Cannabis light, dal M5S una risoluzione che non risolve il vero problema: la commercializzazione
Una risoluzione presentata da poco, voluta dai 5 Stelle, non contempla il problema che da mesi e mesi affligge produttori e commercianti di cannabis light: la commercializzazione.
Come più volte spiegato il peccato originale di tutta la situazione che si è creata sta a monte, a quando la legge 242 fu approvata dopo che, dal testo iniziale, fu eliminato il comma che prevedeva di normare proprio i fiori di canapa.
Da lì è storia nota: il vuoto legislativo che si è creato, mentre decine di aziende iniziavano a commercializzare i fiori, ha spostato la questione nelle aule di tribunale e in quelle delle sezioni unite della Cassazione, che non hanno fatto altro che aumentare la confusione e senza risolvere il problema, che deve avere una soluzione politica.
E che sarebbe semplice: quella di normare la commercializzazione delle infiorescenze di canapa industriale con basso contenuto di THC. Fine. Ma evidentemente, per la politica italiana, 2 anni e mezzo – tanti ne sono passati dall’approvazione della 242 – non sono stati sufficienti.
Nella risoluzione presentata di recente, che non ha valore di legge ma solo formale, i 5 Stelle chiedono diverse cose positive e una di difficile interpretazione, che rischia di sfavorire il settore invece che di aiutarlo.
Oltre ai punti in cui si chiede di finanziare il comparto della canapa industriale come previsto dalla 242, di identificare codici doganali per ogni macro categoria di prodotto, di incentivare la sperimentazione di nuove varietà creando dei poli sementieri e di inserire la canapa industriale, in tutte le sue parti, nell’elenco delle piante officinali, viene messo nero su bianco di disciplinare la cessione di biomassa ai fini estrattivi per le aziende che dispongano dei necessari requisiti di legge.
Tradotto: si vorrebbe autorizzare la vendita di biomassa (infiorescenze comprese) senza però dall’altra parte autorizzare la commercializzazione delle infiorescenze in sé, cosa che sarebbe un danno sia per i produttori, visto che la biomassa viene venduta un prezzo decisamente inferiore rispetto alle infiorescenze pulite ed essiccate, sia per i commercianti, che rimarrebbero nell’incertezza di partenza.
Nel frattempo continuano le iniziative, lodevoli, di singoli parlamentari che, sia per la cannabis light che per la legalizzazione più in generale, propongono leggi che potrebbero risolvere la situazione.
L’ha fatto ad esempio il senatore Matteo Mantero, che ha depositato una legge che autorizzerebbe sia la commercializzazione delle infiorescenze che l’uso delle talee, così come Più Europa, senza però che le leggi venissero poi calendarizzate e discusse.
Quello che ci chiediamo è se il Movimento, che da sempre si è detto favorevole a regolamentare la cannabis in tutti i suoi settori, abbia cambiato opinione; altrimenti non si spiega la lontananza di intenti tra una legge proposta da un singolo, che non è stata più discussa, e una risoluzione appoggiata da diversi parlamentari, che però non porterebbe il risultato di cui il settore ha davvero bisogno.