Cannabis negli USA: più di 400mila lavoratori a tempo pieno
Sebbene i lavoratori nell'industria della cannabis sono aumentati del 5,4%, superando i 400mila full time, il settore verde ha ancora un'enorme potenziale di crescita
Sono più di 400mila le persone che lavorano (full time) nel settore della cannabis statunitense. Più di 23mila nuovi posti di lavoro rispetto all’anno precedente. Per un aumento del 5,4%.
Il rapporto, elaborato di recente da Vangst e Whitney Economics, ha sottolineato che la crescita registrata nel 2023 potrebbe essere un “segno che il clima imprenditoriale ha iniziato a stabilizzarsi a livello nazionale”, finalmente.
Una crescita confermata anche dalle vendite annuali di cannabis aumentate nel 2023. Lievitate del 10,3% rispetto al 2022. Una cifra che, come si legge dalla relazione, “comprende tutte le vendite per uso medico e per adulti regolamentate dallo Stato, ma non include i prodotti derivati dalla canapa”.
E ancora, “si tratta di una buona notizia per l’industria cannabica – non tutti i mercati del lavoro si sono espansi allo stesso ritmo”.
LA CANNABIS CHE DÀ LAVORO: OLTRE 400MILA LAVORATORI FULL TIME NEGLI USA
L’industria della cannabis però non si è evoluta in maniera uniforme. Visto che ogni mercato è relegato nel proprio stato, con le proprie leggi statali. Essendo questa sostanza ancora illegale a livello federale.
“I mercati giovani continuano a espandersi e a creare opportunità di lavoro, mentre la domanda nei mercati maturi è leggermente calata”.
Dal rapporto infatti si evince che la crescita “è stata guidata in gran parte dai giovani mercati del Midwest (Michigan, Missouri e Illinois) e in maniera moderata dai mercati della costa orientale come New Jersey, Connecticut e New York”, dove a fine 2022 ha aperto il primo dispensario di cannabis ricreativa.
COSA STA BLOCCANDO LA CRESCITA DEL MERCATO CANNABICO?
“A partire dal 2014, quando sono stati aperti i primi negozi legali per uso adulto in Colorado e a Washington, l’industria ha registrato una crescita annua dal 15% al 41%. Per quasi un decennio la cannabis è stata l’industria americana a crescere più rapidamente”.
Uno slancio frenato principalmente dai costi troppo elevati che le aziende di settore devono sostenere. Con un’aliquota fiscale che arriva a toccare addirittura il 70% o più.
Inoltre, la situazione è aggravata dall’impossibilità di richiedere dei prestiti alle banche. Che, diffidenti per la non-legalizzazione a livello federale della marijuana, ne concedono solo a pochissimi eletti.
Un insieme di fattori che continuano a mettere i bastoni tra le ruote al mercato verde statunitense, nonostante tutti i benefici economici e sociali che ne derivano, a partire dagli oltre 20 miliardi di tasse generati dal 2014. Gran parte impiegati per sostenere iniziative a favore dei cittadini.
A dare speranza però è l’ultima presa di coscienza della DEA (Drug Enforcement Administration), che pare decisa a spostare la cannabis dalla Tabella I alla Tabella III. Classificandola come sostanza “a basso rischio”.
Una norma che, se approvata, andrebbe a ridurre le tasse che mettono in ginocchio il settore cannabico. E ne promuoverebbe di conseguenza l’espansione.