La cannabis secondo Soma: “Coltiva con il cuore, la pianta restituirà amore”
Abbiamo intervistato il mitico fondatore di Soma's Secred Seed: un'iniezione di fiducia, affetto e speranza, che in un momento come questo, non può che fare bene
Una vita dedicata alla cannabis ha reso Soma, 75enne fondatore dell’omonima seedbank, una persona piena di amore, per la pianta e per il mondo intero. Se il suo primo consiglio a chi si approccia alla coltivazione è proprio quello di farlo con il cuore, e non pensando al portafoglio, il suo lascito è che, mentre viaggia spedito verso le 76 primavere, «se posso aiutare qualsiasi altro essere umano a capire quanto sia magnifica la cannabis, lo farò».
Mollare un lavoro all’IBM per dedicarsi alla cannabis subito dopo averla scoperta è una scelta che non tutti avrebbero avuto il coraggio di fare, ma era evidentemente quella giusta se oggi, 58 anni dopo, l’obiettivo è ancora lo stesso: creare nuove genetiche mettendo al primo posto il valore terapeutico del fiore, legato alla visione che sembra tornare direttamente dalla fine degli anni ’60: «Questa pianta fa odiare di meno e amare di più».
D’altra parte le sue parole non sono mai scontate e il valore umano che traspare da questa chiacchierata è profondo e sincero, un messaggio al sapore di speranza e unione, con la pianta delle meraviglie a fare da legante tra passato e futuro, diventando nutrimento per la mente e l’anima.
LA CANNABIS SECONDO SOMA
Coltivi cannabis da più di 50 anni: qual è la cosa più importante che hai imparato nella tua relazione con la pianta?
Si tratta per lo più di ciò che ho imparato da ogni cosa e dalla pianta di cannabis: fallo con il tuo cuore. Non farlo pensando al portafoglio, fallo con il tuo cuore, in modo amorevole, e vedrai che questo amore tornerà a te, la pianta lo condividerà con te. Più amore viene condiviso, specialmente in questi giorni su questo pianeta e meglio sarà.
Cosa è successo quando hai incontrato la cannabis per la prima volta nella tua vita? So che a quei tempi stavi lavorando per l’IBM…
Sì, è vero, ero a New York ed ero un tipo molto preciso, non mi piaceva l’alcol e quindi non bevevo, avevo provato ma non mi piaceva. Avevo 18 anni e c’era questo postino, che distribuiva lettere da un ufficio all’altro, che entrò dove lavoravo e mi chiese se avessi mai fumato marijuana. Gli dissi di no, ma che mi sarebbe piaciuto provare. E così il giorno dopo per 5 dollari mi portò 15 joint un po’ striminziti (era il 1967, che belli gli anni ’60!, nda). Io non fumavo sigarette, e appena finì di lavorare e fui da solo per i fatti miei lo accesi e lo fumai. Subito dopo aver finito quel joint mi dissi che mi era proprio piaciuto. E così iniziai a fumare, all’inizio solo nei week end, poi dopo il lavoro e presto iniziai a fumare tutti i giorni.
È vero che quando fumi ti piace mischiare diverse genetiche di cannabis invece che utilizzarne soltanto una?
Sì, lo chiamo Soma salad joint e mi piace. È un effetto interessante.
Ho letto anche che quando hai iniziato a coltivare utilizzavi genetiche di cannabis del Sud-Est asiatico e genetiche pure di Ruderalis Afghani. Quali sono le differenze principali tra queste e le genetiche moderne?
