Terapeutica

Cannabis per curare artrite reumatoide

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Recenti ricerche hanno ancora una volta evidenziato che i cannabinoidi sono degli importanti modulatori del sistema immunitario e che quindi possono avere un ruolo nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche. Si ipotizza, in base a studi di farmacologia molecolare, che il tetraidrocannabinolo e forse tutti i cannabinoidi si comportino da inibitori selettivi della COX-2, cioè abbiano gli stessi effetti degli antinfiammatori dell’ultima generazione.

Inoltre se il THC puro ha effetti immunosoppressivi (che vanno comunque in tolleranza in tempi sufficientemente brevi), questi sono ridotti dalle altre sostanze presenti nella pianta, quali terpenoidi e flavonoidi, le quali hanno di per sé vari effetti positivi come quello antinfiammatorio.
Un derivato sintetico della cannabis, l’acido ajulemico, si è dimostrato in grado di interferire con l’artrite degli animali da laboratorio riducendo il danno articolare, probabilmente grazie al fatto che riduce la secrezione di agenti infiammatori da parte dei monociti, un sottogruppo dei “globuli bianchi”.

L’acido ajulemico si dimostra dotato di proprietà analgesiche e antinfiammatorie con un ridotto potenziale di effetti collaterali. Negli animali non provoca ulcera, e anche a dosaggi elevati non ha effetti sul sistema nervoso centrale; anche uno studio sperimentale sull’uomo ha dimostrato che non ci sono effetti collaterali rilevanti, al contrario della maggior parte di antinfiammatori usati convenzionalmente. Interessante il fatto che, da test su animali, il derivato ha il potenziale di ridurre la distruzione articolare causata dal reumatismo.

I dati preliminari suggeriscono che possa avere un ruolo quale analgesico e antinfiammatorio non solo nei disturbi muscolo-scheletrici, ma anche in altre gravi forme di dolore ed infiammazione.
Un trial clinico controllato per testare l’efficacia di uno spray sublinguale a base di estratti naturali di cannabis in pazienti con artrite reumatoide è stato recentemente proposto dai reumatologi dell’ospedale “La Colletta” di Arenzano (Genova), ma non è ancora entrato nella fase operativa.

Tale proposta deriva da uno studio sul cannabidiolo, componente naturale non psicoattivo della cannabis, che riduce negli animali l’infiammazione e la progressione dell’artrite. Il cannabidiolo può essere preso per bocca e questo, secondo gli autori della ricerca, lo rende un attraente candidato per la cura dell’artrite reumatoide.

fonte: fuoriluogo.it

TG DV


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