Cannabis terapeutica e vaticano. Una testimonianza
A seguire la mia testimonianza relativa al pensiero della Chiesa in fatto di droghe-farmaci.
Stefano Balbo – Vice presidente A.C.T. – Associazione Cannabis Terapeutica – www.medicalcannabis.it
Molto Rev. Mons. Soto,
Mons. Patrizio Benvenuti mi ha dato il suo indirizzo affinché io Le richiedessi i documenti pontifici medianti i quali mi viene data autorizzazione ecclesiastica all’uso di sostanze stupefacenti per curare o alleviare sintomi di gravi malattie!
Con il farmaco “SATIVEX” che è fatto con cannabinoidi (marijuana), io sono praticamente “rinato” (ho la sclerosi multipla, diabete, operato di 2 tumori ed ho effetti collaterali farmaco resistenti!). Dopo 4 mesi di assunzione me lo vogliono negare ed una delle motivazioni è: che siamo in Italia, in Italia c’è il Vaticano per cui è inutile insistere…
Io so che non è colpa del Vaticano, come affermatomi da Mons. Benvenuti, per cui Le chiedo una dichiarazione da poter presentare ai politici locali e stampa.
Ho quasi 43 anni, sono cattolico ho 2 figli ed ho bisogno di lavorare! Senza questo farmaco, cosa sarà della mia famiglia e di tante altre che hanno il papà o la mamma con i miei stessi problemi di salute?
Per ulteriori chiarimenti può contattarmi al numero: 335-80XXXX/0473-270XXXX(oppure inserisca il mio nome e cognome nel motore di ricerca google).
La prego di rispondermi il prima possibile perché mercoledì 11/07/2007 ho appuntamento con l’Ass. alla Sanità locale che ha il potere di decidere…!
La ringrazio di cuore e la saluto con affetto.
Stefano Balbo
RISPOSTA DAL VATICANO
Illustre Signor Stefano,
Ho ricevuto la sua mail con la quale mi domanda circa la moralità dei farmaci che contengono sostanze narcotiche, e che sono destinati a lenire il dolore di un malato grave. Al riguardo desidero esporre in alcuni punti quello che il nostro Pontificio Consiglio ha pubblicato e ha come documenti importanti in questo caso:
1. Due anni fa il nostro Pontificio Consiglio ha celebrato in Vaticano, una conferenza internazionale dedicata alla cura di malati terminali, dove si é parlato dell ́attenzione e la cura di questi malati. La nostra Rivista “Dolentium Hominum” da fede di questo. Può vedere anche alcune informazioni nel nostro sito http:// www.healthpastoral.org.
2.Tra le cure da somministrare all’ammalato grave, e con malattie dolorose, vanno annoverate quelle ANALGESICHE. Queste, favorendo un decorso meno drammatico, concorrono all ́umanizzazione e all ́accetazione del morire. Ciò però, non costituisce una norma generale di comportamento. Non si può infatti imporre a tutti un “comportamento eroico”. E poi molte volte, “il dolore diminuisce la forza morale” nella persona: le sofferenze “aggravano lo stato di debolezza e di esaurimento fisico, ostacolando lo slancio dell ́anima e logorano le forze morali invece di sostenerle”. Invece la soppressione del dolore procura una distensione organica e psichica, facilita la preghiera e rende possibile un più generoso di sé. (Carta degli Operatori sanitari, N. 122)
3. La prudenza umana e cristiana suggerisce per la maggior parte degli ammalati l ́uso dei medicinali che siano atti a lenire o sopprimere il dolore, anche se ne possano derivare torpore o minore lucidità. Quanto a coloro che non sono in grado di esprimersi, si potrà ragionevolmente presumere che desiderino prendere tali calmanti e somministrarli loro secondo i consigli del medico (Sagrada Congregazione della Dottrina della fede, Dichiarazione sull ́eutanasia, 5 maggio 1980, in AAS 72 (1980) 547-548.
