Cannabusiness: le sfide per il 2022
Siamo nel pieno del cambiamento e la cannabis si sta affermando come il settore del futuro per investimenti e posti di lavoro. Ecco le sfide in Usa ed Europa, mentre i big di alcol, tabacco e farmaci entrano nel settore
Non si può negare che gli ultimi anni abbiano visto grandi passi avanti nella legalizzazione della cannabis e la crescita di una nuova industria. Questo 2021 ce lo ricorderemo, oltre che per le nuove legalizzazioni americane, per il passo che ha rotto l’argine del proibizionismo europeo con la piccola Malta che per prima ha implementato una legge che rende legale il consumo di cannabis e l’autoproduzione per i maggiorenni.
Per quel che riguarda il mercato, invece, sembra che le dinamiche dell’industria nei suoi diversi settori, cambino ogni giorno, con fusioni e acquisizioni a ritmo serrato, il lancio di nuove aziende e l’emergere di quelle più vecchie.
Il mercato globale della cannabis legale, e quindi il totale delle vendite della cannabis medica e di quella ricreativa, potrebbe raggiungere la cifra monstre di 51 miliardi di dollari entro il 2025. Sono le cifre contenute nell’ultimo rapporto di New Frontier Data e, per fare un paragone, vale la pena sapere che nel 2020 le vendite totali si sono attestate intorno ai 23,7 miliardi di dollari. Da questi numeri è facile capire perché la corsa al nuovo oro verde non accenna a fermarsi, e, anzi, continua a coinvolgere nuovi mercati e nuovi player.
CANNABIS: UNA DELLE POCHE INDUSTRIE CHE ESCE RAFFORZATA DAL COVID
Nell’introduzione viene fatto notare che le legalizzazioni e i processi di riforma avviati in tutto il mondo hanno fatto aumentare i consumi a livello globale, come si evince dal raffronto del report del 2019. «Anche la pandemia di COVID-19 ha giocato un ruolo primario nel guidare l’aumento dei tassi di utilizzo. In mezzo a storiche perturbazioni economiche e sociali, quasi la metà dei consumatori americani di cannabis ha riferito di averla usata per aiutare a gestire lo stress e l’ansia durante la pandemia. Inoltre, il passaggio al lavoro da casa, unito alle restrizioni sugli incontri sociali, ha favorito livelli di consumo di cannabis più alti di quelli visti prima della pandemia, spingendo le vendite di cannabis al dettaglio del 35% più in alto per l’anno rispetto alle previsioni precedenti per i mercati legali degli USA». Un fenomeno molto simile a quello che in Italia e in Europa si è visto con l’aumento esponenziale dell’utilizzo di cannabis light e oli al CBD, sia per la gestione di ansia e stress che per il proprio benessere in generale, sia per il fatto che, durante il lockdown, la cannabis illegale era più difficile da ottenere. Un aumento certificato dall’esplosione di vendite e servizi di delivery proprio durante i primi lockdown.
Ad ogni modo, ad oggi, la quasi totalità delle vendite avviene nell’America del Nord, con gli Stati Uniti che dominano il mercato e il Canada che sta allargando la propria fetta. Dei 23,7 totali, infatti, ben 20,3 miliardi di dollari (97%) si riferiscono al mercato statunitense; il mercato canadese nel 2020 è stato invece di 2 miliardi di dollari.
L’INDUSTRIA IN NORD AMERICA
«Mentre il Canada ha battuto gli Stati Uniti nello stabilire un mercato nazionale completamente legale», viene sottolineato nel report, «i 38 stati americani che hanno legalizzato l’uso medico o per adulti hanno una popolazione 6 volte più grande di quella del Canada. Nei prossimi anni, l’opportunità del mercato legale negli Stati Uniti rappresenterà da sola la parte del leone della domanda globale legale. Con gli stati chiave (in particolare New York) pronti a iniziare le vendite per l’uso da parte degli adulti nel 2022, gli Stati Uniti sembrano destinati a rimanere la forza trainante nell’innovazione dei prodotti al dettaglio, nelle nuove esperienze dei consumatori e nella cultura della cannabis a livello globale».
Tutto ciò avviene mentre la repubblicana Nancy Pelosi ha proposto quella che è la terza legge che porterebbe alla legalizzazione federale in Usa, mettendo fine ai problemi di accesso al credito per le aziende e di trasporto e logistica. Se durante quest’anno arrivasse la legalizzazione federale, la cannabis americana, che già oggi la fa da padrona a livello globale, non avrebbe più i freni che ne hanno limitato la crescita fino ad oggi.
LE SFIDE IN EUROPA
Dall’altro lato, «l’atteggiamento storicamente lassista dell’Europa verso la cannabis (incarnato dai social club e dai cannabis café in Spagna e nei Paesi Bassi, e dalla decriminalizzazione di tutte le droghe in Portogallo) sta lentamente passando alla formalizzazione e alla regolamentazione dei mercati medici. La Germania guida il continente con il più grande programma di cannabis medica in Europa, mentre altri mercati (inclusi i Paesi Bassi e il Regno Unito) stanno lavorando per abbassare le tradizionali barriere alla partecipazione, e per aumentare l’accesso dei loro cittadini alla cannabis medica».
