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Cannabis light e diritto: nuova battaglia alle sezioni unite della Cassazione

Cannabis light e diritto: nuova battaglia alle sezioni unite della Cassazione
“Si apre una nuova battaglia, che sarà fondamentale per gli sviluppi del settore”. L’avvocato Carlo Alberto Zaina commenta così il nuovo passaggio giuridico che si sta aprendo nei confronti delle infiorescenze di canapa a basso livello di THC.

“A fronte della sentenza della sesta sezione penale della Cassazione, secondo la quale il commercio di cannabis light è lecito, c’è stata un’altra pronuncia della quarta sezione penale, che, volendo dire l’opposto, ha pensato che l’unica soluzione sia quella di far intervenire le sezioni unite della Cassazione”.

Si tratta della sezione più autorevole della Corte, composta da 9 membri, che viene chiamata a decidere sui contrasti insorti tra le decisioni delle singole sezioni.

“Il paradosso”, continua Zaina, “è che l’indagato è sempre lo stesso. Si tratta di un cittadino di Macerata che ha avuto il sequestro di due negozi a Macerata, e di uno ad Ancona. Sono stati fatti due processi distinti con due percorsi diversi: a Macerata abbiamo fatto noi diverse impugnazioni e siamo arrivati noi in Cassazione, che ci ha dato ragione, ad Ancona invece, i giudici ci hanno dato ragione al primo e al secondo Appello, ma poi il pm ha voluto ricorrere in Cassazione”.

Ora le sezioni unite dovranno comporre questo conflitto che si è creato. Ad oggi le tempistiche non sono ancora chiare, ma Zaina sottolinea che: “Mi sembra di vivere un déjà-vu, rispetto al processo sulla vendita di semi nei growshop. Le sezioni unite esclusero che potesse essere considerata istigazione al consumo e fu una grande vittoria, con l’assoluzione arrivata dopo 8 anni”.

Intanto l’altro fronte è quello della discussione delle mozioni depositate sulla cannabis light, in cui la Lega sta cercando di fare tabula rasa di tutto ciò che è stato costruito fino ad ora. Se si arrivasse a questo punto, si pone un problema molto serio: “Nel caso il fenomeno fosse dichiarato illegittimo, chi ha investito i soldi in queste attività, pagando Iva e tasse, potrebbe chiederli indietro allo stato, che avrebbe preso dei soldi su un’attività illegittima. Lo stato deve tenerlo presente”.

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