Cannabis terapeutica e sclerosi multipla. Una testimonianza.
Cari amici mi presento, mi chiamo Stefano Balbo ho quarantasette anni, sono sposato e ho due figli… un passato da atleta. All’età di ventiquattro anni, lentamente e inesorabilmente, sono iniziati numerosi problemi di salute, diabete, sclerosi multipla, cancro e Styff Mann Sindrome, malattie che hanno in comune i terribili dolori neuropatici, incontrollabili e resistenti alla morfina. Cercherò di spiegare cos’è la Sclerosi Multipla: la sclerosi multipla (SM), chiamata anche sclerosi a placche, è una malattia infiammatoria cronica demielinizzante, a patogenesi autoimmune, che colpisce il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale).
La grande variabilità dei sintomi che la caratterizzano è conseguenza di un processo di degenerazione della mielina, da cui il termine demielinizzante (o mielinoclastica). La mielina costituisce la guaina che riveste parte del corpo dei neuroni permettendo la trasmissione rapida e integra degli impulsi nervosi. Se in uno stato di normalità le informazioni nelle fibre nervose sono trasmesse a 100 m/s, in un individuo affetto dalla sclerosi multipla la velocità scende gradualmente a 5 m/s. La mielinizzazione degli assoni è un processo che comincia nel quinto mese di vita fetale, ha un picco intorno ai 6-8 mesi di età e si protrae fino ai 2 anni, raramente fino ai 10. Nell’individuo adulto in seguito a distruzione delle guaine mieliniche non si ha una nuova mielinizzazione.
Nel corso della malattia la distruzione delle guaine mieliniche causa il blocco o rallentamento degli impulsi che vanno dal sistema nervoso centrale verso le diverse parti del corpo e viceversa. Le aree in cui la mielina è stata danneggiata vengono anche dette placche; da ciò deriva l’appellativo sclerosi a placche. Tali danni portano una progressiva disabilità nel tempo fino a causare nei casi più gravi la morte del paziente. Con la SM convivo ufficialmente da tredici anni, nel 2004 dopo numerosi effetti collaterali causati dall’interferone e Copaxone, in seguito mi venne un tumore maligno che non sapevo di avere se non l’anno successivo, decisi di dire basta al calvario che mi procuravano i cosiddetti farmaci di protocollo. Ne avevo abbastanza dei danni e dolori causati dalla SM. Parlai con il mio neurologo, mi disse di pazientare perché presto sarebbero arrivati farmaci cannabinoidi anche nelle nostre farmacie, da quel giorno molto timidamente iniziai a informarmi. Ero molto prevenuto, pensavo a una bufala, la classica leggenda metropolitana. Un problema così grave lo curi con la canapa a portata di mano così banalmente?
Sei mesi dopo mi trovai a Milano, stavo male, fui invitato a cena da dei conoscenti, dopo cena un commensale si accese una “tromba” di erba. Quella sera fu il momento di sperimentare questo stupefacente. “L’esperto” mi spiegò che il THC della canapa è un potente neuro-protettore e vaso-dilatatore, mentre il CBD cannabinoide non psico-attivo è un eccellente anti-infiammatorio privo di contro-indicazioni, mi spiegò che in certi soggetti era possibile, raramente, subire un improvviso calo di pressione e tachicardia. Durante l’assunzione del farmaco basta bere tantissima acqua in modo da ristabilizzare la pressione venosa. Non mi resi conto subito ma la notte e il giorno successivo le mie tensioni nervose si erano attenuate, appetito e buon umore. I dolori si erano attenuati in quanto le contrazioni muscolari venivano meno.
Da quel giorno lessi tutto ciò che riguardava la canapa, presi contatto con l’associazione cannabis medica, seppi con disappunto che già dal 1997 era possibile curarsi con farmaci cannabinoidi in Italia, l’unico problema era causato dagli intoppi burocratici. Il 99% dei medici pensano che i farmaci cannabinoidi siano vietati, inefficienti, pericolosi, mortali, la favola della strada obbligata per passare alle droghe pesanti, ecc. Purtroppo anche molti pazienti la pensano in questo modo e ci troviamo davanti ad un paradosso: chi sa che la canapa è un ottimo farmaco adiuvante si arrangia da solo come può.
Le cronache giudiziarie degli ultimi mesi riportano notizie di pazienti arrestati per detenzione di canapa a scopo medico e poi prosciolti, grazie a qualche giudice illuminato che riconosce finalmente il diritto alla cura anche ben oltre i protocolli standard. Clamorosa è l’assoluzione di una paziente veneziana trovata con quarantatre piante sul balcone, mentre altri pazienti si sono presi 18 mesi per sole tre piante da fibra senza THC! C’è il farmaco basato sull’evidenza, antibiotici e insulina, poi esiste il farmaco basato sulla persona al primo posto la canapa. In Canada negli ospedali si trovano 20 genetiche diverse di erba, 10 di resina e due di olio, nei dispensari californiani si trovano ben 5000 qualità di erba, 20 di resina e 10 di olio del tipo di Rick Simpson. Grazie al così ampio ventaglio di genetiche è facile trovare il farmaco adeguato sia al paziente che alla patologia. In Italia sono disponibili 8 farmaci cannabinoidi molto validi come il Sativex GW e tre erbe prodotte dalla Bedrocan.
Dopo una lunga battaglia, coinvolgendo perfino il Vaticano, sono riuscito a prendere legalmente il Sativex fornito gratuitamente dalla mia ASL. Migliaia di pazienti e medici italiani non sanno neppure come iniziare la trafila per avere il farmaco, fortunatamente la situazione è un po’ a macchia di leopardo. Molti pazienti possono accedere al farmaco in varie forme, la maggior parte Sativex, Bedrocan o Bediol fino a 90gr al mese. La ricerca italiana sulla canapa-medica sta già facendo dei passi avanti, ma potrebbero essere applicate molte soluzioni per migliorarla.
Stefano Balbo Vice Presidente A.C.T.
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