Le genetiche del Sud-Est asiatico impiegano molto tempo per arrivare alla fine della fioritura, perché vengono da un tipo di clima specifico, dove non esiste l’inverno. E quindi ci vuole molto tempo per sviluppare le genetiche naturali native del Sud-Est asiatico. E possono essere anche fragili: avendo un tempo di fioritura così lungo – se paragonate ad altre genetiche – possono subire stress e qualche volta fare fiori maschili. Ed è quello che mi è successo nei primi tempi in cui coltivavo, perché non sapevo bene ciò che stavo facendo. Avevo una pianta di una genetica del Sud-Est asiatico che era diventata alta più di 4 metri: anche se salivo su una scala, non riuscivo a raggiungerne la cima! Questa pianta sviluppò alcuni fiori maschili e di fianco avevo una pianta di genetica Afghani di 75 centimetri. Il polline della pianta più grande, entrò in contatto con questa più piccola, che iniziò a fare semi e all’improvviso ebbi questi semi nati dall’incrocio. Io ai tempi nemmeno sapevo come produrre i semi, fu un incidente, ma quelli che ottenni in questo modo li piantai. Le piante che nacquero erano incredibili e dissi a me stesso: “Wow, grazie a questo incidente”. Ma non esistono gli incidenti nella vita, tutto è sotto il dominio di Dio. Noi pensiamo di sapere tutto, ma non sappiamo niente, così come non sapevo niente allora e sono riuscito a ottenere quei semi, che, senza saperlo, erano semi femminili, non maschili. E così imparai che era possibile ottenere semi che non avrebbero fatto sviluppare piante maschio, che è poi quello che ho fatto molte volte.
Ma come è cambiato negli anni il modo di coltivare cannabis? Che metodi preferisci?
È la stessa cosa per la mia dieta. Facendo il paragone rispetto a quando ero giovane, e mangiavo un sacco di cibo spazzatura, negli ultimi 15 anni mi importa molto di più di ciò che mangio. E penso a tutto ciò che faccio con un senso “nutrizionale”, anche a livello emotivo. Ho 75 anni che nel 2025 diventeranno 76, sono nonno e ho 3 nipoti. Mio figlio di 11 anni è appena tornato a casa e ho una figlia di 48. Amo essere vivo, amo respirare e credo di aver vissuto la gran parte della mia esistenza e, se posso aiutare qualsiasi altro essere umano a capire quanto sia magnifica la cannabis, lo farò.
Fumi solo cannabis o anche hashish?
Preferisco il fumo, organico, come ice-o-leator o water hash… È così buono.
E lo produci tu?
Sì, mi piacciono i sacchi di Mila (Mila Jansen, la mitica hashish Queen e creatrice di Pollinator, nda) o di Bubble Bags (quelli creati da Marcus “Bubbleman” Richardson, nda) li utilizzo entrambi. Acqua e ghiaccio, per ottenere un hash come quello? È il mio preferito. Deve essere organico e credo abbia un grande potere medicinale.
E qual è invece il tuo rapporto con gli edibili?
Prima di tutto non devono contenere gelatina, perché non mangio carne, sono vegetariano. E quindi mangio edibili per vegetariani. Faccio anche il burro, ma le caramelle che faccio hanno l’agar agar al posto della gelatina.
So che una delle tue genetiche di cannabis preferite è la Lavender, per il suo valore medicinale e per la facilità di coltivazione, puoi dirci di più?
Beh, Lavender è nata agli inizi degli anni ’90, forse nel 1994, è una bellissima Indica e non ci vuole troppo tempo per coltivarla: a me piace tenerla per 10 settimane, ma si può raccogliere anche a 9 settimane: è veloce ma dipende dalla qualità del lavoro fatto. Dà una sensazione di grande confort, specialmente di notte, e ti aiuterà a fare una bella dormita. Se fai un bel pranzo e fumi un joint di Lavender, molto presto avrai voglia di fare un bel sonnellino.
Un’altra tua varietà famosa è l’Amnesia Haze, che ha vinto il primo posto in 3 differenti competizioni olandesi negli anni scorsi…
(pochi secondi d’attesa mentre si fa passare un bel cimone di Amnesia da mostrarmi)… È sicuramente uno dei miei strain preferiti… Vedi i cristalli? Questa genetica non ti farà dormire, come molte Indica, questo seme è energetico, ti farà ballare, leggere un libro, fare una passeggiata nella natura. E il profumo? Oh mio Dio! È così dolce, si sentono i terpeni, mi piace. Ho a che fare con questo seme da più di 20 anni e non mi ha mai deluso. Se il grower è esperto, la coltiva in modo organico, senza usare schifezze varie, è davvero super. E tu puoi andare in qualsiasi coffee-shop in Amsterdam, e trovare questo strain. Magari non di questa qualità, ma non c’è un singolo coffee-shop di Amsterdam che non l’abbia nel menù.
Puoi raccomandare una genetica di Soma’s Sacred Seed per un coltivatore principiante, e un’altra per chi invece ha più esperienza?
