Cannabis social Club aperto a Parma: l’ennesima bufala è una trovata senza senso
La notizia è stata pubblicata ieri in mattinata, sul sito internet di una agenzia di stampa solitamente ritenuta una fonte attendibile e di qualità: l’Aduc.
A Parma il sindaco Pizzarotti, in collaborazione con Prefettura, Dpa e ministeri vari ha destinato un’area della città alla produzione di cannabis e dato il permesso all’apertura di un Cannabis Social Club, accessibile a tutti i residenti in provincia, che conta già tremila iscritti e che ieri, in occasione dell’inaugurazione, ha regalato un grammo di cannabis a tutti gli iscritti. La “notizia” per sommi capi è questa (a questo link si può leggere integralmente).
Inutile dire che su internet si è scatenato un mezzo putiferio. Anche perché è stata riportata da siti molto influenti come “Tze Tze” e “Libero.it“.
Malati speranzosi di avere finalmente accesso alla cura, ragazzini esultanti che condividevano su Facebook, eccetera.
Poi alle ore 23 la doccia fredda. Dalle pagine del Canapaio Ducale (growshop cittadino, a quanto pare mente di tutta l’operazione) e sullo stesso articolo pubblicato dall’Aduc esce un nuovo comunicato (aggiunto in testa all’articolo originale) intitolato “Cannabis legale a Parma: la città che vorremmo e l’Italia del futuro”, nel quale si specifica che: «La firma del Sindaco di Parma Federico Pizzarotti a supporto della legge di iniziativa popolare per la legalizzazione, ha reso così facile per tutti noi immaginare questo futuro per Parma e tutta l’Italia. Ringraziamo ADUC per avere immaginato insieme a noi, attivisti antiproibizionisti parmigiani, questa stupefacente possibilità».
È stato tutto uno scherzo quindi, a quale scopo e per il divertimento di chi francamente ci sfugge. E il fatto che a questo giochetto si sia prestata l’Aduc – che è un’associazione per i diritti dei consumatori nonché un sito di notizie utilizzato da tanti per trovare news verificate – aggiunge gravità alla cosa.
Qualcuno potrà ribattere a questa nostra presa di posizione accusandoci di scarso senso dell’umorismo. Può essere sia così. Ma di certo di senso dell’umorismo ne è rimasto poco anche ai malati, ai tanti ragazzi in carcere per due piantine in terrazzo, a chi ogni giorno deve nascondersi come un criminale per il grammo di fumo che ha in tasca.
È innanzitutto per loro che ogni giorno, tra tante difficoltà, cerchiamo di fornire notizie vere e accurate, e lo stesso crediamo dovrebbero fare tutte le altre testate, pagine Facebook e associazioni che lottano per abbattere il proibizionismo. C’è poco da ridere.