4. L ́uso degli analgesici per i morenti non é comunque esente da difficoltà.
5. Anzitutto il loro impiego può avere come effetto, oltre l ́alleviamento del dolore, anche l ́anticipazione della morte. QUANDO MOTIVI PROPORZIONATI LO ESIGONO, É PERMESSO UTILIZZARE CON MODERAZIONE NARCOTICI CHE NE ALLEVIERANNO LE SOFFERENZE, MA PORTERANNO ANCHE UNA MORTE PIU’ RAPIDA. IN TALE CASO, LA MORTE NON É VOLUTA O RICERCATA IN ALCUN MODO, BENCHÉ SE NE CORRA IL RISCHIO PER UNA RAGIONEVOLE CAUSA: SI INTENDE SEMPLICEMENTE LENIRE IL DOLORE IN MANIERA EFFICACE, USANDO ALLO SCOPO QUEGLI ANALGESICI DI CUI LA MEDICINA DISPONE (Sagrada Congregazione della Dottrina della fede, Dichiarazione sull ́eutanasia, 5 maggio 1980, in AAS 72 (1980) 548.)
6. Si da inoltre l ́eventualitá di causare con gli analgesici la soppressione della coscienza nel morente. Tale impiego merita una particolare considerazione. Non bisogna, senza gravi ragioni, privare della coscienza il morente. A volte il ricorso sistematico a narcotici che riducono all ́inconscienza il malato cela il desiderio, spesso inconscio degli operatori sanitari di non mantenere una relazione col morente. Così non si cerca tanto di alleviare la sofferenza nel malato, ma piuttosto il disagio dei circostanti. Si priva il morente della possibilità di vivere la propria morte, sprofondandolo in una incoscienza indegna di un essere umano. E’ per questo che la somministrazione di narcotici al solo scopo di evitare al morente una fine cosciente é una pratica veramente deplorevole.
7. Diverso é il caso di una seria indicazione clinica all ́uso di analgesici soppressivi della coscienza, come in presenza di dolori violenti e insopportabili. Allora l ́anestesia può dirsi lecita, ma a delle condizioni previe: che il malato abbia soddisfatto o potrà ancora soddisfare i suoi doveri morali, familiari e religiosi. (pio XII, A un ́Assemblea internazionale di medici e chirurgia, 24 febb 1957, in AAS 49 (1957) 145.)
8. Tra i trattamenti che si somministrano ai malati terminali e gravi, sono gli analgesici… la prudenza umana e cristiana suggerisce per i malati l ́uso dei medicinali appropriati per lenire o sopprimere il dolore, sebbene questi possano aumentare la mancanza di lucidità mentale. (Javier Lozano, Metabioetica e biomedicina,Vaticano 2005, p. 186).
9. Quando sono i dolori violenti, insopportabili… allora l’anestesia é lecita, però sotto condizioni previe… che il malato abbia compiuto tutti i doveri umani e cristiani (Javier Lozano, Metabioetica… p. 187). Per tanto, Signor Balbo, i medicinali indirizzati a lenire il dolore in un malato grave come il caso suo, e secondo il parere autorizzato e professionale del medico, possono includere sostanze narcotiche, e che la finalità non é la tossicodipendenza, ma piuttosto lenire il dolore, con sostanze di questa categoria.
Spero che questi punti presi da alcune pubblicazioni nostre possano servire a portare avanti la sua malattia con dignità cristiana ed umana.
Alcune bibliografie:
– Cfr. Javier CArdinale Lozano B, Metabioetica e biomedicina, Sintesi di principi ed aplicazioni, Cittá del Vaticano 2005, pp. 186-187
– Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, Le cure paliative, Ed. Palabra, Madrid 2006
– Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, CARTA DEGLI OPERATORI SANITARI,Vaticano 1995
– Angelini Fiorenzo (curatore), Pio XII, Discorsi ai medici, Roma 1960 (sesta edizione), voce: Analgesia, dolore, moribondi
– Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, Rivista Dolentium HOminum,Vaticano 2006 Cordiali saluti.
Mons. Antonio Soto – Officiale del Pontificio consiglio per la pastorale della salute
fonte: Notiziario Aduc