Cannabis VS oppioidi: “più sicura e non causa morti”
Centinaia di persone dipendenti dagli oppioidi in Massachusetts vengono trattate con la cannabis terapeutica. Per i sostenitori di questa terapia la cannabis cambia la vita delle persone, dando loro un’alternativa all’abuso di farmaci oppioidi che alcuni medici definiscono come epidemia mortale. «Abbiamo un’epidemia in tutto lo Stato di morti da oppioidi», ha detto il dottor Gary Witman di Canna Care Docs, una rete di strutture che fornisce le tessere ai pazienti per aver accesso alla cannabis in sette Stati, comprese nove cliniche in Massachusetts. «Quando riusciremo a far passare i pazienti dagli oppiodi ad una sostanza come la cannabis penso che i morti da oppioidi diminuiranno notevolmente», ha puntualizzato.
Witman, che lavora alla Fall River Canna Care clinic, ha raccontato di aver trattato circa 80 pazienti dipendenti da oppioidi, rilassanti muscolari o farmaci anti-ansia, con un programma di un mese a base di cannabis e che più del 75% di questi pazienti ha smesso di assumere i farmaci che erano stati loro prescritti. Da ciò che riferisce il Boston Herald secondo il dottore la cannabis può trattare sintomi, come dolore cronico o ansia, per i quali prima venivano prescritti farmaci derivati dall’oppio, e farlo in modo più sicuro.
«Quello che stiamo vedendo è che, nelle visite successive, i pazienti sono diminuiti e hanno anche eliminato gli oppioidi», ha detto la dottoressa Uma Dhanabalan della Uplifting Health and Wellness di Natick, aggiungendo che la cannabis funziona molto meglio di altri sostituti. «Il problema – ha sottolineato la dottoressa – è quando sostituiamo un oppioide sintetico con un altro oppioide sintetico perché, indovinate un po’, gli oppioidi sintetici uccidono, la cannabis no».
Ad ogni modo non sarebbe che la conferma di alcuni studi scientifici in materia, realizzati di recente. Uno studio del 2014 pubblicato sul JAMA Internal Medicine e condotto dai ricercatori della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania ha esaminato il tasso di decessi causati da overdose da analgesici oppioidi tra il 1999 e il 2010. I risultati rivelano che, in media, i 13 Stati americani che hanno autorizzano l’uso di cannabis terapeutica, dopo aver emanato le leggi, hanno avuto un tasso del 24,8% più basso riguardo alla mortalità annuale per overdose da analgesici oppioidi rispetto agli Stati in cui la cannabis terapeutica è ancora illegale, mostrando che il trattamento può essere più sicuro per i pazienti affetti da dolore cronico causato da varie patologie.
Mentre in uno studio condotto presso la Columbia University di New York in doppio cieco su 60 pazienti nella clinica in cui erano sottoposti ad un trattamento di disintossicazione, un gruppo di 40 pazienti ha ricevuto 30 mg al giorno di THC (in forma di Dronabinoil) mentre i restanti 20 ricevevano una sostanza placebo. Secondo i risultati i sintomi di astinenza da oppioidi erano più bassi nel gruppo al quale veniva somministrato THC. Non solo: il 32% dei pazienti che fumava cannabis durante il trattamento aveva indici significativamente più bassi relativi ad ansia ed insonnia oltre al fatto di portare a termine più volentieri le 8 settimane totali dello studio.
In tutto questo in Italia, in totale controtendenza con quanto riportato qui sopra, nel decreto emanato dal ministero della Salute a fine 2015, si legge che gli oppiodi sono da preferire alla cannabis nel trattamento dell’analgesia nel dolore cronico. Citando il decreto, la cannabis è prescrivibile per «l’analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace». È una delle tante storture del decreto approvato a fine 2015, ma certamente una delle più significative.