La cannabis è uno psichedelico? Uno studio fa il punto della situazione
Una revisione scientifica per valutare le capacità della cannabis di indurre cambiamenti percettivi ed esperienze mistiche più tipicamente associate alle sostanze psichedeliche classiche
Le potenzialità della cannabis nell’essere paragonata agli psichedelici classici sono al centro di una nuova revisione che fa il punto sulla letteratura scientifica ad oggi presente per cercare di dare una risposta.
Il punto di partenza secondo i ricercatori in questo nuovo lavoro pubblicato sul Journal of Psychopharmacology è che: “La cannabis e gli psichedelici classici sono sostanze controllate con prove emergenti di efficacia nel trattamento di una varietà di malattie psichiatriche”.
Ma “nonostante molti esempi di uso storico insieme alle sostanze psichedeliche classiche per raggiungere stati alterati di coscienza” nella letteratura contemporanea non ci sono molti cenni sull’argomento.
Eppure secondo i ricercatori “La ricerca sugli effetti “psichedelici” della cannabis, e del delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) in particolare, potrebbe rivelarsi utile per valutare potenziali indicazioni terapeutiche e chiarire il meccanismo d’azione sia della cannabis che degli psichedelici classici”.
LA CANNABIS È UNO PSICHEDELICO?
“Le prove disponibili suggeriscono che la cannabis ad alto contenuto di THC potrebbe essere in grado di suscitare effetti psichedelici, ma che questi effetti potrebbero non essere stati osservati in recenti studi di ricerca controllati a causa delle dosi, del set e delle impostazioni comunemente utilizzate”, scrivono nello studio.
Secondo gli scienziati: “È necessaria la ricerca per studiare gli effetti di alte dosi di THC nel contesto utilizzato negli studi terapeutici sulle sostanze psichedeliche volti a provocare esperienze psichedeliche e/o terapeutiche. Se la cannabis può generare in modo affidabile esperienze psichedeliche in queste condizioni, i trattamenti con cannabis ad alte dosi di THC dovrebbero essere esplorati come potenziali trattamenti aggiuntivi per i disturbi psichiatrici ed essere considerati come un comparatore attivo negli studi clinici che coinvolgono farmaci psichedelici tradizionali”.
SET E SETTING
Secondo un recente studio una sessione di yoga dopo aver consumato cannabis può portare ad un livello più profondo di consapevolezza.
E qui il ragionamento si sposta su un altro piano: se nella ricerca moderna sugli psichedelici viene data molta importanza al set e al setting, e cioè a come le sostanze vengono assunte e alla situazione in cui si trova la persona che lo fa, negli studi sulla cannabis cii si bada molto meno.
“Negli studi su altri farmaci psicoattivi utilizzati a scopo terapeutico (ad esempio, gli psichedelici) vi è una notevole attenzione a fattori extra-farmacologici durante l’esperienza, poiché è noto che tali fattori contestuali possono avere un impatto significativo sui risultati clinici”.
E infatti, una sessione di yoga di 45 minuti dopo aver assunto cannabis, ha portato a cambiamenti significativi. “La valutazione dei risultati di benessere all’interno dei soggetti ha indicato miglioramenti significativi nella misticità dell’esperienza e nella consapevolezza dopo la sessione di yoga e nessuna differenza nell’effetto”, scrive la dottoressa.