Cannabis light in regime di monopolio
È ciò che prevede un emendamento del governo alla delega fiscale con tassazione come per le sigarette e divieto di pubblicità
*AGGIORNAMENTO IN CODA ALL’ARTICOLO
Dopo aver dichiarato guerra alla cannabis light con due proposte di legge per affossarla e la direttiva del ministero dell’interno che ordinava perquisizioni in tutti i negozi, spacciandola per sensibilizzazione dei commercianti, il governo Meloni cambia strategia e vuole imporre il regime di monopolio.
Secondo l’Ansa, infatti, il governo avrebbe depositato un emendamento alla delega fiscale in Commissione Finanza che, oltre a “un regime autorizzatorio da parte dell’Agenzia delle dogane per la commercializzazione” prevede il divieto di vendita online, il divieto di vendita ai minorenni, il divieto di pubblicità e la stessa tassazione delle sigarette.
IL MONOPOLIO PER LA CANNABIS LIGHT
Si prevede di istituire “un regime di tassazione delle parti della canapa coltivata” da usare in “prodotti da fumo o da inalazione”. Se ne limita la commercializzazione prevalentemente alle “rivendite di generi di monopolio” o punti di vendita specializzati con patentino per la vendita di generi di monopolio. Divieto di vendita a distanza, nei distributori automatici e di pubblicità.
La commercializzazione e vendita potrà avvenire solo attraverso “depositi fiscali autorizzati”, con la previsione di “particolari misure di vigilanza” per i depositi fiscali abilitati alla fabbricazione.
Infine varranno per la cannabis gli stessi divieti di fumo che cci sono già per le sigarette, ad esempio nei locali al chiuso e sono previste anche etichette di avvertenza sui rischi alla salute connessi al consumo.
Sicuramente si va incontro ad una regolamentazione che potrebbe essere positiva, i problemi restano il fatto che i negozi che già oggi vendono la cannabis light sarebbero esclusi, e la tassazione elevata che rischia di tagliare le gambe al settore. Oltre a una questione di fondo: il settore ha sopportato per anni perquisizioni e processi, con attività legali descritte come spacciatori, e il minimo che oggi meriterebbe è un riconoscimento degli errori fatti fino ad oggi dalla politica, che vuole coprire i propri sbagli con un colpo di spugna.
LA POSIZIONE DI CANAPA SATIVA ITALIA
La prima reazione intanto è arrivata da Canapa Sativa Italia, l’associazione di settore che siede anche al tavolo tecnico, che l’ha accolta positivamente sottolineando il passo avanti nella regolamentazione e le criticità sulla tassazione.
“L’emendamento propone di tassare i prodotti a base di cannabis light al 56.5%, equiparandoli ai prodotti da fumo o inalazione (per “Altri Tabacchi da fumo” l’accisa è calcolata applicando l’aliquota di base del 56,50% sul prezzo di vendita al pubblico). CSI ritiene che un’onere fiscale così elevato possa ostacolare lo sviluppo dell’industria della canapa italiana e mettere a rischio la competitività delle aziende nazionali rispetto a molti altri paesi europei”.
Sul monopolio scrivono invece che: “L’introduzione di un regime autorizzatorio per la commercializzazione di prodotti a base di canapa rappresenta una barriera all’ingresso nel mercato, ma è da capire se possa davvero tutelare le imprese già operanti rispetto a eventuali nuovi operatori nel settore”.
La proposta dell’associazione è quella di introdurre “un regime forfettario per i prodotti artigianali di canapa, ispirato al modello per la birra artigianale. Questo permetterebbe di salvaguardare la diversità e la qualità dei prodotti, facilitare l’accesso al mercato per le piccole imprese e valorizzare la produzione locale e il made in Italy”.
IL PUNTO DI VISTA DELL’AVVOCATO ZAINA
“È lo Stato che smentisce tutto quello che ha fatto fino ad ora”, puntualizza l’avvocato di settore Carlo Alberto Zaina, puntualizzato che: “Non volendo ammettere che questi prodotti sono legali, dopo averli criminalizzati per anni, hanno pensato come al solito solo a guadagnarci economicamente”.
“Sicuramente si procede verso una regolamentazione, ma bisogna prendere atto dell’ipocrisia di fondo. Qual è lo scopo? Se fosse quello di regolamentare si sarebbero potute trovare altre strade. Qui lo Stato non è in grado di fronteggiare una costante giurisprudenza che sta chiarendo la legalità del fenomeno, e invece di ammettere gli errori, si fa crollare il libero mercato. Chi vorrà commercializzare dovrà avere requisiti tassativi e io sono allergico al fatto che lo Stato debba controllare la libera iniziativa imprenditoriale. E se una regolamentazione era necessaria, no credo che questa sia la forma migliore”.
No solo, perché secondo l’avvocato Zaina bisognerebbe “prevedere un regime transitorio che consenta a tutti coloro che hanno già svolto un’attività e maturato una sorta di credito imprenditoriale, debbano rientrare in una sorta di sanatoria. Vorrei che si capisse questo: alla base c’è il fatto che hanno fatto processare gli imprenditori e siccome ora le condanne sono pochissime e le assoluzioni tantissime, lo Stato non ha l’onestà intellettuale di riconoscere la liceità del prodotto e lo vuole irregimentare”.
“Questa regolamentazione è una sorta di carità pelosa, perché fatta nell’interesse dello Stato che non riesce a riconoscere di aver perso e di aver sostenuto una linea infondata giuridicamente”, conclude l’avvocato.
*ULTIMA ORA: annullato l’emendamento sulla cannabis light! E’ stato comunicato poco fa da notizie di agenzia. Secondo Askanews il vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi ha dichiarato: “Ben venga quindi il ritiro da parte del Governo dell’emendamento alla delega fiscale che equiparava la tassazione della CANNABIS light a quella delle sigarette, limitando la commercializzazione alle ‘rivendite di generi di monopolio’, ovvero ai tabaccai”, sostenendo che: “C’è un modo per garantire entrate sicure e al contempo combattere la criminalità organizzata: porre il monopolio di Stato alla CANNABIS, quella ‘normale’”.