Carcere: diritti negati ai detenuti
Nelle prigioni italiane molto spesso vengono negati ai detenuti i diritti fondamentali ed essenziali per il rispetto della dignità umana
Di respirare la stessa aria
D’un secondino non mi va
Perciò ho deciso di rinunciare
Alla mia ora di libertà
Se c’è qualcosa da spartire
Tra un prigioniero e il suo piantone
Che non sia l’aria di quel cortile
Voglio soltanto che sia prigione
Che non sia l’aria di quel cortile
Voglio soltanto che sia prigione
“Nella mia ora di libertà” di Fabrizio De André
C’è un’aria a cui non possiamo rinunciare ed è quella che respiriamo nell’accezione più fisica del termine. Quella che riempie d’ossigeno il nostro sangue attraverso i nostri polmoni, quella che qualche volta ci manca perché siamo stanchi, vecchi o malati.
L’aria che, come l’acqua, dovrebbe essere garantita a tutti, anche ai “peggiori”.
A Sergio è stata tolta anche quella, perché nel carcere di Brescia, dov’era detenuto, la bombola d’ossigeno che lo faceva respirare era vuota ed invece che sostituirla con una piena, ne hanno portata un’altra vuota, e di conseguenza ha terminato la sua condanna in anticipo e nessuno lo potrà mai più mettere in carcere. Stamattina lo mettono sotto terra.
Nel corso di questi 13 anni vi ho accompagnato con le mie “cronache da dietro il cancello” cercando di dare una visione più “umana” dei luoghi comuni che riempiono la bocca e le conversazioni sui prigionieri e sul carcere, che vanno dal “pane e acqua” al “buttiamo la chiave”; le condizioni delle patrie galere si sono mosse verso un medioevo postmoderno che non è degno di un paese civile, cosa che per certi versi non siamo più, ma che attraverso la propaganda possiamo invece illuderci di abitare ancora.
La tendenza è andata verso una sola direzione ed il risultato ha ormai eroso i diritti nel mondo del lavoro, la sanità, la scuola e la prigione è solo una “frontiera” che appare lontana finché non la si attraversa.
Siamo sprofondati in una barbarie che non avrei creduto possibile e questo tocca tutti i comparti dei nostri rapporti umani, ma ciò che più mi preoccupa è che un’inversione di tendenza non è nemmeno ipotizzabile. Ciò che mi terrorizza è l’assoluta accettazione di una condizione sociale raggiunta poco per volta e diventata reale nella sua interezza. Se accettiamo le guerre, la limitazione dei nostri diritti fondamentali anche se non abbiamo commesso nessun reato, certamente nessuno si scandalizzerà per l’ennesimo detenuto entrato vivo in carcere ed uscito morto.
L’anestesia che hanno somministrato alla nostra coscienza è così grave, che quando il suo effetto finirà, il dolore che sentiremo sarà immenso e ci farà ritrovare nell’inferno che ci circonda, senza la possibilità di chiudere gli occhi, se non per l’ultima volta.
Pensateci ogni tanto, se ancora ne avete facoltà, perché il diritto ve lo hanno già tolto.