Musica

Cassa dritta e… pedalare!!!

Ragazzi che ballano in mezzo alle casse ad un rave party

…Ed eccoci ai primi anni ’90, con una scena attivissima e soprattutto “ripulita” da certa gentaglia che aveva infestato gli ambienti techno per qualche periodo.

E’ vero, infatti, che coatti e pseudo-fascisti continuavano a frequentare i party, ma adesso che si trovavano di fronte una comunità che aveva acquistato una forte identità libertaria ed antagonista, non provavano più ad imporre le loro modalità, anzi!

I RAVE, e questo è un dato di fatto, almeno in Italia e come sempre in primis a Roma, hanno svolto una funzione di veri e propri “catalizzatori“, riuscendo a cambiare tanti di quei ragazzi che, a forza di convivere con certe realtà, divertendosi e vedendo il lato ludico, piacevole e aggregativo di queste feste, finivano per accantonare le loro distorte ideologie. Sono moltissimi i casi in cui fascistelli della prima ora, interagendo col mondo dei free-party, non solo sono diventati assidui frequentatori di centri sociali, illegal rave e squat, ma addirittura hanno contribuito con impegno al movimento, diventando dj, organizzandosi in crew e sound system.

Tra i luoghi autogestiti in cui il fenomeno della “ripulitura” ha raggiunto la sua massima espressione, c’è sicuramente il famigerato centro sociale di Ostia SPAZIOCAMINO, conosciuto come il “TEMPIO DELLA PEZZA”, proprio per i numerosi rave che si sono svolti all’interno di questo spazio occupato, non a caso sede dove ha preso forma lo storico PLASTIK, uno degli illegal più importanti della scena romana. La saga di questa festa ha superato, per i suoi sequel, non solo i colossal hollywoodiani, vedi i vari Rambo e Rocky, ma anche gli horror più prolifici, come Nightmare e Venerdì 13.

Ovviamente, anche all’interno di questo processo, la musica ha giocato ancora una volta un ruolo fondamentale. Nello specifico, Techno, Hard-Techno e Gabber trovarono vastissima risonanza tra tutti questi giovani. Un fenomeno tutto romano erano i GABBER-ZONE, illegal rave con la particolarità che i vari dj-set non scendevano mai sotto i 180bpm, e questo poteva durare anche 14-16 ore no-stop.

Tutto cambiò con la seconda metà degli anni ’90, quando i vari generi musicali cominciarono a mescolarsi sempre più tra di loro, generando il CROSS-OVER, che si sviluppò in tantissimi sottogeneri, ognuno con la propria particolarità.
Questo stravolgimento portò, da una parte, all’abbandono di tanti ravers fedeli alla cassa dritta, dall’altra alla nascita di veri e propri “paladini” del technone, con immancabili fischi e urla di disappunto dalla dancefloor, ogni qualvolta un dj lasciava da parte marcette e 4/4.

E’ bene ricordare che alcuni musicisti non ne vollero sapere di contaminazioni e rallentamenti. Tra questi, soprattutto in anni in cui la maggior parte di chi aveva a che fare con la musica sperimentava nuove sonorità e ritmi diversi, c’è DEP dei Kernel Panik, sound system nato nel 1998 e attivo ancora oggi. Le sonorità dei suoi live-set sono state e sono, infatti, fra le più riconoscibili e potenti nel mondo dei free-party. Vera e propria Hard-Techno! Alcune sue tracce le potete sentire su vinile autoprodotti dagli stessi Kernel; ma vi assicuro che assistere e ballare durante uno dei suoi live-set, è un’esperienza intensa e coinvolgente, veramente degna di nota.

Tralasciando la Drum and Bass, che manipolò le feste per diversi anni, ora finalmente si è ristabilita una varietà musicale molto interessante. Etichette indipendenti, nate sempre da questo mondo, ormai sono diventate vere e proprie realtà consolidate, vedi la Truckstop-76, formata dai ragazzi di Ostia e molto apprezzata anche in ambienti mainstream, grazie anche alla produzione di artisti come Max Durante e Synapsya. Altre come “Stirpe-999”, “Scene Missing” e “Hidrophonic” proliferano nell’underground.

Generi come l’Electro, la Dub, la Break-beat, hanno spalancato gli orizzonti musicali di sempre più musicisti e amanti delle dance floor. Il problema, al momento, è che quest’apertura mentale sta venendo meno, purtroppo, nelle feste organizzate dai più giovani. Il mondo dei free-party rischia pertanto di finire come altre sottoculture, che dopo i primi anni di euforia e sperimentazione e dopo un periodo cosiddetto “d’oro“, hanno cominciato a rinchiudersi in se stesse, implodendo.

Purtroppo c’è da dire qualcosa anche riguardo l’uso e soprattutto l’abuso che si fa oggi delle sostanze stupefacenti. Attenzione, non voglio giudicare né prendere parti – figuriamoci, sarei l’ultimo a poterlo fare – ma si è arrivati veramente ad un punto di non ritorno. Quando “non sei più parte del party“, non riesci ad interagire con niente e con nessuno, e sei solo perso nel tuo trip, senza minimamente accorgerti di nulla intorno a te, penso che a quel punto, qualcosa da rivedere ci sia.

Speriamo che nuovi input arrivino e si diffondano tra i ravers di oggi, visto che, se non cambia nulla, andrà perso un enorme potenziale, nonché una controcultura che ha dato un grande contributo all’underground contemporaneo, nazionale ed internazionale.

Alessandro Kola



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