Il mercato tedesco della cannabis medica, che in poco tempo è diventato il più grande in Europa, ha raccolto 206 milioni di dollari. In Spagna il mercato inaugurato dai CSC ha invece raggiunto la cifra di 431 milioni di dollari, motivo per cui nel rapporto viene indicato come uno dei prossimi mercati principali nel vecchio continente.
E sull’Europa viene sottolineato che, se la più grande economia dell’UE approvasse una riforma della cannabis, la cosa avrebbe implicazioni significative per la politica sulle droghe. Il riferimento è al fermento che stiamo vivendo in Europa, che sta portando al crollo del proibizionismo nei confronti della cannabis nel vecchio continente.
Nel momento in cui andiamo in stampa il governo di Malta ha, per primo in Europa, legalizzato l’autoproduzione di cannabis ad uso personale e i cannabis social club, anticipando di poco il Lussemburgo. Nel frattempo il nuovo governo tedesco ha annunciato di voler legalizzare la cannabis, la Svizzera farà partire quest’anno la sua legalizzazione sperimentale, in Francia un politico di peso come l’ex presidente Hollande ha aperto alla legalizzazione per spezzare il traffico illecito e inquadrandola come una questione di salute pubblica.
Da noi il dibattito politico è fermo, perché la destra italiana non vuole discutere nel merito la questione, continuando a rilanciare stereotipi e pregiudizi, ma nemmeno il PD la sostiene apertamente, nonostante qualche suo appartenente si sia schierato a favore. Meno male che ci sono gli attivisti, che, dopo la campagna di disobbedienza civile Io coltivo, e dopo la mancata discussione della legge sull’autoproduzione che giace in Commissione giustizia, sono riusciti nell’impossibile: raccogliere in pochissimo tempo oltre 630mila firme per un referendum che ne depenalizzerebbe la coltivazione. Gli altri problemi, che ci trasciniamo da anni, come la mancata regolamentazione della commercializzazione della cannabis light e la carenza di cannabis medica in farmacia che tormenta i pazienti, non sono stati affrontati. Le uniche novità sono state l’annuncio dei bandi per raggiungere l’autosufficienza produttiva e la convocazione di un tavolo tecnico al ministero della Salute che, per la prima volta, vede la partecipazione delle associazioni dei pazienti.
Come evidenziato nella sesta edizione del “The European Cannabis Report” di Prohibition Partners, si prevede che in Europa le vendite di cannabis per adulti raggiungeranno i 200 milioni di euro entro il 2023, avvicinandosi agli 800 milioni di euro nel 2025. Per contestualizzare queste cifre, quando la cannabis è stata legalizzata in Canada, il mercato illecito della cannabis valeva 800 milioni di euro. Ci sono voluti solo due anni perché l’industria legale della cannabis per adulti portasse via la metà della quota di mercato.
LA CANNABIS LEGALE COME VOLANO PER CREARE LAVORO
Intanto, la cannabis legale, si afferma come il volano per la creazione di posti di lavoro del futuro. In Usa, dove il settore continua a crescere e sta assumendo i lavoratori degli altri settori che rimangono disoccupati, gli analisti paragonano il settore cannabis a ciò che è stata la manifattura fino agli anni ’90: il grande volano per la creazione di posti di lavoro a tempo pieno per la classe media. Perché le legalizzazioni che stiamo vedendo in giro per il mondo, a parte qualche rara eccezione, hanno purtroppo ancora poco a che fare con la giustizia sociale e i diritti umani, ma molto a che fare con i soldi che questo mercato legale può portare. Miliardi, che, come scriviamo da sempre, vengono tolti dalle tasse di criminali per essere restituiti a stati e cittadini.
I BIG DI ALCOL, TABACCO E FARMACI ENTRANO NEL SETTORE
E intanto le grandi aziende del farmaco, del tabacco e dell’alcol, dopo aver fiutato l’affare, muovono i primi passi nel settore della pianta che osteggiavano fino a poco tempo fa. Ultimo in ordine di tempo il colosso farmaceutico Pfizer, che a dicembre 2021 ha completato l’acquisizione di Arena Pharmaceuticals per 6,7 miliardi di dollari. Ma negli anni passati, con vari modi, sono diverse le aziende che hanno fatto il grande passo: Jazz Pharmaceuticals che ha acquisito la GW Pharmaceuticals, Tilray che ha concluso un accordo con Novartis e un altro con Anheuser-Busch InBev, Johnson & Johnson che collabora con Avicanna, Atria che ha acquisito una quota di Cronos Holding e infine l’acquisizione di una parte di Organigram da parte della British American Tobacco.