Carcere e soldi
Fratelli, quello con soldi, lo prendi come lo prendi, è un rapporto che non è mai scevro da difficoltà. Siamo tutti d’accordo sul fatto che siano indispensabili, ma pochi di noi riescono a mantenere almeno sulla lunga distanza, un rapporto sereno ed esente da condizionamenti.
Per i soldi ci si vende, si uccide, si va in galera, si tradisce…
A proposito, “dietro il cancello” i soldi non esistono, anche se quasi tutti quelli che si trovano in galera, ci sono finiti proprio per i soldi. Le cose funzionano cosi: chi ha una famiglia che pensa a lui, ha un libretto sul quale vengono depositati i soldini che la famiglia “mette”, di solito quando effettua colloquio, nonché le eventuali integrazione derivanti da vaglia postali ricevuti da amici e parenti lontani. Per ritirare quelli però serve di solito un lasso di tempo improponibile per che dovesse trovarsi in condizioni di necessità. Questo libretto, che corrisponde a soldi realmente disponibili, è in possesso dell’amministrazione del Carcere, che provvede a scaricare le cifre equivalenti all’acquisto dei prodotti disponibili nel cosiddetto “sopravvitto”, consegnandoli all’impresa assegnataria dell’appalto, la quale con denaro contante provvede ad effettuare gli acquisti, solitamente in gdo (grande distribuzione organizzata). Chiaramente i prezzi che strappa pagando in contanti e garantendo acquisti corposi e costanti sono nettamente al di sotto di quelli di mercato (forse anche perché ritira giacenze di magazzino in scadenza con la garanzia di consumo).
Gli stessi prezzi non vengono applicati al consumatore finale (in questo caso il detenuto) non ha nemmeno la possibilità di verificare il peso reale degli alimenti acquistati, né accede a sconti o promozioni cumulative così frequenti nelle catene di distribuzioni. Non credo serva aggiungere altro sulla “moralità “di questo sistema. Questo per dire che: nell’impostazione della “società civile” è permesso rubare, purché ci si adegui ai canoni che la società a stabilito per il “ladri istituzionali” e soprattutto, che ci limiti a rubare ai deboli, perché i forti, se vengono derubati, ti fanno un culo così.
Credo Fratelli, che i soldi dovrebbero sempre rimanere un mezzo, perché se diventano un fine, ci rendono schiavi, Credo che chi non sa rinunciare ad un tesoro, quando serve, è simile ad uno schiavo in ceppi, ma ancora non ho ben capito come non farmi avvelenare l’anima da questo strumento, certamente creato dal Diavolo e che io considero spesso l’unità di misura del proprio potere terreno, …poi però mi ravvedo e ritorno a pensare che il vero potere…è quando gli altri si innamorano delle tue idee.
Alla prossima fratelli.