Cannabis terapeutica: una strada ancora in salita
Nell’agenda degli impegni, nei limiti delle nostre capacità sia queste che siano fisiche o psicologiche, abbiamo sempre messo al primo posto la necessità di creare dialogo e informazione per abbattere prima di tutto i pregiudizi personali nei confronti della Cannabis e del suo utilizzo in campo medico.
La scelta di provare a percorrere le vie legali nell’intento di aver riconosciuto il diritto a coltivare piante selezionate attraverso una filiera controllata e un “Progetto Pilota” avvenne durante l’ultimo anno di presidenza dell’ormai ex governatore Nichi Vendola. Non bisogna dare per scontato nulla e lo dimostra il fatto che non sia aumentato il numero di medici prescrittori nonostante alcune regioni abbiano legiferato a favore dell’introduzione di farmaci cannabinoidi per malattie importanti.
E non occorre dare per scontato nemmeno che sia impossibile incontrare, nella classe medica, giovani dottori (ma anche più grandicelli) che dall’alto dei loro piedistalli emanano sentenze, sviluppano riflessioni e assegnano giudizi senza fondamenta anche a noi che quotidianamente affrontiamo non più solo le nostre, ma anche le situazioni drammatiche di chi con fiducia ci chiama o ci contatta.
Alcuni di essi ci fanno ancora sorridere e per questo li ringraziamo.
Siamo consapevoli del tempo che passa, di come le cose sembra vadano a rilento e come più volte scritto non esiste una logica in questo periodo storico che vede gli “utili idioti” (cit. Marco Pannella) percorrere chilometri per raccontare le proprie “verità supposte” (cit. Michele Salvemini in arte Caparezza). Gli unici chilometri che ci va di raccontare sono quelli che percorrono le persone malate alla ricerca di medici prescrittori, quelli che facciamo noi e quelli che dovremo ancora fare tutti per raggiungere livelli di conoscenza tali da permetterci un giorno una gestione personale della terapia, con il giusto supporto di un medico informato. Caso per caso, paziente per paziente.
Con alla base il confronto diretto e continuo saremo in grado di tenere sempre alta l’attenzione sulle terapie con cannabis che oggi stanno dimostrando risultati sorprendenti nei pazienti che fortunatamente riescono ad avere accesso libero e gratuito. Ben più pesante e difficile è la situazione invece di chi si ritrova senza il supporto di un medico prescrittore, di chi è costretto a pagare ancora la cannabis in farmacia a costi impraticabili, di chi non vuole rivolgersi al mercato nero e nonostante tutto, illegalmente, preferisce mettere alcune piante in dimora per il proprio uso terapeutico o per quello di un proprio caro.
a cura dell’associazione LapianTiamo