Cannajob: le migliaia di posti di lavoro creati dalla cannabis
Dall’America all’Europa la cannabis legale, nei diversi settori, si sta dimostrando come un volano per la crescita economica e la creazione di nuove posizioni lavorative. La prima cifra che salta agli occhi è il fatto che siano stati creati dai 125mila ai 160mila posti di lavoro a tempo pieno negli Stati Uniti.
In prospettiva l’industria della marijuana ora occupa approssimativamente lo stesso numero di lavoratori a tempo pieno impiegati come bibliotecari e insegnanti di scuola materna nel paese, che sono circa il triplo del numero dei lavoratori nell’industria del carbone degli Stati Uniti.
Nei prossimi cinque anni i lavoratori a tempo pieno nel settore della marijuana dovrebbero raddoppiare grazie allo sviluppo dei mercati di Paesi che hanno legalizzato la cannabis di recente come la California. I dati sono stati pubblicati sul Marijuana Business Factbook 2018 e le stime attuali comprendono principalmente i lavoratori direttamente impiegati da aziende che producono cannabis – come i gestori delle piantagioni ed i tecnici che si occupano di estrazioni – oltre agli impiegati in società ausiliarie come contabili e guardie giurate.
Questo report pubblicato nel 2018 è stato il primo ad utilizzare la categoria dei “lavoratori equivalenti a tempo pieno” per stimare l’occupazione nell’industria della cannabis. Si tratta di un metodo utilizzato per standardizzare le stime sull’occupazione ed equiparare le ore lavorate da diversi dipendenti part-time a quelle dei dipendenti a tempo pieno. Due impiegati part-time che lavorano 20 ore alla settimana, ad esempio, sono l’equivalente di un lavoratore a tempo pieno. Ciò consente confronti più accurati con altri settori ed è particolarmente utile nei settori della cannabis, dove il personale part-time o stagionale, come i trimmer, rappresenta una parte considerevole della forza lavoro.
La maggior parte dei lavori nell’industria della marijuana sono quelli nelle piccole imprese, molte delle quali hanno bisogno solo di una manciata di dipendenti. Le grandi compagnie stanno cominciando ad emergere ma per ora il panorama è ancora dominato da piccoli attori.
Si prevede che il numero di posti di lavoro nell’industria della cannabis aumenterà drasticamente nei prossimi anni, poiché un numero maggiore di Stati legalizzerà la cannabis ed i mercati esistenti continueranno a svilupparsi. Entro il 2022 l’industria della cannabis dovrebbe garantire fino a 340mila posti di lavoro a tempo pieno, con una crescita del 21% circa ogni anno. In confronto, l’intero settore sanitario americano dovrebbe crescere del 2% all’anno fino al 2022.
Il solo mercato californiano potrebbe arrivare a 4/5 miliardi di dollari l’anno di vendite nel settore ricreativo, una cifra maggiore delle vendite di tutti i mercati ricreativi americani combinati nel 2017.
STIPENDI E LAVORI NEL CANNABUSINESS
I siti di lavoro come Monster.com e Indeed.com sono pieni di annunci. I dispensari cercano direttori di negozio esperti offrendo stipendi che vanno dai 40mila ai 60mila dollari l’anno. Laboratori cercano tecnici che sappiano fare anche da manager offrendo dai 75mila ai 110mila dollari l’anno. Amministratori delegati e coltivatori possono anche raggiungere stipendi a sei cifre.
Secondo il sito di lavoro ZipRecruiter.com, le offerte di lavoro di marijuana sono aumentate del 693% in un solo anno, dall’ultimo trimestre del 2016 fino all’ultimo trimestre del 2017.
Il fascino del settore è garantito anche dalla novità, simile al fenomeno creato dalle start-up della Silicon Valley; molti dipendenti sono stati attratti dall’opportunità di lavorare in una nascente industria e di aiutare a creare aziende da zero. Questo vale sia per i Millennial che per i professionisti a metà carriera in cerca di un cambiamento.
ITALIA
Anche in Italia la situazione si sta evolvendo molto velocemente, nonostante la cannabis a livello ricreativo non sia ancora legale.
Il volano più grande per la creazione di nuovi posti di lavoro è sicuramente la canapa industriale, con il fenomeno delle cannabis light che ha contribuito alla recente esplosione. A livello agroindustriale le filiere attive in Italia sono quelle della canapa alimentare, con decine di aziende che sfornano prodotti di qualità, della cosmetica, della bioedilizia e appunto delle infiorescenze. Oltre alle persone che vengono impiegate direttamente da queste aziende, l’effetto è quello di creare sinergie e nuovi lavori anche con i settori correlati: agronomi e vivai per la coltivazione, chef, pastifici, panifici e ristoratori per la canapa a livello alimentare, aziende che producono calce e che si occupano di bioedilizia, o ad esempio farmacisti, tecnici di laboratorio e ricercatori nel settore della cannabis medica.
Le aziende nate nel settore della cannabis light in un anno sono centinaia e le più grandi e strutturate hanno avuto nel 2017 fatturati da milioni di euro, vendendo decine di tonnellate di infiorescenze. In un mercato che a regime potrebbe creare un fatturato di 40 milioni di euro l’anno, le aziende più grandi occupano dai 10 ai 20 dipendenti e sono in rapida espansione, mentre crescono le aziende più piccole gestite da nuclei di 3 o 4 persone che si affidano ad esterni per la gestione delle coltivazioni, del trimming e dell’impacchettamento finale.
Anche dal punto di vista di Growshop, hempshop ed affini la situazione è di grande fermento, con decine di nuove attività che si stanno affacciando sul mercato. In 13 anni il numero di questi negozi è più che quadruplicato passando dai 100 del 2005 agli oltre 460 censiti dalla guida Magica Italia a metà del 2018. Negli ultimi anni si è registrata la crescita maggiore passando dai circa 200 del 2014 ai 250 del 2015 per arrivare agli oltre 300 nel 2016 e più di 460 a giugno 2018. Quindi ci sono voluti dieci anni (dal 2005 al 2014) per vedere nascere 100 nuovi negozi, e solo 3 e mezzo (dal 2014 ad oggi) per vederne nascere altri 210.
La canapa industriale italiana, per anni in sordina, visti i volumi di vendite del 2017 ha attirato tutte le più grandi associazioni di categoria oltre all’attenzione delle istituzioni, in un percorso che andrebbe strutturato per permettere una crescita omogenea a livello nazionale a partire da disciplinari di produzione e regole certe e chiare per tutti.