Cannabis e lavoro in Italia, tra sfide e opportunità
Dalle difficoltà legislative alle opportunità occupazionali: come il settore della cannabis può rivoluzionare il panorama economico italiano
Tra sfide e opportunità, il settore della cannabis legale potrebbe rivoluzionare il mercato del lavoro in Italia. Infatti, nonostante i problemi normativi irrisolti e il governo sempre pronto a mettere i bastoni tra le ruote, l’industria tricolore conta ben 3 mila aziende e circa 10-12 mila lavoratori.
La restrizione normativa è un ostacolo significativo da superare.
Che da un lato limita gli investimenti e dall’altro la crescita occupazionale del settore, che è ancora lontano dal raggiungere il dinamismo di altri Paesi europei.
Ed oggi, insieme a CannabisJobs, ponte di collegamento tra i professionisti qualificati e le aziende del settore della cannabis, facciamo una panoramica completa dell’industria verde del nostro Paese.
CANNABIS: QUALI SONO I PROFESSIONISTI PIÙ RICHIESTI?
Come anticipato, l’industria verde tricolore vanta una forza lavoro stimata tra le 10 e le 12 mila persone. Ma quali sono i ruoli professionali più richiesti dalle aziende che tappezzano il nostro territorio?
CannabisJobs non ha dubbi a riguardo. Per rispondere alle esigenze di un mercato sempre più complesso, la figura più ricercata è quella del responsabile commerciale: cruciale per le aziende che operano sia sul mercato italiano che su quello estero.
In particolare, questo ruolo richiede competenze trasversali, come una profonda conoscenza del mercato, capacità di negoziazione e padronanza delle lingue straniere.
Allo stesso tempo, durante la stagione del raccolto, si registra anche una discreta domanda di operatori per il raccolto stesso e il post raccolto. Tra questi spicca il trimmer, specializzato nella rifinitura delle infiorescenze prima della vendita.
Questi ruoli, sebbene siano spesso stagionali, sono fondamentali per la chiusura del ciclo produttivo e l’effettiva commercializzazione del prodotto.
CORSI E PROGRAMMI UNIVERSITARI
Un aspetto fondamentale per lo sviluppo del settore è la formazione delle persone. Che in Italia possono contare su corsi specializzati, come quelli offerti da CannabisJobs, tenuti da sia docenti esperti che da alcune figure di spicco con anni di esperienza.
Programmi formativi che non solo forniscono competenze tecniche, ma garantiscono anche opportunità di networking: cruciali in un settore ancora “giovane”. «Favorire queste connessioni è fondamentale – ha confermato CannabisJobs a Dolce Vita – poiché molti dei nostri studenti hanno avuto l’opportunità di trovare offerte di lavoro e collaborazioni interessanti grazie alla rete che abbiamo costruito».
Inoltre, alcune Università italiane stanno iniziando a integrare moduli legati alla cannabis nei propri corsi di laurea. Come ad esempio il corso di “Cannabinologia” dell’Università di Padova, incentrato sulla conoscenza della pianta e il sistema endocannabinoide o il master in Cannabis e terapie integrate organizzato dall’Università di Camerino.
C’è poi tutta la parte dedicata ai corsi che danno diritto a crediti ECM, pensati per il personale medico e sanitario che vengono svolti sia online, sia con eventi in presenza.
UN’OPPORTUNITÀ ECONOMICA FRENATA DALLA BUROCRAZIA ITALIANA
Se sono già migliaia i posti di lavoro generati, il settore verde italiano vanta un notevole margine di crescita. L’ostacolo principale? Le incertezze normative, che scoraggiando gli investimenti non permettono al mercato di esplodere in tutte le sue potenzialità. Che si tradurrebbe in un tasso occupazionale decisamente più elevato.
Purtroppo però, il momento di sbocciare pare non sia ancora arrivato. Infatti, come confermato da CannabisJobs a DolceVita, il settore della cannabis in Italia ha mostrato segni di stagnazione, mentre le sfide che gli imprenditori devono affrontare ogni giorno hanno spinto molto proprietari di growshop e produttori di CBD a cercare (e trovare) nuove opportunità fuori dai confini nazionali, dove le condizioni di mercato sono più favorevoli.
ITALIA: LO SVANTAGGIO COMPETITIVO RISPETTO AGLI ALTRI PAESI EUROPEI
Se fino alla prima metà del XX secolo l’Italia era tra i primi produttori di canapa al mondo, oggi il nostro Paese, per via di un governo particolarmente chiuso al cambiamento, si ritrova ad occupare le ultime posizioni in un panorama in costante evoluzione.
Infatti, sono significative le potenzialità economiche del settore verde europeo, che entro il 2028 potrebbe generare un fatturato totale di 15,8 miliardi di euro, di cui 7,5 miliardi da uso medico e 8,3 miliardi da uso ludico. A cui si aggiungerebbero i 24,7 miliardi di euro del settore della canapa industriale.
Mercato guidato dalla Germania, che con la legalizzazione della cannabis del 1° aprile 2024 cavalca l’onda della rivoluzione verde, con migliaia di nuovi posti di lavoro generati che spaziano dai coltivatori ai budtender, fino agli esperti di vendite e marketing.
Poi la Francia, che con oltre il 60% della produzione europea, è il principale produttore di canapa industriale in Europa.