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Il caro bollette ci dice che siamo troppo indietro con le rinnovabili

Paghiamo il fatto di essere tra i paesi più dipendenti dal gas, una condizione che purtroppo non cambierà

aumento del prezzo del gas

Il caro bollette legate all’energia è argomento di stretta attualità. Infatti tutti quanti negli ultimi mesi stiamo sperimentando l’aumento del costo della luce e del gas, un aumento importante che è dipeso da diversi fattori.

Il primo è forse quello che gli italiani ancora non hanno messo a fuoco, ovvero che siamo tra i paesi in Europa più dipendenti dal gas.

Il secondo è che questa crisi non è improvvisa, ma è iniziata oramai un anno fa con chiari segnali che il nostro governo ha prontamente ignorato. Dall’insediarsi del governo Draghi e dalla creazione del Ministero della Transizione ecologica, la narrazione pubblica è stata una sola: il gas è il perno della transizione ecologica.

Questo ha viziato il modo in cui sono state riprese le notizie dai vari Consigli sull’energia tenutisi nel 2021, con un omissis sistemico sui dati che segnalavano come l’aumento dei prezzi stesse colpendo in maniera diversa gli Stati Membri dell’UE, dipendenti in misura diversa dal gas. L’Italia è tra i paesi più dipendenti e quindi più colpiti, ma invece di muovere dei passi per sviluppare la produzione di energia da fonti rinnovabili, il governo ha scelto di incentivare e promuovere decine di progetti di conversione a gas di vetusti impianti a carbone (che invece dovrebbero essere chiusi), come anche di promuovere un piano di espansione della rete e di estrazione del gas.

Insomma, una direzione politica che ci ha legato mani e piedi al gas, rendendoci ancora più vulnerabili e soprattutto raccontandoci che non ci sia altra strada fuori dal gas.

Il resto lo ha fatto il mercato, non solo quello fisico (della materia prima, la cui domanda è aumentata su scala globale con i primi segnali di ripresa dalla pandemia) ma anche quello finanziario, con il prezzo dei futures sul gas in salita esponenziale come è accaduto in altri momenti con i futures sul petrolio e altre commodities, con spinte speculative che rispondono alla crisi geopolitica tra Russa e Ucraina e i suoi riflessi su scala globale.



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