Non più carceri, ma carceri nuove
Affinché la galera abbia un senso basterebbe cambiare approccio, ma le istituzioni non vogliono sentire
L’esperienza sembra non averci insegnato niente, l’Umanità commette da secoli gli stessi errori e li sconta col sangue. Quando, i corsi e ricorsi della Storia vedono crescere l’esigenza di imprigionare un numero sempre maggiore di cittadini, che inevitabilmente portano al collasso strutturale le carceri che devono contenerli, la sola e tra l’altro quasi sempre disattesa promessa che le Istituzioni propongono è quella di costruire nuove carceri anziché carceri nuove.
Non è uno stupido e scontato gioco di parole, perché oltre ad essere decisamente anticostituzionale, il nostro sistema carcerario ha dimostrato la sua crudele inutilità. Quasi tutti coloro che vi entrano, vi ritornano, a palese riprova che sul fronte “recupero e reinserimento”, il sistema dimostri la sua fallacia. Un po’ come l’insegnamento dell’inglese nelle scuole, che dopo 10/15 anni di pratica lascia i nostri ragazzi “analfabeti”, ma basta che gli stessi vadano tre mesi a Londra per parlarlo fluentemente.
Se al fallimento menefreghista delle istituzioni che dovrebbero ripensare a come regolarsi con i “servi disobbedienti alle leggi del branco” aggiungiamo l’educazione di coloro che invece obbediscono e ritengono colpevoli dei loro disagi altri uomini, decisamente più disperati, ma col coraggio o forse l’attitudine a disobbedire, le carceri possono diventare “dolorifici” da tortura con il benestare della società civile. Così uno “scivolone” può diventare la ragione della perenne perdita umana di un uomo che forse avrebbe potuto essere molto più utile o perlomeno diventarlo.
Se il 2023 illuminasse le menti di coloro che hanno il potere di fare e di decidere sulla sorte di coloro che non trovano ragioni sufficienti per contribuire all’assetto sociale che gli viene richiesto e imposto, invece che fermarsi al giudizio del peccatore, questi si spingerebbero a capire le ragioni del peccato. Tanto basterebbe per avere un sistema di espiazione e pena più civile e più utile, un cambiamento a beneficio anche di chi sta dall’altra parte della barricata, le guardie, a cui sempre più spesso capita di condividere con i prigionieri la sola via di fuga possibile, quella di ammazzarsi.
*Dedico queste poche parole a Bracco, mio fraterno amico