alla plastica tradizionale.
Un settore che tuttavia non può esprimere il suo massimo potenziale se le nazioni di tutto il mondo non si impegnano a promuovere regolamentazioni che, invece di criminalizzare la cannabis, si muovono per la sua legalizzazione.
IN ITALIA LA CANNABIS È VITTIMA DEL PROIBIZIONISMO
La nostra penisola è l’esempio lampante di una mentalità retrograda, guidata da un governo proibizionista che rema contro vento e, invece di accodarsi ai Paesi che scelgono la legalizzazione alla criminalizzazione, la libertà all’oppressione, non perde occasione per mettere i bastoni tra le ruote al settore tricolore della canapa.
Dopo le perquisizioni ostentate al Canapa Mundi di Roma per tre giorni consecutivi e l’irruzione delle forze dell’ordine in un istituto scolastico durante un’assemblea organizzata per discutere di cannabis con l’identificazione dei rappresentanti d’istituto, l’ultimo passaggio è stato l’annuncio di una nuova proposta di legge, la seconda dalla formazione del nuovo governo, che vorrebbe vietare la cannabis light. Un mercato con un valore stimato tra i 200 e i 300 milioni di euro l’anno, che ha generato 10mila nuovi posti di lavoro.