Cannabis OGM approvata in Usa
Una nuova varietà di cannabis geneticamente modificata, Badger G, non produce né THC né CBD
Il Dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha approvato una varietà di cannabis OGM, chiamata Badger G, che non produce né THC né CBD.
È stata sviluppata dai ricercatori dell’Università del Wisconsin, secondo i quali rappresenta l’avanguardia della biotecnologia agricola, ed è una pianta che si concentra invece sul CBG, il cannabinoide dai diversi benefici terapeutici che è anche la “cellula staminale” da cui si sviluppano altri cannabinoidi, motivo per cui, in genere, è presente nella cannabis solo in piccole quantità.
BADGER G: LA CANNABIS OGM APPROVATA IN USA
La novità di Badger G risiede infatti nella modifica genetica specifica che mira a escludere il gene CBDAS, che è quello responsabile della sintesi dei cannabinoidi THC e CBD e quindi si focalizza sull’incremento della produzione di CBG.
Se da una parte questa varietà OGM apre la strada a nuove ricerche e sviluppi nel campo della genetica vegetale, offrendo un modello per la creazione di cultivar di canapa su misura per usi specifici, dall’altra la sua introduzione solleva anche questioni etiche e ambientali legate all’uso delle piante geneticamente modificate. Il dibattito sui potenziali rischi e benefici di queste tecnologie è vivo e mette in luce la necessità di un quadro normativo chiaro e di ulteriori ricerche per garantire che l’innovazione nel campo della genetica della canapa proceda in modo responsabile e sostenibile.
Non è la prima canapa geneticamente modificata ad essere stata approvata dall’APHIS (Animal and Plant Health Inspection Service), un’agenzia del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA). Un’altra varietà modificata, che produce livelli bassi di THC e CBC, era stata infatti approvata nel mese di ottobre.
Intanto, mentre per quanto riguarda il settore agricolo in generale in Europa il dibattito è aperto, in Italia è stato seminato il primo campo sperimentale con una varietà di riso: si tratta dei cosiddetti “nuovi OGM”, per i quali il governo italiano ha rilasciato le prime autorizzazioni per la coltivazione in campo a livello sperimentale, mentre l’Europa sta cercando la quadra per regolamentare i “vecchi” e “nuovi” OGM.