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Cannabis Light: un negoziante di Macerata è stato condannato a 4 mesi

Cannabis Light: un negoziante di Macerata è stato condannato a 4 mesi
uno dei due negozi di cannabis light di Macerata finiti al centro delle indagini

Il gestore di due cannabis shop di Macerata è stato condannato a 4 mesi per la vendita di cannabis con concentrazioni di THC leggermente superiori alla norma. La canapa era stata sequestrata durante i controlli a tappeto ordinati dal questore Antonio Pignataro, che durante l’autunno scorso aveva ordinato controlli in tutti i rivenditori del territorio. All’esame delle infiorescenze, disposto dal Pubblico ministero Margherita Brunelli, queste avevano rivelato concentrazioni di THC comprese tra 0,5% e 0,7%, leggermente superiori al limite di 0,5%.

Per questo il PM aveva richiesto una condanna di 18 mesi per il titolare dei negozi, Lorenzo Castignani. Il giudice ha accolto la linea dell’accusa, sostenendo come sopra lo 0,5% la canapa sia classificata come sostanza drogante, ma ha optato per una pena di quattro mesi considerando la tenuità del fatto.

La condanna, seppur mite, non soddisfa l’avvocato Carlo Alberto Zaina che ha annunciato il ricorso. «Faremo appello – ha dichiarato l’avvocato che insieme al collega Renato Codiglia assiste Castignani – in quanto il giudice ha emesso un verdetto che rispettiamo ma non condividiamo. Seppur la pena sia addirittura inferiore ai limiti di legge riteniamo che non sia stata valutata la buona fede dell’imputato perché non poteva sapere che la cannabis light acquistata dai produttori era accompagnata da una certificazione sbagliata. Di fatto Castignani è stato condannato per responsabilità non sue».

Inoltre, per la difesa non è stato possibile richiedere una seconda analisi di verifica sulla cannabis light sequestrata in quanto la polizia, dopo le analisi effettuate su ordine del PM, ha ben pensato di distruggere la merce sequestrata. «Già altre volte – spiega Zaina – in passato è capitato che le analisi predisposte dal giudice dessero risultati differenti rispetto a quelle presentate in prima battuta». Una ragione in più per sperare che il secondo grado di giudizio possa stabilire l’assoluzione.



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