Sì, devi avere abbastanza esperienza per coltivare Amnesia. Devi avere una growroom che sia sicura, devi essere preparato al fatto che non vedrai spuntare i fiori prima della decima settimana, e ce ne vorranno 13, o anche 14 o 15 per completare il raccolto. Quindi devi essere paziente. E poi devi avere abbastanza spazio perché, anche potandola al massimo, diventa alta. In Thailandia diventa enorme.
E quella per i principianti?
Ne ho una nuova, chiamata come mio figlio di 11 anni, Jacob Green. È abbastanza veloce, l’ho coltivata sul mio tetto ad Amsterdam l’anno scorso e l’ho raccolta in tempo ai primi di ottobre. Le ho dato il nome di mio figlio perché è davvero edificante, è un mix di Indica e Sativa, ma l’armonia che possiede, ti solleva e ti fa stare bene. Abbiamo i semi femminizzati, e quindi è una buona genetica per un principiante che vuole cominciare e, va coltivata con il super soil, quello di Soma o quello che puoi crearti da solo, a partire dai singoli ingredienti che puoi recuperare per mischiarli a un light mix. Questo è il primo anno che uso il super soil senza nessuna aggiunta, e le piante non hanno mai sofferto di oidio. Io uso sempre la tecnica “raise plants method” specialmente qui ad Amsterdam perché il clima non è come in Italia e se non usi questa tecnica, che permettere di arieggiare le radici oltre che di fare arrivare loro l’acqua, puoi avere un sacco di problemi.
L’ultimo numero della nostra rivista, Dolce Vita, è dedicato al THC, una molecola che di recente è stata spesso bistrattata, ma che alla base del piacere di fumare cannabis e di molte delle sue proprietà terapeutiche, che cosa pensi di quello che rimane il principale cannabionide?
Il THC è il mio preferito, ma, ad esempio se parliamo di combattere le convulsioni, il CBD è pazzesco. La differenza sta probabilmente nel fatto che il THC è, in generale, un possibile aiuto per tutti. Ma alcune persone, come quelle che soffrono di epilessia, hanno bisogno di cannabis ad alti livelli di CBD per contrastare le convulsioni. Questa Amnesia Haze ha alto valore di THC, almeno il 22% e fino al 24/25%, è una vera medicina.
Quali sono secondo te le principali differenze tra un fumatore americano e uno europeo?
Una delle principali differenze è che almeno un terzo dei fumatori europei che conosco, mischiano il tabacco alla cannabis, in America non lo fa nessuno. Anche quelli che fumano tabacco, non lo mettono nei joint. Io stesso fumo tabacco dal 1985, ma non lo mischio con la cannabis.
Hai coltivato illegalmente per anni e ti sei trasferito ad Amsterdam per poter esprimere la tua passione senza problemi…
Non direi senza problemi, per 30 anni abbiamo combattuto per la libertà della cannabis qui. Ma ora la Germania ha legalizzato: ci sono andato in giugno e ho visto in giro tante persone sorridenti portare piante di cannabis nel proprio giardino per piantarle, senza che la polizia muovesse un dito. È quello che avrei voluto accadesse anche a Amsterdam, e ancora penso che possa accadere grazie a quello che stato fatto da persone come me e tanti altri che conosco, compresi gli attivisti e gli innovatori della scena olandese della cannabis.
Cosa consiglieresti a un giovane grower italiano che vive in un Paese in cui la cannabis è illegale il governo vuole mettere fuori legge anche quella industriale, con valori di THC sotto i limiti di legge?
Io credo che molto presto l’Italia finirà per legalizzare come è accaduto in Germania, perché è un Paese che ha una grande influenza sull’Europa. E per la Germania, che è stato un pessimo posto per essere beccati con della cannabis per molti anni, è un grande passo avanti. In passato ho scritto per riviste tedesche, credo di aver pubblicato qualcosa anche su Dolce Vita perché era un periodo in cui scrivevo su tutti i magazine europei che riuscivo a raggiungere, proprio perché aspettavo quel momento, che spero arriverà presto.
