Cannabis Light: perchè è giusto difenderla (indipendentemente dalla percentuale di THC)
Il successo della commercializzazione di Cannabis light ha dimostrato l’esistenza di un elevato numero di estimatori di queste infiorescenze. Hanno stupito tutti, i “record di vendita” ottenuti da un prodotto di scarso interesse per quelli che sono i cultori della cannabis a scopo ludico.
La vendita di infiorescenze senza THC, paragonabili alla birra analcolica, ha fatto registrare un giro d’affari che sembra aver già superato i 3 MLN di €uro, in meno di 1 anno. Milioni di italiani hanno scelto di acquistare cannabis con contenuto di THC inferiore allo 0,6%; creando di fatto un nuovo mercato.
Centinaia di agricoltori, colpiti dal successo di questi prodotti e attratti dal potenziale guadagno, stanno già coltivando canapa. Gli imprenditori agricoli più furbi stanno stipulando contratti con grower professionisti che si occuperanno delle coltivazioni, in modo da essere certi di ottenere buone infiorescenze.
Il sogno di guadagnare legalmente coltivando cannabis in Italia, si sta avverando. In attesa che venga legalizzata tutta la cannabis, abbiamo il modo di sperimentare diverse genetiche da far crescere e fiorire al meglio. Il mercato delle infiorescenze di canapa industriale è in espansione, e probabilmente tutto il prodotto made in Italy del 2018, verrà venduto. Ci saranno aziende che acquisteranno anche le infiorescenze più brutte, per produrre estratti (CBD e Terpeni).
Sembra effettivamente l’inizio della “legalizzazione”: la “Cannabis light” si vende nei growshop e, a breve, anche al bar e nei tabacchini. Dall’aspetto e dall’aroma è praticamente identici alla “Cannabis High”. Quanto tempo potrà passare ancora senza regolamentare entrambe, essendo esse indistinguibili ad occhio nudo?
Il sistema proibizionista ha però risposto dando un’altra interpretazione alle norme: le FF.OO. affermano che, essendo non trattate dalla legge n.242/16, le infiorescenze vengono normate dalla legge n.309/90, e quindi sono da considerarsi a tutti gli effetti sostanza stupefacente. Il THC contenuto in tali infiorescenze è sotto lo 0,6%, ma è comunque presente. Hanno così iniziato a denunciare per “detenzione illecita e traffico di stupefacente” alcuni commercianti che vendono cannabis light. Praticamente un tentativo di scoraggiare i rivenditori.
Non viene apparentemente contestata la provenienza del prodotto, nè la varietà. Abbiamo già vissuto l’esperienza quando, ad essere incriminati, sono stati i rivenditori di semi di cannabis da “collezione” (tutti assolti).
A breve si formeranno class action di produttori e rivenditori, e saranno i giudici ad avere l’ultima parola.
La percezione sociale del consumo di cannabis sta lentamente passando dal “drogarsi”, al fare uso di una sostanza comunque meno tossica del tabacco. Questo potrebbe portare molti estimatori, che solitamente non vanno oltre il commentare sui social, a schierarsi per ottenere una rapida regolamentazione.
Peccato che, anche tra gli antiproibizionisti, c’è chi esulta per i sequestri di Cannabis light. Qualcuno pensa che, legalizzando la cannabis light, quella con elevato contenuto di THC non verrà mai resa legale. L’accettazione della cannabis con basso contenuto di THC è un traguardo inimmaginabile sino a qualche anno fa. Se ti trovavano con qualcosa che aveva la forma e l’odore di cannabis, eri nei guai.
Oggi bellissime infiorescenze vengono vendute nei negozi. Forse, già da quest’anno, si potrà coltivare qualche pianta di canapa a basso contenuto di THC in casa. Sarà sempre “canapone” ma, crescendo sui balconi e nei giardini come pianta ornamentale, farà meno paura agli ignoranti.
Non siate proibizionisti del senza THC, e non siate neppure proibizionisti dell’oltre 0,6%. Siate sempre Antiproibizionisti!