Cannabis, punto di svolta
La Cannabis è la chiave di svolta per alcuni, una soluzione che appare lontana come la luna a volte e che, proprio come un satellite, “ruota soltanto” intorno a coloro che la richiedono per una necessità terapeutica. Arrivare a toccare con mano questa tipologia di farmaci, lo ripetiamo da tempo ormai, è quasi impossibile a causa della disinformazione della classe medica ma anche dei costi onerosi richiesti dalle farmacie italiane (ricordiamo che farmaci come il Bedrocan o il Bediol vengono importati a meno di 10 euro al grammo per essere poi rivenduti al malato 5 o 6 volte tanto).
In questa estate ricca di impegni tutti noi membri del Direttivo abbiamo incontrato persone ogni giorno. In particolare, io e mia moglie Lucia abbiamo avuto modo di conoscere un numero infinito di nuovi Amici che si sono uniti all’Associazione per dimostrare la propria vicinanza e il proprio sostegno verso quest’idea di Progetto Pilota che si spera possa concretizzarsi finalmente entro i prossimi mesi.
E tra questi Amici abbiamo conosciuto Loredana con una forma di SLA che la costringe a letto da 14 anni. Abita qui nel Salento… questa terra che in molti anche quest’anno son venuti a visitare in vacanza. Abita in una piccola ma accogliente casetta, con un appartamentino sul terrazzo che non riuscirà più a raggiungere vista la sua immobilità e le tante scale, con il mare a pochi, pochissimi metri… ma che non vuole più vedere e che non vede da 6 anni, con noi che abbiamo smesso (per il momento) di chiederle: “perché?”
Lory la conoscevamo solo tramite Facebook, eppure i chilometri che separano le nostre abitazioni sono meno di 10. Da tre anni circa sapevamo che era in cura anche lei con il Bedrocan, che lo assumeva disciolto e bollito nel latte e che i benefici c’erano, ma senza alcuna evidenza (semmai ci fosse da aspettarsi un beneficio per patologie come la sua, diremmo tutti)…. Da giugno di quest’anno siamo andati a conoscerla, in compagnia di Chiara, un’amica fotoreporter scesa nel Salento per un progetto personale sulla Cannabis e i malati che la assumono. Il destino ha voluto che fossimo proprio noi tre “giovani sconosciuti” a farle assumere la terapia in maniera differente, per la prima volta, fumandola. Ed oggi quando le chiediamo come sta, lei ci risponde: “Benissimo!” e si vede, lo notiamo noi tre e lo notano gli assistenti e coloro che la conoscono da più tempo di noi. Le braccia e le mani più morbide permettono alcuni giorni movimenti fino a poco tempo fa impensabili, le stesse gambe tornano a muoversi dopo anni di assoluta rigidità. Da quando Lory fuma la Cannabis Terapeutica che le passa l’ospedale (gratuitamente per fortuna) è in grado di parlare e comunicare meglio e la parola è migliorata a tal punto che scrivere frasi sul tablet è diventato superfluo il più delle volte.
Diverse cose mi sono rimaste impresse e ci penso ogni qualvolta che penso a lei. Ogni angolo della sua camera racconta le sue giornate, si respira il presente pesante, fatto di una famiglia che invecchia, di figli costretti a lavorare lontano e pochi, pochissimi nomi sui quali affidarsi quando c’è bisogno… e quindi sempre. Se chiudo gli occhi e penso a lei vedo le sue immancabili Marlboro lunghe, il suo I-Pad, il suo posacenere e il suo accendino rivestito con il nastro adesivo per migliorare la presa ed ora anche un pacchetto con le sue “terapie” a base di cannabis… tutto ha un senso sul letto di Lory, anche il suo gatto che dorme tra le lenzuola e i cuscini, ed ogni oggetto è posizionato per darle la possibilità di essere autonoma. Dalle mani che stringono il nulla ad un corpo che non sente più suo, ieri arrivavo a guardarle le dita dei piedi colorate rosso e argento… e abbiamo sorriso di questo. Ma a quella foto di lei da giovane, posta proprio sulla testa del suo lettino singolo automatizzato e difettoso, sinceramente non riesco ancora a trovare una risposta… ma nemmeno un senso.
Una foto nella quale due occhi ti guardano e arrivano oltre la stampa dell’immagine stessa, oltre lo specchio che la protegge dal tempo e dalla polvere, oltre l’aria e lo spazio che separa quel muro che la regge ancora in piedi. Quante cose da fare e da dire che ormai non possono essere né fatte né dette… ma appena conosciuta cosa potevamo fare per lei, noi che oltre alla nostra patologia portiamo avanti una lotta comune per tutti? Chiedendocelo abbiamo trovato presto una risposta: andare a trovarla e prepararle le terapie, a lei che con le sue mani non ci riuscirebbe mai e non ha nessuno affianco disposto o in grado di imparare. Siamo alla ricerca di Amici, Aiutanti e Volontari che vogliano conoscere persone come Lory e che abbiamo il piacere di preparare 10 sigarette con il farmaco e un buon tè a casa di un’amica, che vada a farle visita due volte a settimana, come facciamo noi… e che in cambio, senza nemmeno una parola, sarà in grado di rubare l’anima e di sicuro anche il cuore.
Ciao Lory, ci vedremo questi giorni per le altre terapie!
William – Fondatore LapianTiamo