Cannabis test, dagli Usa arriva il primo “palloncino”
Negli Stati Uniti la legalizzazione della cannabis avanza di stato in stato e di pari passo a quest’ondata riformista si addensano le complicazioni che solitamente accompagnano i grandi cambiamenti.
Una delle questioni cruciali nella regolamentazione dell’uso della cannabis legale, concerne la definizione dei limiti di THC per grammo di sangue al di sopra dei quali non è più consentito condurre alcun mezzo di trasporto.
Tale limite, però, non è ancora stato definito con metodo scientifico e solo 7 stati su 9 in cui è legale l’uso ricreativo hanno iniziato a stabilire delle linee guida per stabilire un limite, superato il quale un individuo può essere definito pericoloso al volante.
Un’ulteriore complicazione deriva dal fatto che progettare un “palloncino” per rilevare i livelli di cannabis nel respiro non risulta affatto agevole; la cannabis a differenza dell’alcol è infatti incredibilmente meno concentrata nell’aria alveolare che espiriamo: mentre l’alcol viene misurato in parti per milione, per rilevare la cannabis nel nostro respiro, invece, è stato necessario creare uno strumento molto più sensibile.
Il tema sta particolarmente a cuore all’azienda Californiana Hound Labs la quale ha messo a punto un dispositivo che, oltre a fungere da normale alcol test, consente di rilevare anche l’assunzione di cannabis nelle 2 ore immediatamente antecedenti alla misurazione.
Il dispositivo in questione è stato battezzato da Mike Lynn, ceo di Hound Labs, Hound Breathalyzer; all’apparenza potrebbe sembrare un normale etilometro, ma a differenza del suo precursore è in grado di rilevare l’assunzione di cannabis e registrare contemporaneamente due campioni di aria espirata: uno per la verifica immediata sul posto e l’altro necessario a eventuali analisi successive.
Nonostante lo sforzo e l’impegno profuso nel progetto, Mike Lynn ha precisato che Hound Breathalyzer non è in grado di stabilire quanto thc sia stato assunto nelle ore precedenti, ma solo se il soggetto del test l’abbia assunto o meno; quindi anche se tale strumento non può essere considerato un punto di arrivo, segna sicuramente un notevole passo in avanti rispetto agli attuali metodi di verifica, consistenti nell’analisi di saliva, urine, sangue o capelli, che non sono assolutamente attendibili in relazione ai tempi di assunzione. Detti esami infatti rilevano tracce di thc nell’organismo anche se l’assunzione è avvenuta giorni, settimane o addirittura mesi prima.