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Caso Pellegrini, l’avvocato denuncia: è stata violata la Costituzione

Fabrizio Pellegrini
Fabrizio Pellegrini

L’avvocato difensore di Fabrizio Pellegrini, Vincenzo Di Nanna, ha sollevato il dubbio di legittimità costituzionale  dinanzi al Tribunale di Chieti. Nel testo della memoria difensiva si legge infatti che «la kafkiana odissea giudiziaria sofferta dal Pellegrini dimostra la palese illegittimità costituzionale dell’art. 75 del d.p.r. 309/90, per violazione dei principi di ragionevolezza, uguaglianza e di “necessaria offensività”, nonché per violazione dell’art. 32 della Costituzione, nella parte in cui non include tra le condotte assoggettate a mere sanzioni amministrative anche quella di coltivazione di piante di cannabis, laddove finalizzata all’esclusivo uso terapeutico».

Pelllegrini, musicista 47enne di Chieti, affetto da fibriomalgia, era stato condannato per aver coltivato autonomamente la cannabis necessaria – secondo i suoi legali – all’unica terapia in grado di curare i dolorosi sintomi della grave malattia invalidante.

«l dubbio di legittimità costituzionale già sollevato dalla Corte d’Appello di Brescia – spiega il difensore – per la violazione del principio di uguaglianza (art. 3 della Costituzione) sotto il profilo della ingiustificata disparità di trattamento tra chi detiene per uso personale e chi invece coltiva sempre al fine di consumo personale, si trasforma in certezza assoluta quando, come nella concreta fattispecie, il futuro consumo personale della sostanza coltivata è stato prescritto dai medici per irrinunciabili esigenze terapeutiche».

Secondo l’avvocato Di Nanna, la violazione dell’art. 3 della Costituzione «appare ancor più manifesta, in tutta la sua gravità, nella parte in cui l’art. 73 punisce la condotta di coltivazione di sostanze stupefacenti senza operare distinzione alcuna tra le possibili finalità dell’uso personale, ponendo quindi, arbitrariamente e irrazionalmente, sullo stesso piano la coltivazione per scopo ricreativo e quella dettata da fondamentali, incomprimibili e primarie esigenze terapeutiche».

Resta ora da vedere se il Tribunale accetterà la pregiudiziale di costituzionalità presentata dall’avvocato, chiedendo così alla Corte Costituzionale di esprimere un giudizio di merito sulla vicenda. Già lo scorso marzo la Corte Costituzionale si espresse sulla coltivazione a scopi personali di cannabis, stabilendo la legittimità delle pene previste. Ma in quel caso non si parlava di coltivazione a scopo medico.



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