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Cannabis terapeutica: tre regioni contro il governo. La Puglia minaccia l’autoproduzione

Cannabis terapeutica: tre regioni contro il governo. La Puglia minaccia l'autoproduzione
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e il presidente della Puglia Michele Emiliano

Toscana, Emilia-Romagna e Puglia attaccano il governo denunciando come la produzione di cannabis terapeutica sia insufficiente per garantire l’accesso al farmaco per tutti i cittadini che ne hanno diritto. I tre presidenti delle regioni (rispettivamente Enrico Rossi, Stefano Bonaccini e Michele Emiliano) chiedono al governo di predisporre da subito un aumento della produzione presso quello che, ad oggi, è l’unico centro autorizzato alla produzione di cannabis in Italia, ovvero l’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze.

Particolarmente duro il presidente della Puglia Michele Emiliano, che ha lanciato una sorta di ultimatum: «Il governo e il Parlamento diano una risposta in tempi brevi. E non intendo settimane, ma ore. Altrimenti provvediamo da soliNonostante l’impegno spasmodico mio e della Asl di Bari, non siamo riusciti a trovare abbastanza farmaci per soddisfare il fabbisogno dei malati». Il governatore pugliese ha poi raccontato di aver ricevuto la lettera di un malato di Sla che denunciava come fosse costretto a rivolgersi agli spacciatori visto che non riusciva ad avere la cannabis in modo legale pur avendone diritto: «Questo non solo vuol dire solo che lo Stato non aiuta i propri malati di Sla, o chi ha un tumore o malattie neurologiche, ma anche che favorisce il crimine organizzato», ha concluso.

Sono passati tre anni da quando il ministero della Salute ha avviato la coltivazione sperimentazione della cannabis a uso medico allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Ma i lotti della cannabis, denominata FM2, prodotta non sono sufficienti. A maggio è stato annunciato che verrà triplicata la produzione, passando dai 100 ai 300 chili l’anno, ma ancora non è chiaro se da parte dello stato sono stati resi disponibili i fondi per l’ampliamento delle serre e del personale necessario per la coltivazione.

Inoltre un altro grosso scoglio all’accesso per i pazienti è stato messo direttamente dalla ministra Lorenzin che nei mesi scorsi ha imposto alla Farmacie di vendere la cannabis terapeutica italiana al prezzo massimo di 9 euro al grammo, senza però adeguare anche il prezzo con il quale essa viene distribuita dal produttore, generando così una filiera che i farmacisti denunciano come economicamente insostenibile, obbligandoli a operare in perdita, fattore che sta spingendo molte farmacie a non distribuire più la cannabis.

Ora arriva la presa di posizione pubblica dei tre governatori a certificare il fallimento della gestione della produzione da parte del ministero della Salute e di tutto il governo, mentre la nuova legge sulla cannabis terapeutica in discussione al Parlamento si rifiuta ancora una volta di permettere ai malati il diritto all’autoproduzione della cannabis, unico strumento che potrebbe garantire un vero accesso universale alle cure.



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