Speriamo…
Certo, speriamo! Ho sperato per 58 anni, e non ho ancora finito di sperare! Pensa, quello che stai facendo proprio in questo momento, lo stai facendo per l’Italia, e avrà un effetto positivo. E se mantieni la fede, il coraggio e il tuo cuore, avrai successo.
Non è facile in questo momento in Italia, ma andremo avanti per la nostra strada…
Facile a volte non è detto che sia meglio, a volte, quando è difficile, lavori meglio per l’obiettivo che ti sei posto di raggiungere. Ho subito un’operazione a cuore aperto nel 2005, davvero traumatica. Ho passato 22 giorni in ospedale, ma la cannabis è una guaritrice, per molti malanni differenti, fisici, emozionali, spirituali. In più ci sono circa 50mila prodotti che si possono ottenere dalla pianta, e ogni governo, incluso quello italiano, dovrà prima o poi riconoscerne il valore.
Ci arriveremo, magari in futuro… Quali sono invece i tuoi piani per il futuro? Hai qualche genetica deliziosa da lanciare sul mercato?
Sì, da quando ho iniziato a fumare, ho sempre cercato di trovare qualcosa di migliore, di più gustoso o con sapori particolari che fossero banana, fragola, cioccolato o altro.
Quando inizi a progettare una nuova genetica ti concentri di più sugli effetti che vuoi che abbia o sui sapori?
Numero uno è il valore medicinale, per me e tante persone che conosco. È una pianta che amo e alla quale ho dedicato la vita. È la guaritrice della nazione (healing of the nation è una frase che alcuni ritengono sia tratta dalla Bibbia, portata alla ribalta dal Reggae e dal movimento pro-cannabis in riferimento alla pianta, nda). Guarda al mondo, a tutta la rabbia e odio che ci sono in giro. Questa pianta fa odiare di meno e amare di più.
E quindi resterai in Olanda a sviluppare nuove piante?
Non sono mai stato in Thailandia, che sembra proprio un Paese invitante. Ma sono così contento di stare seduto, qui e ora, che non ho bisogno di andare da nessuna parte, a parte dentro al mio cuore. E ora che vado per i 76 penso spesso alla morte. Non in una brutta accezione, ma riflettendo sul fatto che tanti dei miei amici non ci sono nemmeno arrivati ai 75. Io sono qui, a tre quarti di secolo e mi chiedo cosa c’è dopo la morte, dove si va, una volta che non si è più nel corpo? Cosa c’è dall’altra parte? Perché io sono davvero convinto che qualcosa di altro, rispetto al corpo fisico, che noi raggiungeremo e staremo meglio di come siamo stati qui.
Oggi ho letto che ci sono tante anime, in attesa su una sorta di linea cosmica, che stanno aspettando di incarnarsi in un corpo umano, per avere esperienza di tutto questo. Credo che solo il copro morirà, ma che l’anima si riconnetterà. Ho un’immagine di mio papà davanti al letto e ogni giorno, quando mi sveglio, lo saluto, anche se è morto nel 2010. Era un fiorista, così come mio nonno, e io non lo sapevo perché ci siamo separati quando avevo 3 anni, per poi reincontrarci nel 2011, un anno dopo che era morto, per scoprire che ho 2 fratelli e sorelle, che mi hanno raccontato un sacco di storie che non sapevo. Così come non sapevo che papà e nonno fossero fioristi, nonostante abbia lavorato con i fiori di cannabis per 58 anni. Amo i fiori e amo vivere in Olanda che è la capitale mondiale dei fiori.
E quindi non ti mancano gli Stati Uniti?
Vorrei che gli Stati Uniti migliorassero, sono nato lì. Voglio vederli guarire, vorrei vedere il cambiamento del sistema finanziario, che non punti solo sul valore dell’economia, ma su un’economia sana. La cannabis può cambiare l’intera economia americana.
Lo sta già facendo…
Dove diventa legale, l’economia esplode. E ora vedremo cosa accadrà in Germania con tutte le aziende e i club che stanno nascendo. Basta pensare alla Mercedes, ne ho avute tre nella mia vita e sono le mie auto preferite. Dove vengono prodotte? In Germania, con qualità top. E quindi cosa faranno i tedeschi con la cannabis? Probabilmente qualità top, una sorta di Mercedes della cannabis. Ci credo. E poi sarà il turno dell’Italia. Diffondete il messaggio!